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LO STUDIO AGRONOMICO LOMBARDO “SATA” INTRODUCE, PRIMO CASO IN ITALIA, IL SERVIZIO DI “CALCOLATORE DEL CARBONIO” PER DETERMINARE L’IMPATTO AMBIENTALE DI UNA AZIENDA VITIVINICOLA

Ormai è generalizzato ad ogni comparto produttivo l’orientamento verso una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Greenhouse Gas emission, Ghg) a tutela dell’ambiente, e si tratta molto più di una tendenza ma, piuttosto, di un vero e proprio cambiamento di paradigma. Lo studio lombardo di consulenza agronomica Sata (www.agronomisata.it), che lavora con molte delle più importanti aziende vitivinicole ha messo in piedi, primo caso in Italia, un progetto che risponde a questa nuova sensibilità, modellandolo ad hoc per il comparto vino. Si tratta di fornire alle aziende vitivinicole italiane, che desiderino valutare dettagliatamente l’impatto ambientale di ogni passaggio della loro filiera, uno strumento scientificamente valido per il calcolo del carbonio, cioè delle emissioni di gas ad effetto serra, capace anche di sviluppare strategie per la loro riduzione e per l’abbattimento dei costi di produzione, promuovendo, allo stesso tempo e concretamente, “dati alla mano” si potrebbe dire, l’etica ambientale.

Sata ha già avviato due progetti pilota con importanti aziende: l'umbra Caprai, leader del Sagrantino e la franciacortina Berlucchi, una delle Maison più note del panorama spumantistico italiano.
Le implicazioni di questo progetto possiedono un ampio spettro applicativo: dalla collocazione responsabile dell’impresa nel tessuto sociale, al progressivo miglioramento delle strategie di produzione per ridurre i consumi energetici e la produzione di Ghg, rilevando i vantaggi economici sia diretti, a livello aziendale, che indiretti, a livello territoriale, fino ad interessare direttamente il rapporto con il cliente finale, reso consapevole degli sforzi e delle attenzioni che l’azienda dedica al tema della salvaguardia dell’ambiente e quindi della salute. Si tratta, insomma, di un’ulteriore evoluzione dell’Impresa, che scavalcando una visione settoriale, abbraccia un’analisi globale. Uno strumento completo ma di semplice applicazione, utile a capire i propri metodi operativi per pilotare di conseguenza le strategie produttive, oltre che a conseguire dati divulgabili e valorizzabili nei piani di marketing aziendale.
Anche se l’industria vinicola è da considerarsi a basso impatto per le limitate emissioni di anidride carbonica e gas serra, uno strumento di questo genere permette di monitorare il processo produttivo ed individuare i punti critici da affrontare per migliorare l’efficienza economica ed ambientale della filiera aziendale, favorendo, allo stesso tempo, l’accesso alla porzione di mercato gestita dai rivenditori internazionali interessati a questo aspetto (in particolare nel mondo anglosassone) e fornendo informazioni utili a fini di marketing e di immagine.
Esperienze del genere sono già iniziate in alcune aziende emergenti del Nuovo Mondo, che utilizzano i dati ricavati per divulgare la loro posizione in termini di emissioni e consumi energetici, sfruttando anche l’effetto comunicativo.
Attualmente, a livello mondiale, infatti, solo alcuni Paesi si sono realmente impegnati a redigere un protocollo guida per queste forme di monitoraggio. è il cosiddetto “Bilancio Carbonio” (o impronta del Carbonio” “Carbon footprint”) in fase di studio presso l’Itv in Francia , mentre è prossimo ad essere completato l’Iwcc (International Wine Carbon Calculator) ad opera del Wfa (Winemakers Federation of Australia), insieme a neozelandesi, sudafricani e californiani. Si tratta di un’analisi molto articolata e complessa su tutte le forme di emissione derivate dall’attività aziendale, che tiene conto del grado di responsabilità di ogni passaggio e componente della filiera sull’effetto serra e sul livello generale di inquinamento.
In Italia non è stato ancora ufficializzato un protocollo valutato, adattato e condiviso. Sata, perciò, ha stabilito in esclusiva un accordo di collaborazione con Wfa per elaborare un metodo di monitoraggio e calcolo specifico per l’Italia.
Questa iniziativa, del tutto innovativa per l’Italia, vuole essere anche un invito alle Istituzioni nazionali, agli enti locali e ai consorzi, ad approfondire le ricerche in ambito territoriale (zone Doc, province e regioni viticole), seguendo la strada tracciata da quei Paesi che mostrano maggiore dinamismo verso le problematiche ambientali. Conoscere la situazione sul territorio è un’arma fondamentale per indirizzare gli sforzi programmatici verso scelte strategiche previdenti, funzionali a indirizzare sapientemente e coscienziosamente i produttori verso opportunità sempre più competitive ed ecocompatibili.

