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Libero

A Ozzano le bollicine diventano arte ... Tempo di movimenti nel mondo spumantistico ... tricolore. Mentre in Oltrepò Pavese si consuma l’ennesima scissione enologica (da un lato i produttori storici del consorzio, dall’altra la Coop con la Cantina di Canneto) e i re del Franciacorta domandano di abolire dal dizionario dei sinonimi il lemma “bollicine”, giudicato fuorviante, incrocio a Ozzano Taro, comune di Collecchio, una ventina di chilometri da Parma, un produttore di vini vivaci capaci di sedurre un estimatore delle bollicine anche nei rossi come il sottoscritto. Si tratta della cantina Monte delle Vigne che fa vini sinceri e di ottima qualità a cavallo dell’antica strada Romea che portava i pellegrini nella città eterna. A Ozzano, e in particolare nella zona attorno al Monte delle Vigne, la collina più alta (305 metri sul livello del mare) del circondario, c’è una tradizione secolare fatta di grappoli, vini e grandi vignaiuoli: una vallata dove gusti e sapori s’incontrano regalando bottiglie di grande qualità, frutto di uno stretto legame con l’uomo e il territorio. Fondata nel 1983 da Andrea Ferrari, la svolta per la cantina arriva poco più di vent’anni dopo, quando nella compagine societaria entra, come socio di maggioranza, Paolo Pizzarroti, industriale delle costruzioni: la superficie vitata aumenta in modo considerevole e si costruisce la nuova cantina. I vini frutto di un terroir vocato alla viticoltura fin dal tardo impero romano, sprigionano sensazioni di freschezza e gusti fruttati. Gradevoli e mai invadenti. A cominciare dal Lambrusco, di colore rubino carico, con tonalità superiori esaltate da una spuma ricca e polposa. Intenso, fragrante, di stile persuasivo, al naso sprigiona sentori di frutti rossi del sottobosco come la marasca e il mirtillo. Al gusto è ampio e supportato da un tannino esigente, di buon equilibrio e freschezza. Meritevole di attenzione è pure il Nabucco, vino di colore rosso rubino intenso che sul bicchiere lascia lacrime serrate e dense, a evidenziare una stoffa di buona fattura. All’olfatto bouquet complesso, aristocratico ma accessibile e gradevole. Eleganti sentori di frutta rossa matura e in sequenza etereo, leggermente speziato con ricordi di pepe bianco, vaniglia e liquirizia. Al palato ottima struttura. Di certo armonico pur se ancora giovane, robusto ed elegante come un cavallo di razza. Molto interessanti anche la Malvasia, intensamente aromatica con sentori di fior di zagara e sfumature di gelsomino e fior di ginestra e fruttata al gusto a ricordare la pesca bianca e il Rubina, brut rosé con bouquet intenso e particolare (non capita tutti i giorni una barbera rosé spumante) che al palato trasmette sensazioni di freschezza e vivacità e nel finale note di pane tostato e lievito. In attesa che apra Cibus (dopodomani, a pochi chilometri da qui) mi corroboro con queste bollicine d’autore.

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