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Libero

L’agricoltura ha ritrovato terra e futuro ... Dal governo stop al consumo dei suoli ... Per i campi è una “green devolution” ... L’agricoltura non è più la cenerentola dell’economia. Questo è il senso profondo del disegno di legge legislativo approvato ieri dal Consiglio dei ministri e sul quale si è impegnato in prima persona Mario Monti. C’è in questo molto di più della difesa dei suoli agricoli, ma l’indicazione che forse l’Italia si sta accorgendo che la prospettiva agricola è fondamentale per costruire uno sviluppo compatibile del Paese. Ed è singolare che Roma si sia unita idealmente con un piccolo (bellissimo) paese dell’Umbria, Montefalco, dove si ragionava proprio di una nuova frontiera di sviluppo basata sulla sostenibilità agricola. È vero che il governo resta sordo agli appelli a defiscalizzare i consumi primari (un’emergenza ormai, visto che i consumi alimentari precipitano di quasi tre punti e l’inflazione al 4,2% rischia di mettere fuori mercato i prodotti italiani) ma è anche vero che il disegno di legge approvato ieri cambia completamente le priorità dello sviluppo economico del paese. Se a Montefalco si ragionava di green revolution, a Roma una minima rivoluzione verde l’ha fatta il governo. Di questo va dato totale merito al ministro per le risorse agricole e forestali Mario Catania che ha pensato il provvedimento e alla fine ha avuto partita vinta. Partiamo dai dati. In Italia ogni giorno si perdono cento ettari di superficie coltivabile, l’Italia è deficitaria (cioè importa) materie prime agricole per circa due terzi del proprio fabbisogno, ma ha nel sistema dell’agroalimentare il suo più forte comparto commerciale estero: 30 miliardi dall’industria una decina dalla produzione agricola. Morale: l’agricoltura per l’Italia è un settore strategico anche se nessuno se n’è accorto. Tranne Mario Catania. Il risultato è il disegno di legge varato ieri che dà lo stop alla cementificazione del paese. È un’inversione di rotta nello sviluppo economico: meno edilizia, meno cemento, più terra da coltivare con i Comuni che non potranno più usare gli oneri di urbanizzazione, e dunque il consumo di terreno agricolo, per fare cassa. Il disegno di legge uscito ieri da Palazzo Chigi dovrà essere approvato in Parlamento, ma Catania, e anche il premier Monti, è fiducioso che ci si riuscirà. “È evidente che i tempi della legislatura sono molto ristretti - ha detto Catania nella conferenza stampa congiunta con Monti al termine del Consiglio dei Ministri - però non mi sento di escludere che possa essere approvato. Dipende dalla possibilità di avere o non avere la deliberante nei lavori del Parlamento per la commissione. Se sarà così i tempi ci sono ancora”. Catania ha poi spiegato in dettaglio i contenuti del provvedimento - peraltro già anticipati in una intervista a Libero - che pone un vincolo di cinque anni al cambio di destinazione d’uso sarà sui terreni agricoli che hanno ricevuto gli aiuti dalla Ue. “Per raggiungere le finalità che ci siamo proposti - ha spiegato il ministro - e cioè limitare il processo di cementificazione delle aree agricole e porre fine a un trend assai pericoloso per gli assetti idrogeologici ma anche per la vitalità della filiera alimentare oltre che sotto il profilo paesaggistico, abbiamo studiato le normative di altri Paesi europei e siamo arrivati a recepire dalla normativa tedesca un sistema che prevede di fissare a livello nazionale l’estensione massima di terreno agricolo sottraibile alla sua destinazione”, ha detto il ministro, spiegando che l’estensione viene poi ripartita tra le Regioni attraverso un processo consensuale e poi a caduta viene distribuita dalle Regioni ai Comuni. “Nella normativa in vigore - ha spiegato Catania - i Comuni hanno facoltà di destinare parte degli oneri per nuovi edifici per fare cassa, fare bilancio, questo fa sì che si crei una tendenza naturale delle amministrazioni comunali e dei privati a cementificare nuove aree agricole anche quando è possibile utilizzare strutture già esistenti. Abbiamo previsto l’abrogazione di questo meccanismo che avrà sicuramente un impatto nel frenare il fenomeno”. Ma il provvedimento - ha spiegato il presidente del Consiglio Mario
Monti - “mira soprattutto a garantire l’equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili stimolando anche il riutilizzo delle zone già urbanizzate. Ha inoltre l’obiettivo di promuovere l’attività agricola contribuendo alla salvaguardia del territorio”. Insomma, il governo pone una decisa opzione sullo sviluppo agricolo. Proprio quello che hanno chiesto con forza vignaioli, studiosi, uomini di marketing e d’impresa che Marco Caprai ha chiamato a Montefalco a ragionare di green economy del vino. Fabio Renzi della fondazione Symbola ha ricordato come qualità dei prodotti e qualità ambientale siano la risorsa prima dell’Italia. Oscar Farinetti che sta portando con Eataly l’eccellenza dell’enogastronomia italiana nel mondo ha sottolineato come un “modello di Italia in verde è quello che genera valore aggiunto”, mentre Leonardo Valenti - docente di viticoltura alla Statale di Milano - ha aggiunto: “Dobbiamo dare all’agricoltura una prospettiva di totale sostenibilità: questo per garantire meglio i consumatori ma anche per evitare che i prodotti soffrano di impatti ambientali negativi ed è ovvio che questo nuovo modo di produrre e di produrre valore deve partire dal vino che è l’eccellenza della nostra agricoltura”. E il sindaco di Montefalco - la patria del Sagrantino reso famoso nel mondo proprio dalla Cantina Caprai - Donatella Tesei ha ribadito: “Voglio fare di Montefalco il centro della nuova agricoltura che metta insieme valori ambientali, antropologici ed economici in un’ottica di massima valorizzazione dell’identità e con processi assolutamente compatibili”. Certo lei (Pdl) sarà tra i primi sindaci a sposare la linea del governo: basta oneri di urbanizzazione e più spazio all’agricoltura. Che peraltro ha dimostrato anche in questa crisi di essere l’unico settore a non perdere né Pil né manodopera. Sarà per questo che Monti si è deciso a difenderla?


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