Dipendenti non tutelati, imprese che rimettono gli eventi e i soldi investiti in materie prime all’inizio della stagione lavorativa e il “Cura Italia” che sembra essersi dimenticato di un’intera categoria, che rientra nel novero degli “ambulanti”, memoria storica di una cucina d’altri tempi. È la denuncia dell’Associazione Nazionale Streetfood, nata per diffondere la cultura del cibo di strada, con centinaia di eventi oni anno in 140 città italiane che coinvolgono 9 milioni di appassioanti, e che oggi, con una lettera inviata al Premier Giuseppe Conte, chiede forme di tutela al Governo e alle parti sociali per poter sostenere il fermo lavoro. “Gli ambulanti del cibo non tutelati in questo momento drammatico - denuncia il presidente Streetfood Massimiliano Ricciarini - e il reddito è sottozero visto che le spese continuano. Ci siamo fatti portavoce dei nostri associati, gli operatori di strada, già scrivendo una lettera di richieste al Governo Conte, per ora però nessuna risposta e anzi, il decreto “Cura Italia” non sembra aver ascoltato la voce delle migliaia di imprese del settore che rischiano di non riaprire più alla fine della crisi e se muoiono, per chi guarda solo all’aspetto economico e sorvolano sulla crisi vissuta sulla loro pelle, sono tanti milioni di euro di introiti in meno per lo Stato”.
Così, “commercianti ambulanti e organizzazione eventi sono dimenticati dalle istituzioni a partire dal Governo fino alle Associazioni di categoria - riprende Ricciarini - eventi di successo organizzati da noi dal 2010 girando l’Italia e riempiendo hotel e aumentando l’indotto, equivalgono a incassi degli operatori del settore e milioni di euro versati all’erario ogni anno dalle tante partite Iva di commercio ambulante (in progressivo aumento di numero) e organizzatori: micro imprese e Pmi. Idem per gli eventi organizzati da associazioni di categoria come Confcommercio e Confesercenti, e da altre realtà entrate ad operare nel comparto sempre in maggior numero dal 2014 ad oggi. I mercati settimanali e rionali in tutta Italia e circuiti di eventi come Mercato Europeo e Mercato internazionale coinvolgono dai 100 ai 200 operatori ambulanti ad evento iscritti al circuito Anva e Fiva. Quelle stesse associazioni, con un certo peso politico, presumiamo si stiano battendo per tutelare il settore ma ad oggi non ci è dato sapere quali forme di sostegno prevede il Governo per tutti noi organizzatori e associazioni di categoria e relative attività di commercio ambulante iscritte”.
Al momento, continua il presidente Streetfood, “a leggere i vari decreti usciti - continua - compreso il dl “Cura Italia” nessuna tutela è prevista e purtroppo se questo è l’andazzo si prevedono chiusure di attività e relativo mancato introito nelle casse dello stato. Ben venga la tutela della salute in primis ma non si tratta di tapparsi gli occhi e pretendere a prescindere di continuare a organizzare eventi prevedendo assembramenti e contagi in aumento esponenziale, bensì si tratta di pretendere forme di tutela per tutte le attività del comparto senza differenze e senza esclusione alcuna in attesa di ripartire una volta rientrato l’allarme Covid-19. Altrimenti - si domanda Ricciarini - che futuro c’è per il settore? Che futuro c’è per l’Italia?”.
Focus – La voce dello street food
“Un evento di due o tre giorni vuol dire per noi operatori dai 6 ai 7.000 euro di incasso purtroppo in questo momento non è permessa la nostra attività e, oltre a non incassare, la scorta delle materie prime che abbiamo fatto a inizio stagione è ormai già da buttare. Siamo ottimisti, ma guardiamo anche la realtà, tanti di noi non saranno in grado di sopravvivere se non si interviene con misure economiche di sostegno e per ora del nostro settore nessuno del Governo se ne occupa”, raccontano Gioni e Pedro, due ragazzi che lavorano in stand a terra dove realizzano la Paella valenciana.
“Ad oggi solo a marzo, rispetto al 2019, registro già un mancato incasso di circa 4.000 euro”, dicono Monia e Giuseppe di “Mordicchio on the road”. Ancora peggio la situazione per Sandro di “Peri peri Food Truck” (cucina di strada siciliana) con sede nel Bresciano: “solo nel mese di marzo e aprile avrei fatto circa 15.000 euro con questa situazione sono a zero perché è tutto fermo, siamo bloccati e non possiamo fare niente”. Sabrina e Patrizio di Black Angus food truck producono carne e arrosticini di Angus con base a Pescara: “«lo scorso anno ad oggi si cominciava già a lavorare con dei buoni eventi, che avremmo dovuto ripetere anche nel mese di marzo di quest’anno, ma che sono evidentemente saltati come salteranno i prossimi in calendario, la perdita non è solo relativa ai mancati incassi (considerando che solo con il mese di marzo abbiamo perso in termini economici dai 20.000 ai 30.000 euro di incassi), c’è da affrontare anche il discorso perdite di materie prime deperibili che erano già in approvvigionamento e l’unica controfferta è dall’Inps di 600 euro che sinceramente non credo possano essere la soluzione, perché una azienda piccola come la nostra, oltre alle spese che sostiene per i singoli eventi, ha degli altri costi fissi ( assicurazioni, affitto magazzini, manutenzione mezzi, elettricità ecc) oltre al fatto che gli oneri fiscali pare siano stati semplicemente rinviati di poco e non cancellati e/o dilazionati a termini medio lunghi, come si doveva auspicare in una situazione del genere”.
Marco di Wonderfood Truck (Pinsa romana) dice che “il crollo del nostro fatturato è del 100%: 50.000 euro al mese e un totale di 6 dipendenti fra laboratorio e truck. Ho fatto richiesta per la cassa integrazione per i ragazzi perché solo in questi giorni la Regione Lazio ha permesso il via alla pratica, spero questi soldi arrivino presto”. Francesco e Roberto di Brother’s food truck (hamburger di Scottona e marchigiana): “siamo in grave difficoltà. Ad oggi registriamo una perdita di circa 4.000 euro netti se mettiamo da Carnevale ad oggi, per non parlare delle spese di affitto di casa e box per il caravan, più tutte le spese per luce, acqua, gas e cibo per le nostre famiglie”.
Andrea di Mad For Bbq (barbecue stile Usa): “la nostra attività al momento sta attraversando, come tante, un serio momento di difficoltà sia economica che finanziaria. Le attività previste dal mese di marzo sono state tutte soppresse per motivi che sappiamo e, venendo da alcuni mesi di inattività, si sentono fortemente sugli equilibri finanziari che avevamo. I dipendenti sono in cassa integrazione, i soci titolari non percepiscono indennità, i dipendenti stagionali non sono stati assunti. I danni che stiamo riportando, oltre che economici e finanziari, si ripercuotono anche sull’occupazione e sulle attività di natura ludico sociale che si stavano instaurando con i clienti. A nostra volta i fornitori che ci rifornivano abitualmente stanno di conseguenza vivendo quello che stiamo vivendo noi che a loro volta si ripercuotono sull’occupazione e sul tessuto economico di un territorio che colpisce oltre che localmente anche le necessità di welfare di un paese già al limite dell’equilibrio. Speriamo finisca presto e che arrivi un serio aiuto da parte del governo e dall’Europa, aiuti che, se non pensati seriamente con effetti efficaci ricadranno su quelle abitudini e servizi che fino a poco tempo fa davamo per assodati”.
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