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Libero

Vendemmia assetata. Gli enologi in allarme ... Attesi forti cali produttivi, ma la qualità sarà molto elevata ... È presto, si sa. Ma tra Caronte, Minosse, Scipione e Ulisse con il Drago africano, con il caldo che non allenta la morsa - almeno fino a Ferragosto secondo le previsioni - e quella che, senza tanti giri di parole, è una vera e propria siccità (con già oltre mezzo miliardo di euro di danni all’agricoltura per la Coldiretti), è impossibile non pensare ai possibili effetti che tutto questo avrà anche sui nostri vini, a partire dalla prossima vendemmia. A ben guardare, in realtà, che la raccolta delle uve non sia più quella di una volta, è un dato di fatto già da alcuni anni: “Settembre tempo di vendemmia”, si diceva e si studiava nei libri di scuola, associando tradizionalmente il primo mese dell’autunno alla raccolta delle uve. Oggi anche agosto è ormai a tutti gli effetti mese di vendemmia, da sempre per bollicine e bianchi, ora anche per i rossi, ed ad ottobre è difficile trovare vigneti con i grappoli ancora attaccati alle piante. Da un anno all’altro, le temperature sono costantemente proiettate verso l’alto, la piovosità si fa più scarsa e l’irraggiamento solare più violento: effetti, quelli del climate change, sotto gli occhi di tutti, e che, ovviamente si ripercuotono anche nei vigneti. Da più parti, studi autorevoli concordano che il progressivo aumento dell’effetto serra provocherà una crescita, entro il 2050, della temperatura della terra da 1,5 a 2 gradi centigradi. Con alte temperature e piogge scarse che porteranno a vini più corposi, pieni, alcolici e meno profumati, le latitudini ideali e le esposizioni dei vigneti che cambieranno, con le pratiche, specie nel vigneto, che hanno accompagnato e fatto crescere il vino negli ultimi 20-30 anni, che non si potranno più compiere, e con le zone di produzione più importanti che potrebbero uscirne profondamente mutate. E mentre si cerca di capire come sarà il vino nel 2050 - Marco Caprai, alla guida della cantina leader del Sagrantino di Montefalco, simula ormai da anni gli effetti del clima che verrà tra 50 anni in un vigneto sperimentale di cui è possibile anche assaggiare il Sagrantino del futuro - tra gli effetti più evidenti c’è sicuramente, appunto, l’anticipo della vendemmia. Ecco allora che per la vendemmia 2012 arrivano già le prime previsioni, seppur da prendere con le molle. Fedagri-Confcooperative parla di “buona qualità, in alcuni casi ottima, ma con cali produttivi”, se non pioverà, un po’ ovunque sulla vendemmia 2011, la più “magra” degli ultimi 60 anni in Italia: giù Puglia (-20%), Toscana (-10%), Veneto (-10%) ed Emilia-Romagna (-10%); leggera diminuzione in Friuli Venezia Giulia (-5%), con una vendemmia leggermente anticipata, specie per i bianchi; scarsi i quantitativi in Piemonte, stabile il Trentino Alto Adige, giù la Lombardia (-10%), soprattutto per le grandinate; in linea con il 2011 Marche e Abruzzo; in controtendenza il Lazio, con una vendemmia leggermente in aumento, la Sardegna (+10%) e soprattutto la Sicilia, abituata al caldo, dove la quantità è prevista addirittura a +20%. Cali “solo” fino al 15%, invece, per la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Ma, soprattutto, c’è allerta per la salute dei vigneti tra alcuni degli enologi più importanti del Belpaese. “La siccità è evidente - dice Riccardo Cotarella - e a macchia di leopardo, ma dove la vite è coltivata su terreni sabbiosi, la sofferenza delle piante è chiara: stress idrico, acini piccoli ed essiccamento delle foglie basali sono frequenti. Tanto per le varietà precoci quanto per le tardive”. D’accordo Fabio Mecca, enologo emergente con consulenze nel Centro-Sud Italia: “Il caldo di giugno e luglio ha provocato vere asfissie vegetative nei vigneti. Una situazione comune in tutto il Centro-Sud”. “Sono quanto meno allarmato - dice Carlo Ferrini, consulente di aziende come Casanova di Neri, Castello di Fonterutoli e Tasca d’Almerita - soffrono soprattutto i vitigni precoci. Anche il Sangiovese è in sofferenza: agosto sarà decisivo”. Meno preoccupato Vincenzo Mercurio, tra i migliori giovani talenti: “In Calabria è piovuto poco, ma non ci sono segni di sofferenza. In Puglia le falde sono a secco, ma le viti si difendono bene. In Campania, le uve sono sanissime. Ma l’estate è ancora lunga e le varietà precoci potrebbero soffrire”. Ben più ottimista Luigi Mojo, ordinario di Enologia all’Università di Napoli: “Al di là di qualche fenomeno eccezionale, i pericoli per il vigneto sono modesti. A rischio vero sono soltanto i vigneti piantati in suoli non vocati e con varietà non adatte al clima mediterraneo. Dobbiamo abbandonare quelle più a rischio, Merlot e Chardonnay, per esempio, e favorire una viticoltura di territorio”. “Allarmati no, ma prudenti sicuramente sì - spiega Lorenzo Landi, consulente di cantine come Lungarotti e Rocca delle Macìe - se la situazione climatica continua sui binari attuali le vigne andranno sicuramente in stress, ma, per ora, non siamo in emergenza. Dove ci sono state piogge abbondanti, come in Friuli, la situazione è buona”. C’è chi aspetta la pioggia (Fabrizio De André).

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