L’approfondimento: Sata e il calcolatore di emissioni di anidride carbonica specifico per l’industria vinicola italiana
Partendo da un iniziale e più genericamente valido protocollo per la stima dei gas ad effetto serra (Greeenhouse Gas Calculator, Ghg), adatto al calcolo delle emissioni per una qualsiasi attività umana (dai voli aerei per chi va in ferie al riscaldamento dell’abitazione), nel mondo si sta predisponendo e adattando progressivamente un calcolatore “internazionale” specifico per l’industria vitivinicola. L’International Wine Carbon Calculator (Iwcc) è un calcolatore di emissioni di anidride carbonica e gas ad effetto serra, sviluppato attraverso una prtnership tra Istituti di ricerca e associazioni di produttori di California, Nuova Zelanda, Sud Africa e la Winemakers’ Federation of Australia (Wfa). Per rendere questo strumento utilizzabile ed affidabile anche in Italia, lo si deve adattare inserendo i parametri italiani (ad esempio il rapporto tra energia consumata e Co2 prodotta, i gas inquinanti prodotti dai veicoli e dai motori utilizzati nelle aziende italiane, ecc.). Ed è proprio quello che Sata sta facendo. Per eseguire questo computo si adotta un software di calcolo, chiamato sinteticamente “Calcolatore del Carbonio” (carbon calculator) o “calcolatore delle emissioni di gas ad effetto serra” o, “calcolatore per il bilancio dell’anidride carbonica”, che permette di stimare la quantità di gas a effetto serra prodotta durante un processo industriale a causa del consumo di energia necessaria per il processo produttivo in sé, per il riscaldamento o il raffreddamento, per il trasporto delle materie prime, e così via per ogni passaggio della filiera. Il software sarà in grado di fornire una “impronta ambientale”, costituita cioè dal bilancio dei gas emessi, direttamente o indirettamente, durante il processo produttivo, a sua volta suddiviso in diversi “ambiti”. L’impronta primaria, o “ambito 1” è una misura diretta delle emissioni di CO2 da combustione di combustibili fossili, tra cui il consumo interno di energia per il trasporto o per i lavori aziendali. L’azienda è quindi responsabile diretta di queste emissioni a seconda di quanto carburante utilizza. L’impronta secondaria o “ambito 2” è una misura delle emissioni indirette di gas serra causate da energia acquistata da fornitori esterni. Spesso questa è la componente principale (es. gas serra prodotti per fabbricare l’energia acquistata per far funzionare impianti di riscaldamento o refrigerazione). L’impronta terziaria o “ambito 3” include le voci di produzione di gas serra determinate da tutto il ciclo di vita dei prodotti e materiali che si acquistano e si utilizzano durante il ciclo produttivo. Si deve considerare ad esempio la Co2 prodotta per fabbricare il vetro delle bottiglie, gli additivi enologici, i concimi, i prodotti fitosanitari … .

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