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Libero

In riva al lago tra paesaggi d’incanto ... C’è un fascino francese nei vini del Trasimeno ... E a tavola è festa con la fagiolina, l’extravergine e l’inebriante tegamaccio ... Una terra antica quella abitata dal lago Trasimeno. Lo specchio di quella che una volta era l’Umbria, una terra coperta dalle acque che ritiratesi hanno dato vita a questo spettacolo naturalistico di uliveti e vigne dai colori rossicci. Colori e profumi d’autunno che mi ricordano i capelli di mia madre e gli odori della campagna di mio nonno. Bando ai sentimentalismi, parlo di un territorio che sta crescendo e puntando sull’identità e sull’autenticità dei prodotti e dei suoi vini. Un itinerario, quello tracciato dalla Strada del Vino Colli del Trasimeno, che racchiude eccellenze dell’enogastronomia. Dalla fagiolina - prodotto che si coltiva solo qui e ha un sapore che ricorda la farinosità dei fagioli e la freschezza della fava - allo zafferano, uno splendido fiore color indaco che cela al suo interno i pistilli della famosa spezia, solo tre per fiore, ed infatti richiede una maestria artigiana notevole. Dall’olio dei Colli al pesce di lago - fantastico il tegamaccio, piatto tradizionale a metà tra il pesce in umido e una zuppa - che viene pescato rispettando la natura, evitando allevamenti e coltura intensiva. Il minimo denominatore è però il vino che unisce il Trasimeno con le aree del Medio-Tevere. Da Panicale a Paciano, da Città della Pieve a Castiglione del Lago, da Tuoro a Passignano, da Magione a Corciano e verso Umbertide, le cantine si sono unite in un credo comune, quello che i francesi definiscono terroir. I vini Doc Colli del Trasimeno nascono su queste colline, tra onde di Grechetto, Trebbiano, Cabernet Sauvignon, Sangiovese, Merlot, Ciliegiolo, Syrah, Gamay. Sì, proprio Gamay. Benché sia differente dalle uve che danno vita al francese Beaujolais, il microclima del lago consente la coltivazione del Gamay Perugino. Leggenda vuole che quando i soldati umbri passarono nei pressi di Lione videro queste viti ad alberello, basse e tozze, molto somiglianti somiglianti a quelle che coltivavano nei loro campi e affermarono che se quello era Gamay anche il loro si sarebbe chiamato così. La storia e la scienza conferma il mito con la genetica. All’ombra della Rocca del Leone, a Castiglione del Lago, la Cantina Madrevite unisce la sapienza della coltivazione alla storia della terra da uva, quella che fu del marchesato di Ascanio della Corgna. Seguendo il lungolago si arriva a Magione, terra nobile, dove l’Azienda Agricola Castello di Magione presiede il colle e la Cantina Terre del Carpine occupa la piana. Appena fuori una fattoria settecentesca che è la Cantina Pucciarella si erge tra fitte chiome di alberi. Qui si respira la storia che fu, con borghi antichi, castelli, mura e architetture che sembrano catapultarti in un quadro del Perugino. A Città della Pieve, una nuvola tra l’Umbria e la Toscana aretina, la Cantina Duca della Corgna lascia riposare e invecchiare i suoi vini. Si chiude il cerchio a Panicale, lì dove l’azienda agraria Il Poggio si dedica al vino ormai da quarant’anni. Mi affaccio sulle sponde, in una giornata limpida, e oltrepasso con lo sguardo le isole che puntellano il lago - la Minore, la Maggiore, la Polvese - e riesco a scorgere i borghi al di là, Tuoro e Passignano, dove la magia delle vigne di Casa Colonica e i glicini dell’azienda agraria di Montemelino rapiscono anche le più impenetrabili menti. La Strada del Vino Colli del Trasimeno crea un fil rouge tra enogastronomia, eventi - il Trasimeno è la patria del blues - e arte; perché queste sono le terre che diedero i natali al Pomarancio e al Perugino - la cui magnifica “Adorazione dei Magi” è esposta nell’oratorio di Santa Maria dei Bianchi a Città della Pieve-, perché qui combatté Annibale e si insediarono i Cavalieri di Malta. “Vino, stellato figlio della terra” lo chiama Pablo Neruda. E se è vero che il passato è maestro, in queste parole esiste il senso per rivivere questi luoghi d’incanto.


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