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Libero

Brindisi italiano ... Addio senza rimpianti al 2011. Stasera si stappano 90 milioni di bottiglie. Dal Prosecco ai millesimati di Franciacorta: gli spumanti nazionali sono al top ... Per scaramanzia, per allegria e, perché no?, anche un po’ per orgoglio nazionale stasera - come Cenerentola, allo scoccare della mezzanotte - stappiamo italiano. Sarà un brindisi di addio al 2011 senza rimpianti, un - si spera - saluto di benvenuto al nuovo anno che sarà, inutile negarselo, durissimo. Forse più duro di quello appena trascorso. Lo dicono la ragione, i numeri, le incertezze senza scomodare l’antico adagio che vuole “anno bisesto, anno funesto”. Ma dipende anche da che cosa e come berremo stasera se possiamo tornare, se non a sorridere, almeno a sperare. Si sprecano in queste ore i sondaggi per sapere quanto vino berremo, come sarà, se lo Champagne - indicatore di ricchezza - farà la sua comparsa nelle feste di fine d’anno. Non prendiamole troppo sul serio: spesso sono spannometriche. E comunque significano il giusto perché ciò che conta davvero sono le motivazioni di consumo e i comportamenti d’acquisto. Ma questa è epoca di scelte consapevoli e dunque anche in fatto di vino è bene ricordarsi che non sempre il blasone corrisponde alla sostanza e che comunque ogni nostra opzione ha una ricaduta sull’interesse generale. Dunque non è sciovismo enologico l’invito a brindare con i nostri vini; ma è semmai un invito a godere a pieno della qualità delle nostre cantine, della capacità che nei secoli si è stratificata in vigna, della necessità di porre di nuovo al centro dei nostri stili di consumo ciò che il nostro Paese, e sommamente la nostra agricoltura, produce. E anche di riaffermare un primato storico. Non è affatto vero che ha inventare i vini spumanti sono stati i francesi né tantomeno lo Champagne si deve al mitico frate Dom Perignon. I primi li hanno inventati i romani, probabilmente mettendo a punto una pratica etrusca dacché Columella si intrattiene a lungo su questi vini con la spuma, il secondo lo hanno creato gli inglesi che disponevano della tecnologia del vetro resistente per la rifermentazione in bottiglia. Ed è certo che a Pompei ci sia stata la prima vera fabbrica di spumante. I romani facevano scorrere acqua fredda attorno alle otri di mosto per bloccare le fermentazioni. Successivamente le reinnescavano con mosti freschi e creavano la spuma. I teorici dei vini spumanti o mordaci in Italia si sprecano: dal Regimen Sanitatis della scuola salernitana e siamo poco dopo il Mille, al Panunto, dallo Scacchi al Fracastoro passando dal Soderini fino a arrivare al Martinotti che sperimentò il metodo di rifermentazione in autoclave ai primi dell’800 l’Italia è stata la vera culla dei vini con la spuma. Dunque se stappiamo tricolore non facciamo che ribadire ancora una volta la nostra supremazia culturale in fatto di vino. Anche se sono del tutto fuor di luogo alcuni recenti trionfalismi sul fato che lo spumante italiano ha battuto lo Champagne. E’ un paragone impossibile per quanto inutile. Lo Champagne ha 300 anni di supremazia sui mercati, è la più estesa zona vitivinicola di qualità assoluta della terra e i suoi volumi commerciali oltreché la redditività marginale di ogni bottiglia sono imparagonabili con l’Italia. Che però è vero su alcuni mercati - Usa e Germania su tutti - ha avuto performances da record con incrementi di export del 20 e passa per cento. Anche se la gran parte di questo vino è ancora vino sfuso. Ma la storia delle nostre regioni spumantistiche è ricchissima di punte d’eccellenza. Si pensi all’Asti Spumante (da questo vino ha preso il lé la produzione degli spumanti italiani su grande scala grazie ai Gancia), al boom del Prosecco, al pi grande giacimento di Pinot Nero d’Europa che l’Oltrepò pavese, a zone viticole che in 50 anni sono arrivate a sfidare davvero lo Champagne in qualità come la Franciacorta, al rigore qualitativo del Trentodoc e enclaves spumantistiche come le Marche che sfruttano il grande verdicchio, o come la Sicilia dove dai primi dell’800 si è sempre fatto spumante da Nerello Mascalese. Dunque ce n’è davvero per tutti. Giampiero Comolli da anni si occupa con il suo Osve di monitorare il consumo, i prezzi e gli andamenti dei vini spumanti. Nel suo sondaggio effettuato su duemila tra cantine e buyers agli inizi di dicembre ha fatto il punto del mercato. Non è certo frizzante visto che è inchiodato ai dati del 2010 e che anzi in quantità si è perso per strada circa un punto percentuale. Berremo all’incirca 90 milioni di bottiglie stasera. Saranno spumanti. Saranno italiani? Nella stragrande maggioranza dei casi sì. Di Champagne ne berremo circa tre milioni e mezzo di bottiglie, quel che resta è spartito tra i Cavas spagnoli e qualche spumante che arriva dal nuovo mondo del vino, ma 86 milioni di tappi che salteranno saranno tricolori. Totale della spesa per inebriarsi circa 710 milioni di euro. Raccontata così non sembra che la crisi sia mordace. E invece…invece i dati vanno scomposti e allora si scopre che la stragrande maggioranza della spesa è concentrata nella fascia di prezzo 3-10 euro, che nei supermercati sono cominciati da tempo i tre per due, che al ristorante saranno pochissimi quelli che festeggeranno il Capodanno e che lo Champagne sarà offerto praticamente solo lì. Infine gli acquisti divino spumante sono stati fatti neppure in enoteca ma nei Cash & Carry e nei grandi magazzini. Morale berremo forse un po’ di meno, ma la qualità sarà la stessa? Una cosa è sicura spenderemo circa due punti e mezzo di meno dello scorso anno. Il che tradotto in euro significa all’incirca 18 milioni di euro. Con queste premesse c’è di chi riflettere sulla qualità del vino che porteremo in tavola. Perciò abbiamo deciso di fare una ricognizione dell’ultimo minuto tra quelle che sono le nostre migliori produzioni per cercare di ammortizzare l’effetto depressivo e ridare al brindisi di fine anno il giusto tono di qualità. E allora una scelta di altissima classe può essere quella di pensare agli spumanti di Franciacrta, quella terra benedetta di colline moreniche a sud del Lago d’Iseo. I mezzo secolo la Franciacorta è diventata una vera rivale dello Champagne. Spumanti a base Chardonnay che hanno nel Saten una tipologia molto delicata e briosa, spumanti che con i pas dosé hanno acquisito eleganza e austerità, spumanti che nella tipologia rosé sfruttano al meglio il connubio tra la polpa dello Chardonnay e il nerbo del Pinot Nero. Sono - qui ne presentiamo dieci - il miglior augurio per l’Italia che verrà: qualità, territorio, eleganza.


