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Libero

La magia del Lagrein ci strega da 2000 anni ... Bolzano con Autochtona (dal 17 al 20 ottobre) diventa la capitale dei vini da vitigni antichi e celebra un peculiarissimo “frutto rosso” dell’Alto Adige che profuma di boschi d’alpeggio ... C’è da anni un dibattito, ipocrita, su un tema che un tempo faceva titolo e oggi fa ridere: autoctoni sì, autoctoni no. Spiego: complice la sudditanza culturale dell’Italia agli input che arrivano dai critici a gettone americani e nostrani e molto agevolata dagli enologi-commercianti si sono invase le nostre cantine con la cosiddetta ricetta bordolese: Cabernet Sauvignon e Merlot come piovesse tra i rossi e Chardonnay e Sauvignon tra i bianchi. Erano i tempi dei vini da profumeria (solo bouquet) o da falegnameria (spessi, concentrati dove il legno era il protagonista). Passata questa moda ora quelli che si sentono à la page schifano i vitigni internazionali per esaltare anche vini pessimi da vitigni autoctoni. Parola che in se non significa nulla perché di vitigni autoctoni italiani - nel senso di derivati da una mutazione locale della vitis silvestris in vinifera ne esistono pochissimi, semmai è meglio palare di vitigni antichi, acclimatati cioè nel nostro territorio da secoli e secoli. È una collezione ampelografica imponente quella dell’Italia (mille fenotipi a star cauti) e come erano buoni quando tutti esaltavano le alchimie mediatico-enologiche non sono miracolosi oggi che tutti li applaudono. La verità vera è che il vino è determinato da tre fattori: l’uva certo, ma prima di tutto il terreno e poi il pensiero-azione dell’uomo. E che alla fine si divide in due grandi categorie: quello buono e quello che buono non è. Con una ristretta cerchia di hors categorie: i grandi vini che sono quelli che hanno un’anima, un pensiero e una storia. Per mettere le cose a posto conviene però fare nei prossimi giorni (dal 17 al 20 ottobre) una puntata a Bolzano dove si tiene Autochtona quinto forum dei vini autoctoni, in contemporanea con la rassegna dedicata all’hotellerie, dove diciotto regioni d’Italia e oltre cento cantine presentano 200 etichette. Ci sarà spazio per degustare, nei primi due giorni in con i produttori poi con i sommelier, gran parte dei nostrani autoctoni: dal Grignolino al Primitivo, dal Nebbiolo al Sangiovese, da Montepulciano all’Aglianico e poi Friulano, Verdicchio,Greco. Ma c’è un evento nell’evento che dà il valore dell’autoctonia. Il 19 ottobre la Fws (i vignaioli altoatesini) a partire da mezzodì offrono una degustazione dei migliori Lagrein (info:www.autochtona.it tel 0471 516000) che è come dire degustare l’anima dell’Alto Adige. Bisognerebbe fare prima un salto all’abbazia di Muri-Gries (benedettina) la più antica cantina di produzione nel quartiere di Gries di Bolzano per scoprire la magia di questo vino e bisognerebbe sapere che il Lagrein era noto, fin dai romani, come vino bianco. Il rosso è citato per la prima volta negli statuti e nel programma tirolese di Michael Gaismair che nel ‘500 guidò la rivolta dei contadini tirolesi. Ecco un vitigno davvero autoctono ha quest’anima, è l’essenza di una ruralità, di un popolo e dei suoi valori. Degustare Lagrein è prima di tutto sapere che è il vino dell’identità bolzanina. Ce ne sono 400 ettari coltivati (se ne fa anche un po’ di ottimo rosato). E’ un vino che sa di bosco d’alpeggio, di piccoli frutti rossi, di mirtilli e di vento. E’ un vino caldo, morbido, impenetrabile nel colore come la sua storia, emozionante come la sua anima, vero come il piacere che offre. Perciò Lagrein über alles!

Cantina di Terlano Porphyr Riserva Un anno e mezzo di barrique per un Lagrein che profuma di frutti di bosco e al palato ha velluto e struttura. Finale molto sostenuto (€ 31)

Hofstatter Steinraffler Da uno dei migliori produttori altoatesini un Lagrein quasi muschiato, caldo, molto armonico con incantevole frutto rosso (€ 21)

Muri-Gries Abtei Muri Riserva Il miglior Lagrein a parer nostro. Incantevole per sfumature di cacao in contesto di frutta rossa. Ampio e caldo al palato (€ 22)

Sölva & Söhne De Silva Mirtilli e note balsamiche al naso, buona struttura, ma soprattutto avvolgenza calda al palato Lagrein tipico e di gran classe (€ 18)

Tramin Lagrein Urban Termeno fa vini sontuosi. E questo Lagrein non è da meno. E’ esuberante di frutti rossi e selva. Morbidissimo al palato (€ 20)


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