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La scommessa del vino ... Il Forum del Montepaschi di Siena: tra la vigne c’è l’Italia migliore. Da Rocca Salimbeni arrivano messaggi di fiducia e sostegni concreti ... Specchiarsi nel vino per capire l’Italia. Questo è successo ieri a Siena dove il Monte dei Paschi nella sede storica della magnificente Rocca Salimbeni ha riunito economisti, vignaioli, uomini della comunicazione per la seconda edizione del Forum sul vino italiano. Un impegno di ricerca, un’occasione d’incontro che il gruppo bancario presieduto da Giuseppe Mussari (è anche presidente dell’Abi) ha promosso per riaffermare la sua origine, per narrare in chiave contemporanea la sua “storia italiana” che comincia nel 1472, una data che è diventata anche brand visto che il Monte dei Paschi è anche produttore di ottimi vini che commercializza - sfruttando canali innovativi come il web - proprio con quel marchio storico. Del resto Mps è l’istituto di credito più vicino a chi suda la terra: ha aperto linee di finanziamento, ha sostenuto l’export, ha accompagnato con il suo supporto sia finanziario che di consulenza la crescita del settore. Se ne è avuta conferma ieri mattina all’incipit del Forum quando ci si è interrogati sul futuro del vino di Toscana con Mario Marzucchi, presidente della Tenimenti Mps, che ha ricordato come il Monte nasca proprio come banca degli agricoltori. I vignaioli toscani vedono un 2011 in crescita, per il 2012 le prospettive sono di una stabilità. Ma tutti sono concordi nel dire che bisogna faticare per tenersi i mercati, mentre quello interno si contrae. Dalla Toscana alla proiezione nazionale non cambia molto. Il secondo Rapporto sul vino italiano curato dall’area ricerche dell’Mps in collaborazione con l’Ismea, racconta più o meno lo stesso scenario. Che sancisce come tra le vigne ci sia l’Italia migliore. L’Italia delle cantine è il primo esportatore in volume e il secondo in fatturato al mondo con un 2011 che potrebbe chiudersi con performances record che hanno fatto crescere il nostro export del 13,8% in valore e dell’8, in volume. A fine anno potremmo toccare la cifra di 11 milioni di ettolitri di vino spedito oltre-frontiera e 4 miliardi di fatturato. Siamo leader in Usa, siamo leader per quantità in Germania, stiamo andando forte in Russia, ma già affacciandoci alla Cina scontiamo le difficoltà del sistema paese. I nostri top wines sono poco conosciuti, i vini di fascia media e bassa sono poco sostenuti nella promozione. Le cantine intervistate (sono oltre 500) hanno tutte confermato che nel 2011 i fatturati sono cresciuti mediamente dell’8 per cento e tutte si attendono un ulteriore crescita per il prossimo anno con un indice di fiducia che nel segmento vino è il più alto di tutto l’agroalimentare. Anche i prezzi del vino e finalmente pure quelli delle uve sono in crescita anche in forza di una vendemmia che - sia per le ragioni climatiche note che per la pratica della vendemmia a verde importa dall’Ocm vino - è stata la più scarsa degli ultimi due decenni: appena 42 milioni di ettolitri. Ma accanto a queste note positive ce ne sono di negativissime. Soprattutto per il mercato interno che vede una contrazione di acquisti ancora dell’1% (siamo ormai sotto i 40 litri pro capite) compensata appena da un rialzo dei prezzi di pari entità e dove solo gli spumanti (più 2,4%) danno segnali di progresso. E’ evidente che sul vino in Italia pesano fortemente le difficoltà dei consumatori che vedono erodere il loro potere di acquisto e anche alcune ipoteche di tipo psicologico (le campagne anti-alcol che col vino peraltro c’entrano davvero poco). A leggere il minuzioso rapporto di Mps-Ismea (i coordinatori dello studio sono Alessandro Santini, Lucia Lorenzoni e Fabio Del Bravo) ci sono altre contraddizioni del sistema vino. Si è tutti convinti che a darci la spinta siano i top wines e invece il fatturato estero si è incrementato grazie alle vendite di vino sfuso. Il che significa che il mondo beve vino italiano, ma non lo sa. Ci sono altre due contraddizioni che emergono in questo lavoro di ricerca e una nota molto positiva. Le contraddizioni sono che le cantine non spendono in comunicazione (il settore investa circa il 6,5% del fatturato: pochissimo e quelli che investono sono solo o i colossi cooperativi o le società di capitali, molto poco fanno i Consorzi ancora di meno i singoli produttori) e che però sono attentissime agli equilibri di bilancio. Le sofferenze bancarie sono infatti inferiori a quelle di tutti gli altri settori. La nota positiva è che finalmente anche le aziende agricole hanno rivisto dei segni più in bilancio. Significa che l’agricoltura può ancora dare redditività pur in presenza di un comparto economico - quello vitivinicolo - dove le immobilizzazioni di capitali (terreni e manufatti) pesano enormemente. Le prospettive però sono incoraggianti. Lo hanno confermato nel dibattito che si è tenuto nel pomeriggio di ieri al Teatro dei Rozzi nel talk show animato da Fede&Tinto (Decanter Radio 2) nel quale sono intervenuti Giuseppe Mussari, Claudio Galletti, Lamberto Vallarino Gancia, Lucio Mastroberardino, Chiara Lungarotti, Francesco Bonfio, Xuexin Wu, Augusto Morellatto, Renzo Cotarella (Amministratore Delegato Cantine Antinori), Marco Caprai (titolare dell’omonima azienda Marco Caprai), Massimo Gianolli (proprietario di Collina dei Ciliegi), Andrea Ferraioli (titolare con la moglie dell’omonima azienda Marisa Cuomo) e Matteo Lunelli (Presidente delle Cantine Ferrari). Pur con diverse sfumature dipingono il futuro del vino italiano con tinte positive a condizione che il sistema Paese funzioni. Per parte sua Giuseppe Mussari ha confermato che Mps continuerà a sostenere questo settore che è l’emblema dell’Italia che vince. Una conferma che viene anche dal Mps Wine Index (strumento di rilevazione sintetica dei valori del vino) che vede per il 2012 prezzi in leggera ascesa per i vini di fascia media mentre una contrazione dei valori per il comparto vino in generale. A dire che su di uno scenario di crisi globale le cantine sono presidi di resistenza economica.

