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Libero

Tu vuò fa’ l’americano. L’ultima moda del vino ... Come cambia il rapporto tra “enoappassionati” e bicchiere ... Il mondo del vino ha una varietà di offerta talmente ampia da poter accontentare, potenzialmente, tutti i gusti e tutte le tasche; i suoi mercati sono complessi, in continua evoluzione e con dinamiche che occorre comprendere ed interpretare, spesso in tempi molto rapidi; per non parlare dei wine lover che, messi sotto la lente di ingrandimento, non sono certo tutti uguali, ma profondamente diversi, nel loro approccio al nettare di Bacco, fatto di atteggiamenti e comportamenti di consumo distanti tra loro. Basti solo pensare agli eno-appassionati a stelle e strisce, i consumatori di un mercato del vino, gli Stati Uniti, che è primo al mondo, in crescita e in continuo mutamento, diverso da una zona all’altra e per le età di chi beve vino. Ecco perché analizzare e profilare questa massa fluida e complessa è un’esigenza sempre più sentita per far ordine e come punto di partenza per riuscire ad intercettare i diversi target di wine lover, anche grazie ad una comunicazione su misura. E, così, per esempio, si chiamano daily must gli amanti del buon bere che non vanno a letto se non hanno bevuto almeno un calice di vino nel corso della giornata. Eno-appassionati che rappresentano solo il 16,5% dei consumatori del nettare di Bacco, ma che, in valore, fanno il 48,3% di tutto il vino venduto. La loro età? Hanno in media 61 anni, e un reddito annuale di 62.000 dollari. È questo solo uno dei profili più importanti dei bevitori di vino tracciati da Symphony Iri, società americana che si occupa di ricerche di mercato. Secondo la quale, accanto ai daily must, ci sono anche i variety seeker, coloro cioè che scelgono il vino secondo il vitigno, rappresentano il 14,4% dei consumatori e coprono una fetta di mercato, in valore, del 34%, con un reddito di 100.000 dollari all’anno. Ci sono poi i “personal image”, quelli che, invece, vedono il vino come un vero e proprio status symbol, pari a 14 consumatori su 100, giovani, con un’età di 34 anni in media, ma che valgono soli il 3% del mercato, in termini di vendite. Ancora, ecco anche i savvy buyer, i consumatori di nettare di Bacco che non disdegnano salti nel buio quando devono comprare un vino che non conoscono, e anche se sono meno di 3 bevitori su 100, valgono il 10% del mercato. E poi ci sono i più, gli occasional consumer, ovvero il 34,5% dei consumatori di vino, che fruttano appena il 4% delle vendite. Ma se questi sono i profili di chi beve e compra vino, su cosa devono puntare i decision maker dell’eno-business per ingrossare le fila delle categorie che rendono di più? Secondo i suggerimenti raccolti e analizzati da Symphony Iri, uno degli obiettivi deve essere quello di creare aspettative sul futuro del vino, da soddisfare cercando di aumentare le occasioni di consumo, creando messaggi su misura per ogni profilo di consumatore, anche individuando (e colpendo) micro segmenti dentro ogni categoria. Ad esempio, puntando sulle aspirazioni dei consumatori più giovani, valorizzando quegli elementi positivi che, secondo loro, bere vino porta alla loro immagine personale, oppure stimolare i consumatori occasionali spingendo, ad esempio, sulla tradizione (soprattutto italiana) del bere vino nei pasti, perché si moltiplichino i momenti in cui poter riempire un calice. Facile a dirsi.

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