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LO SPIRITO DEL RINASCIMENTO NELLA NUOVA CANTINA MARCHESI ANTINORI: UN EDIFICIO MONUMENTALE DALLE DIMENSIONI DELLA CHIESA DI SANTA CROCE IN FIRENZE

Italia
Piero Antinori

L’architettura oscilla continuamente fra due estremi contrapposti: la nostalgia del passato e l’aspirazione per il nuovo come se il futuro imponesse scelte di campo perentorie e unilaterali. Una dicotomia risolta soltanto dal Rinascimento fiorentino, che seppe pacificare questi due opposti in una sintesi perfetta, misura di una trasposizione totalmente compiuta dell’idea in materia, cioè in pietra. “Il Rinascimento come lo abbiamo conosciuto - spiega a WineNews Piero Antinori - è irripetibile. Ma oggi è possibile almeno riconquistare quell’anima, quello spirito e farlo rivivere nelle nostre scelte costruttive”.

E’ questo il senso più profondo che costituisce le “fondamenta” reali, ancor prima di quelle in muratura, del progetto della nuova cantina Antinori. Non è quindi un caso che l’opera nasca da un rapporto di “committenza” come nella Firenze del ‘400 . E non è un caso che nei numeri del progetto tornino le misure di un monumento di quell’epoca. Sui 14 ettari di collina a due passi da Bargino, verrà costruito un edificio monumentale di 240.000 metri cubi totali, 200 metri di lunghezza e 37.000 metri quadrati di superficie, 23.000 del quali coperti e 14000 interrati, come se la chiesa di Santa Croce in Firenze fosse di nuovo edificata, ma completamente ipogea.

E come in un progetto rinascimentale, la nuova cantina Antinori comprende una serie di ambiziose conciliazioni: una cantina infatti è un luogo da difendere dalla natura, ma allo stesso tempo è un luogo della e nella natura; la cantina è un po’ chiesa (secondo la classica tradizione cristiana che considera il vino la metafora del sangue versato dal figlio di Dio), ma allo stesso tempo è un opificio.

“Mi è piaciuto immaginare il rapporto fra me e il Marchese Antinori - spiega Marco Casamonti autore del progetto della cantina di Bargino - come quello che ci fu fra il Vasari e Cosimo I dei Medici, che chiese all’architetto una cosa impossibile: far arrivare Palazzo Vecchio all’Arno. La risposta del Vasari fu quella di fornire il palazzo almeno di un “cannocchiale” che fosse in grado di mostrare il fiume: la galleria vasariana. La mia idea - prosegue Casamonti - è partita da qui. Una grande cantina che non si vedesse, ma che facesse vedere. Un taglio sulla collina che, come i tagli di Lucio Fontana, aprisse un orizzonte”. Le poche parti a vista della cantina riscopriranno esclusivamente i materiali della tradizione: principalmente cotto e pietra serena.

“I materiali della nostra regione - spiega ancora a WineNews Piero Antinori - identificano la nostra architettura oggi come nel Rinascimento. Sono una sorta di “genius loci” analogo alla materia prima della nostra enologia, che si è innovata enormemente, ma che continua a distinguerci anche nel guardare avanti”.

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