A TerrAmica 500 milioni

Il Monte dei Paschi ha varato il pacchetto “TerrAmica” per 500 milioni di euro destinati a finanziare coltivazioni (fino a 12 mesi per acquisto di sementi no-ogm e fertilizzanti, per misure agro ambientali, per attrezzatura da farmer market) macchine e attrezzature ad alta tecnologia e a basso impatto ambientale, e strumenti destinati a migliorare la sicurezza sul lavoro, soci di cooperative (60 mesi di durata massima), agroenergie (tra i 5 ed i 15 anni per impianti di energie rinnovabili) anticipo Pac, i comparti cerali olio e vino (6 mesi di finanziamento per liquidità) l’agriturismo.

Finanziamenti per i vini d’annata

Il Monte dei Paschi ha studiato interventi specifici per il comparto vitivinicolo. Il finanziamento per l’affinamento di grandi vini (invecchiamento fino a tre anni) e vini d’elite (affinamento fino e oltre 5 anni). La durata dei finanziamenti è così differenziata: per i Grandi Vini 60 mesi; per i Vini d’Elite 84 mesi. Il secondo strumento è il finanziamento per i vigneti con priorità alla produzione biologica, anche attraverso il recupero di specie antiche, e nella valorizzazione delle colture di uve locali. La durata massima del finanziamento è di 10 anni, comprensiva di un periodo di 4 anni di preammortamento.

Mps 1472, un successo italiano

Monte Paschi è anche produttore degli ottimi vini dei Tenimenti Mps commercializzati col marchio 1472: Chianti Classico, Chianti Classico Riserva e Supertuscan. I canali di vendita sono web e di distribuzione controllata. Dopo il primo anno di lancio la produzione è stata tutta venduta. Insomma una storia e un successo italiano. E si avrà oggi a Siena l’opportunità di degustare questi vini con le altre Docg delle Terre di Siena. In sette locali saranno offerti, ad un prezzo promozionale di 10 euro, 3 calici di vino Docg grazie ad un’iniziativa realizzata con il Comune e la Provincia di Siena.

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