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Il personaggio ... Franco Ricci e “Bibenda 2013” ... La più venduta guida del vino ... Franco Maria Ricci è emozionato come una debuttante. “Beh è un sogno che si realizza e ci è voluto tanto impegno”. Lo dice accarezzando le prime copie di Bibenda 2013 la guida del vino più venduta in Italia (81 mila copie) senza un filo di pubblicità, in libreria da metà ottobre, e che sarà celebrata in una festa del vino il 24 novembre. Nuova grafica 260 pagine in più, oltre ai vini anche i ristoranti tutta a colori in carta riso. “Per dare un’immagine adeguata alla qualità del nostro vino” sussurra questo signore dall’aria guascona, ma con a plomb e creatività da fare invidia a Francois Vatel (quello del film) che se ne sta nel suo quartier generale all’Hilton di Monte Mario a Roma dove dirige Bibenda, fa il presidente dell’associazione mondiale dei Sommelier e dell’Ais del Lazio. Ma l’emozione non è per la guida bensì per un’impresa che nessuno aveva mai tentato: fare le scarpe ai mitici e molto spocchiosi Master of Wine di Londra. Lunedì debutta il primo “Bibenda Executive Master” che in un anno di lezioni, 700 degustazioni, nove viaggi studio prepara i futuri manager del vino. “Era indispensabile - sottolinea Ricci - che il primo Paese al mondo per produzione avesse una sua scuola. Ormai il vino si vende come fatto culturale e mi dispiace che l’Italia sia rimasta. È un disvalore fare grandi vini e non saperli raccontare e proporre”. Ecco dunque il Master: vi prendono parte 42 giovani laureati e altrettanti sono rimasti fuori.

È un’evoluzione della specie sommelier?

“In un certo senso sì, la nostra ambizione è di trasformare il cameriere del vino nel direttore generale dell’azienda vinicola. Senza negare che il sommelier resta il trait d’union indispensabile tra chi produce e chi consuma il vino. Quest’anno abbiamo fatto come Ais corsi a 130 mila persone, il 38% sono giovani tra i 18 e 28 anni. Il vino è una passione, un valore, un elemento di coesione della nostra identità. Ma nessuno lo racconta e lo vive così. Il Master forma chi saprà dare al vino questa dimensione”.

Sì ma al ristorante ormai il vino non lo beve più nessuno causa crisi.

“È vero solo in parte. Il ristorante resta il posto migliore per apprezzare il vino. Il fatto è che molti ristoratori hanno fatto i furbi sui ricarichi e quasi nessuno si è proposto di fare una vera cultura del vino”

Resta il fatto che al master partecipano in 42 e i sommelier professionisti in Italia sono 35 mila.

“Il Master serve anche all’Ais per cambiare la formazione dei sommelier. Chi uscirà dal Bibenda Executive ha un altro orizzonte che non è quello di guidare il consumatore verso scelte consapevoli e che massimizzano l’investimento che egli fa nel vino in termini di piacere e di salute. Questo resta il compito del sommelier. I diplomati del Master hanno la funzione di guidare le scelte dei produttori e di diffondere la cultura del vino italiano”.

In che senso?

“Come presidente dell’associazione mondiale dei sommelier - sono 180 mila in 31 paesi - mi sono convinto che per conquistare i nuovi mercati serve prima fertilizzarli con la conoscenza del vino. Ho fatto corsi a Shanghai a Tokyo, in Usa, in Canada a Londra e ovunque ho riscontrato che era necessario cambiare la comunicazione del vino”.

Ma le cantine italiane hanno una sorta di cinismo commerciale

“E infatti si stanno ricredendo. Il primo e due ottobre facciamo il congresso Ais e ci saranno tutti i nostri più importanti produttori, poi ci saranno artigiani del gusto e della moda. Bisogna costruire il sistema dei valori del vero Made in Italy e portarlo nel mondo attraverso un’opera di acculturazione”.

Al netto del circo Barnum delle degustazioni, delle promozioni?

“Sì, al netto di quel mondo e di quel modo lì di proporre il vino che è ormai inutile. Il fatto è che in Italia abbiamo un ritardo fortissimo. Il Master avrebbe dovuto farlo lo Stato, e invece continuiamo a buttare soldi in promozioni inefficaci e inutili. Per vendere il valore del vino serve gente di valore. Questo è il nostro progetto”.


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