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Libero

La finanza a nozze col vino ... A Siena si apre il forum del Montepaschi mentre Bruxelles decide il futuro della vite ... Il neoministro per le risorse agricole (abbiamo fatto poker: quattro ministri in quattro anni e all’agricoltura è andata grassissima perché si paventava una chiusura del dicastero) Mario Catania dovrebbe fare una capatina venerdì 25 a Siena. Assicuriamo che la città è amena, il luogo poi unico: Rocca Salimbeni da dove è partita nel 1472 una vera “Storia Italiana”. È la sede storica del Monte dei Paschi di Siena, la banca dei pascoli. E lì si tiene il secondo forum nazionale sul vino organizzato dall’istituto preseduto da Giuseppe Mussari, che è anche presidente di tutti i banchieri d’Italia, che non ha mai smesso di guardare all’agricoltura come al settore che gli ha dato la vita. Dovrebbe venire sua eccellenza il Ministro per tre ragioni. La prima emblematica: a Siena una banca, una grande banca a vocazione internazionale, ma con solidissime e antiche radici nella sua terra, mette intelletto e soldi nell’agricoltura mentre pare che il mondo sia governato dalla finanza; la seconda ragione è che capirebbe come il vino sia un settore di assoluto interesse economico e di pregnante valore sociale; la terza è che vista Siena potrebbe tornarsene a Bruxelles, dove peraltro Catania è di casa, a picchiare i pugni sul tavolo contro l’Ocm-Vino, contro la Pac e chiedere che l’Europa si occupi di più di economia vera. Perché a Siena, grazie al Monte dei Paschi, l’agricoltura torna ad esercitare il suo primato economico. E dà, attraverso il vino, una plastica rappresentazione dell’economia italiana. Si disegna nel Forum (comincia alle dieci e trenta e va avanti per tutta la giornata in due sessioni la prima dedicata ad un focus sul vino di Toscana, la seconda allo scenario nazionale e internazionale) il futuro del nostro settore enoico che detto alla grossa vale 14 miliardi di euro, di cui oltre 4 dall’export e dà lavoro a 1,2 milioni di persone. Si scoprirà nello studio di Mps che le aziende hanno fortissima vocazione all’internazionalizzazione, che soffrono per un crollo dei consumi interni, che hanno necessità di meno burocrazia e di più certezza del quadro normativo e che devono comunicare di più. Si sentirà dire ancora una volta che il settore è atomizzato, che deve fare sistema. Ma tre fattori disegnano il futuro del vino italiano. Il primo: ci vuole più credito e più credito all’export, ci vuole un sistema paese di sostegno, ci vuole più protagonismo a Bruxelles. Il credito serve a innovare una viticoltura che si muove su due frontiere: l’eccellenza con vini esclusivi e di territorio e la forza d’urto di produzioni commerciali, il sistema Paese serve a comunicare e a promuovere, il protagonismo in Europa serve a evitare che l’Ocm consenta di piantare a tutti e dovunque vigna a partire dal 2016 e far si che la Pac restituisca ciò che ha tolto all’Italia. Il ministro Catania mentre si decidevano queste cose stava a Bruxelles. Se passa da Siena ci torna con le idee un po’ più chiare. Ma egualmente dal Forum (vi partecipano tra gli altri Giuseppe Mussari, Piero Antinori, Marco Caprai, Chiara Lungarotti, Vallarono Gancia e Mastroberardino oltre al presidente di Tenimenti Mps Mario Marzucchi, perché il Monte è una Banca che fa vino, e Giovanni Bazzini, Staff Agroalimentare BMps) emergerà come il mercato interno abbia bisogno di sostegno. Meno spread e più mercato. Scrutando un bicchiere di vino.


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