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Libero

Francia e Italia a confronto … Quando il vino diventa un gioco da bambini ... Bordeaux porta nelle scuole l’educazione alla vitivinicoltura ... Da noi i filari sono un patrimonio, ma nessuno se ne ricorda .. Prendi due Paesi, la Francia e l’Italia. In comune hanno che nella storia e nella vita economica e sociale di entrambi, l’agricoltura e il vino in modo particolare rivestono un’importanza culturale fondamentale, al di là di un’immagine puramente bucolica e folcloristica. Ma Stato in primis, quanti ne sono consapevoli? In Italia non siamo proprio all’anno zero, esperienze piccole e grandi di educazione al gusto e all’agricoltura, primo passo per acquisire consapevolezza, fin da piccoli, esistono. Ma dalla Francia arriva una di quelle esperienze che fanno dire: “questo è fare cultura davvero”. E, così, giovani vignaioli crescono, a Bordeaux, dove la formazione ai futuri professionisti di vigne e cantine, inizia fin da bambini. L’idea è venuta al Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux (Civb), che rappresenta 10mila fra vignaioli e imbottigliatori e 400 négociants, che, in collaborazione con le scuole delle “Classe preperatoire aux cours moyen 2” (bambini tra i sei e gli undici anni di età) della Gironda, ha organizzato il programma “La Gironde Verte”. Un ciclo di lezioni destinato ai bambini per incoraggiarli a imparare i rudimenti dell’enologia e della viticoltura, a contatto diretto con cantine e vigneti locali. Con l’aiuto di opuscoli intitolati “Mon cahier des vignes” (il mio quaderno di vigna), per esempio, gli alunni - ma sono forniti anche agli insegnanti e persino ai produttori di vino e ai sindaci locali - possono identificare le stagioni del vigneto, o essere chiamati ad assaggiare le uve per capire quando sono mature. L’iniziativa è finanziata al 100% dal Civb, che paga il trasporto dalle scuole alle cantine, fornisce i materiali didattici e provvede all’assicurazione, introducendo i giovani girondini all’importanza del settore vitivinicolo per il loro luogo di nascita. Lontano per il momento, da ciò che avviene in Italia. Educare alla cultura del vino e del cibo è un’esigenza sempre più sentita anche nel Belpaese, ma che nasce più in risposta alle lotte alla cattiva alimentazione, agli abusi o all’obesità e alle linee guida dettate dal pubblico per promuovere la corretta alimentazione, piuttosto che per diffondere consapevolezza sul suo valore. E con progetti che partono soprattutto per iniziativa privata. Lo fa Nadia Nicoletti, insegnante della scuola primaria di Trento, da anni impegnata nell’esperienza degli orti scolastici, lo fa Slow Food con i suoi “Orti in condotta”, lo fa WineNews con il suo “Laboratorio per l’educazione al gusto” dei più piccoli, e, in particolare, proprio sul vino con “Dall’uva al vino”, ma lo fanno anche Federalimentare con il programma “Il gusto fa scuola” e Coldiretti con le fattorie didattiche. Ma esperienze come quella francese non ce ne sono in Italia. E limiti a parte - tra permessi e assicurazioni, ovviamente necessari - basti solo pensare che da noi a scuola i bambini non possono assaggiare i frutti della terra che hanno lavorato, altro che tagliare grappoli dai filari. E questo fa la differenza.


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