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Libero

L’export frena ma l’Italia rilancia ... Le cantine contro la crisi ...Tra le vigne è in atto una
rivoluzione molto silenziosa. Ma che dimostra ancora una volta come il comparto vitivinicolo sia tra i settori economici più attivi. La strategia si fonda essenzialmente sue due pilastri: dare più voce, profilo e forza ai protagonisti e alle leadership, rafforzare la qualità e la percezione di identità del nostro vino. E questo in un momento in cui l’export comincia a dare i primi segnali di debolezza. Per la verità si tratta solo del vino sfuso. E tuttavia il dato segnalato dall’Ismea un campanello d’allarme l’ha acceso. Dopo il record del 2011, con 23,5 milioni di ettolitri inviati oltre frontiera, l’export italiano del vino registra, nel primo trimestre dell’anno, una battuta d’arresto, con un calo dell’8% dei volumi (base annua), a fronte di un aumento del 7% dei ricavi. E questo perché gli spagnoli, che sono stati nei primi tre mesi del 2012 i più forti esportatori in quantità, ci fanno una concorrenza basata anche sul dumping dei prezzi. Positivo, al contrario, l’andamento dei confezionati, che segnano un +3% in volume e un +6% in valore, con un aumento del valore medio unitario del 3%, ma con un arretramento dei vini comuni (-23% in volume) e un lieve rafforzamento dei Doc-Docg e (1%). E dunque le cantine si interrogano sul domani mettendo in atto nuove strategie. Si comincia dal Chianti Classico che resta uno dei nostri poli di eccellenza ma anche di maggior forza economica. C’è stato nei giorni scorsi il passaggio di testimone da Marco Pallanti, enologo di Castello di Ama uno dei veri chateau italiani, al nuovo presidente. Pallanti ha riportato il Chianti Classcio al centro del mondo e l’ultimo atto è stato varare un’iniziativa di rafforzamento del brand. In una logica perfettamente manageriale. A succedergli arriva Sergio Zingarelli che è il nuovo presidente del Consorzio Chianti Classico: la nomina ufficiale del patron della cantina Rocca delle Macìe è arrivata nei giorni scorsi, insieme a quella dei due vice presidenti Filippo Mazzei (Marchesi Mazzei) e Giovanni Manetti (Fontodi). Si tratta di un team di alto profilo imprenditoriale che coniuga continuità di tradizione a innovazione. Il Chianti Classico peraltro sta vivendo un suo momento d’oro sul mercato americano, ma ha bisogno di ulteriore protagonismo sui mercati internazionali. E questo è sostanzialmente il motivo dominante di tutte le strategie nel mondo del vino. A partire dalla Puglia, tra le regioni vitivinicole del momento, verso cui cresce l’attenzione dei grandi nomi del vino italiano, come Zonin, che in ottobre aprirà Masseria Altemura, l’azienda del gruppo nel cuore del Salento. Arriva dal Veneto, invece, la miglior cantina “green” d’Italia: Cà Lustra, eletta dai sindaci italiani in Campidoglio a Roma con il primo Premio “Impronte d’eccellenza, tecniche agronomiche sostenibili per una viticoltura di valore” delle Città del Vino e
Cifo. Dagli States, l’Huffington Post, notiziario web tra i più seguiti al mondo (oltre 10 milioni di utenti unici al mese) incorona l’Umbria del vino con il Sagrantino della griffe Caprai: “Marco Caprai e il Sagrantino conducono l’Umbria fuori dall’oscurità”, è il post di Brad Haskel, che ripercorre la storia della cantina che ha lanciato il Sagrantino nel mondo. E mentre anche i principali distributori ed importatori di vino e spirits hanno ora un loro Club ad hoc (Sagna, Balan, Cuzziol, Meregalli, Pellegrini, Sarzi Amadè ed Heres), la finestra sui mercati del vino segnala che lo spread enoico premia il top dei Supertuscan (Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Tignanello e Solaia) che, come vini da investimento, in tempo di crisi, secondo il Liv-Ex, il benchmark del mercato dei fine wines, vanno meglio dei Premier Cru di Bordeaux in termini di redditività, con un ritorno d’investimento negli ultimi 5 anni del 76%, sul 26% dei francesi. Per il vino italiano dunque è tempo di tornare a sfidare i mercati con rinnovati protagonisti: uomini e territori.


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