02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Libero

Il caso del Franciacorta ... Quando le bollicine sono di pregio non conoscono crisi ... Quando i vini sono veramente di pregio e si identificano strettamente con un territorio d’origine riescono a battere la crisi. Il dato emerge da una serie di indagini - ben tre - presentate in settimana dal Consorzio del Franciacorta. Una condotta (e magistralmente illustrata) da Enrico Finzi di Astra, l’altra curata dal Cermes della Bocconi, la terza fatta fra i soci del Consorzio medesimo. Ed è la prima volta che un organismo che rappresenta i produttori di vino si presenta con una tale messe di dati. Segno anche della svolta voluta dal presidente del Franciacorta, Maurizio Zanella. “Ci siamo trovati a gestire una vera e propria azienda”, dice Zanella, “senza conoscerla a fondo. Per questo abbiamo commissionato due studi e ne abbiamo svolto uno al nostro interno, grazie a un sistema informativo che ha messo in rete tutti i maggiori produttori di Franciacorta”.

Dall’indagine curata dal professor Daniele Fornari del Cermes emerge uno scenario in buona parte inedito che dà un’indicazione di fondo. A crescere di più, sia in termini quantitativi sia nella percezione del valore da parte dei consumatori, sono le bollicine di maggior pregio, con un prezzo di vendita superiore al mercato. Il Franciacorta ma non solo. In generale, comunque, gli spumanti Doc e Docg sembrano in grado di superare indenni le difficoltà poste loro da un mercato al consumo in forte contrazione. E con poche eccezioni guardano al 2012 e al 2013 come due anni di ulteriore crescita. Per non scendere troppo nel dettaglio la produzione totale dei 4 maggiori consorzi che producono col metodo classico (Alta Langa, Trento Doc, Oltrepò Pavese e Franciacorta) dovrebbe passare dai 25,8 milioni di bottiglie del 2011 ai 38 milioni del 2013. Ancora maggiore il balzo degli spumanti che seguono il metodo Charmat (Asti, Prosecco di Conegliano, Prosecco Doc): da 317 a 425 milioni di bottiglie in due anni.

Interessantissimi anche i dati che emergono dalla ricerca curata dall’Astra. In particolare sulla suddivisione in “cluster” (gruppi omogenei) degli italiani in relazione al mercato degli spumanti. “Quasi il 43% dei nostri connazionali”, racconta Finzi, “sa poco o nulla delle bollicine che in genere non ama e consuma ben poco. La vera partita dell’immagine, dei consumi e degli acquisti si gioca su un cluster ben definito, fatto da 17,3 milioni di italiani. Ed è qui che il Franciacorta sta costruendo la sua egemonia, fatta di qualità e di redditività”.

Come si vede dalla tabella che pubblichiamo qui a fianco i prezzi di vendita al pubblico delle bollicine italiane vanno dai 2,70 euro dell’Asti Spumante ai 150 del Trento Doc. Dunque è un mercato quanto mai variegato. Ma per fermarci agli spumanti classici chi vende a maggior prezzo ha anche la produzione maggiore in termini di bottiglie. Segno che la politica degli sconti e delle offerte speciali a gioco lungo può provocare soltanto danni. Come ben sanno nell’Oltrepò Pavese.


Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su