Bellavista Vittorio Moretti

Un Franciacorta di altissima classe frutto di Chardonnay e Pinot Nero. Offre al naso agrumi e rose, al palato è elegantissimo, spuma da primato. Euro 99.

Bellavista Gran Cuvée

Sentori di ananas e erbe aromatiche in un bouquet perfettamente armonico, spuma croccante, palato freschissimo e persistente. Euro 36.

Contadi Castaldi Saten Soul

Il miglior Saten di Franciacorta. Carezzevole al palato con polpa di frutto giallo al naso. La spuma è delicata e intensa al tempo stesso. Euro 33.

Ca’ del Bosco A. Clementi

Una bottiglia che ammalia per eleganza di bouquet ed eleganza al gusto. Ha un perlage che sembra pioggia di stelle. Euro 73.

Ca’ del Bosco Cuvée Prestige

Bottiglia chiara, Chardonay prevalente polpa da vendere con ricordo di pesca. Morbido al palato e molto persistente. Spuma briosa. Euro 26.

Berlucchi Cuvée Imperiale

Il primo Franciacorta (festeggia il mezzo secolo) è ancora uno dei migliori. Spumante di gran carattere e rara eleganza con nerbo e spuma molto ricca. Euro 18.

Monte Rossa Cabochon Rosè

L’ultimo nato di Emanuele Rabotti, con gran presenza di Pinot Nero. Al naso ha sfumature minerali, al palato è elegante. Spuma finissima. Euro 32.

Villa Crespia Dosaggio Zero

Chardonnay assoluto per uno spumante elegante. Naso agrumato con lieviti, palato austero e molto secco, spuma delicata. Euro 28.

Ferghettina Pas Dosé

Franciacorta di classe. Chardonnay in purezza che al naso dà lieviti e mineralità. Al palato è di nerbo e morbido. Spuma ricca. Euro 27.

Il Mosnel Saten

Altro Saten franciacortino di ampia presenza all’olfatto con fiori e frutti gialli. Al palato è morbido, come la spuma davvero briosa. Euro 25.

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