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Libero

Un anno a tutto export per il vino italiano ... Ma le previsioni per il futuro sono meno rosee. E crollano i consumi interni: ormai siamo al di sotto dei 35 litri a testa … Il 2012, errore dei Maya a parte cui brindare, è stato un anno intenso per l’Italia del vino. Nel “bilancio” di WineNews, a partire dall’export il vino italiano dovrebbe confermarsi tra i comparti più affidabili e in salute, a 3,3 miliardi di euro (+7,5% sul 2011, dati Istat) nei primi 9 mesi e forse con il nuovo record a fine anno di 4,6-4,7 miliardi di euro in valore e 21-21,5 milioni di ettolitri in volume. Tra i mercati, primeggiano Stati Uniti (+7,2%), Germania (+4,4%), Regno Unito (unico a -2,1% sul 2011) e i promettenti asiatici, Cina in testa (oltre 80 milioni i fondi di promozione Ocm investiti tra Pechino e Hong Kong, teatro anche della più grande asta di vini italiani con Gelardini & Romani). In casa? Non così bene. Con i consumi interni giù a 35 litri a testa e, dal punto di vista del clima, con vendemmie calde, più problemi nell’allevare la vite e vini sempre buoni, ma meno propensi a reggere il tempo. Criticità che non ha intaccato la discussione in Ue sulla liberalizzazione dei diritti d’impianto, prevista dal 2015, ma che non si verificherà, sostituita da un nuovo sistema di regolamentazione. Ma il 2012 sarà ricordato soprattutto per l’uso, per la prima volta, del termine vino biologico in etichetta dalla vendemmia 2012, oltre all’“Euro-leaf”, il logo bio Ue. E nel 2012 ancora di crisi, si è continuato ad investire, come Soleya International Corporation di Panama che ha comprato Tenuta Oliveto, o Alejandro Bulgheroni, imprenditore argentino del petrolio, Poggio Landi, “costola” distaccata della Fattoria dei Barbi, a Montalcino, terroir del Brunello, mentre Tenimenti Angelini è salita al 100% di Bertani Holding e Tenuta Novare. E poi le nuove cantine: dal Carapace dei fratelli Lunelli (Ferrari) a Montefalco di Arnaldo Pomodoro a Masseria Altemura di Zonin in Puglia, dal nuovo quartier generale di Antinori nel Chianti Classico alla Cantina di Feudo di Mezzo di Planeta sull’Etna. Come ogni anno ci si è interrogati sulla critica, divisa: solo quattro vini hanno messo d’accordo le guide italiane 2013, Barolo Cannubi Boschis 2008 Sandrone, San Leonardo 2007 Tenuta San Leonardo, Bolgheri Sassicaia 2009 Tenuta San Guido e Bolgheri Superiore Grattamacco 2009 Grattamacco. Ancora una volta, la critica internazionale ha incoronato l’Italia: “Wine Enthusiast” con Caprai “Miglior cantina europea 2012”, il Bolgheri Superiore Guado al Tasso 2008 Antinori n. 1 della “Top 100 Cellar Selection” (20 italiani) e 17 nostri vini nella “The Enthusiast 100”, e “Wine Spectator ”, meno generosa, nella “Top 100” (16) ma dove il Brunello di Montalcino 2007 Ciacci Piccolomini d’Aragona è n. 9. “Wine Spectator” che ha firmato l’evento 2012 da ricordare: “Opera Wine”, prima degustazione della rivista in Italia con Vinitaly, di cui è stata prologo (lo sarà anche nel 2013) con 100 cantine italiane al top. Infine, il compleanno dell’enoturismo e i 20 anni di “Cantine Aperte” del Movimento Turismo del Vino, e le curiosità, dal Brunello di Richard Gere, private label prodotto da Tenuta San Filippo, ai nuovi vip-vignerons come Bruno Vespa a Masseria Cutùri in Puglia. Senza dimenticare i francobolli delle Poste con i terroir enoici italiani e il braccialetto Cruciani & Caprai dai colori del Sagrantino di Montefalco (7 milioni i venduti). Una su tutte, la notizia che ha fatto il giro del mondo: lo “sfregio” alla Cantina Case Basse a Montalcino con le annate di Brunello distrutte (2007- 2012), segno dell’attenzione per l’Italia e il vino, simbolo della nostra cultura, amato in tutto il pianeta.

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