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LA CURIOSITÀ

Lo “zoccolo duro” della qualità: le cantine più premiate della guide (con vini diversi)

Incrocio WineNews: la lucana Cantine del Notaio fa 8 su 8, ma tanti i grandi nomi del Belpaese presenti in 7 e 6 elenchi dei “migliori”

Se sono pochissimi i singoli vini capaci di mettere d'accordo le guide del vino italiano di respiro nazionale, come già raccontato nel nostro incrocio delle singole etichette, la platea si allarga guardando alle cantine che, seppur con vini diversi, riescono a ricevere riconoscimenti di massimo livello dalle diverse pubblicazioni. Anzi, ce n'è una che compare negli elenchi dei “migliori” delle 8 guide uscite quest’anno in edizione 2021 (Gambero Rosso, Slow Wine, Doctor Wine by Cernilli, Vitae-Associazione Italiana Sommelier, Bibenda-Fondazione Italiana Sommelier, Seminario Veronelli, Touring Club-Vinibuoni d’Italia e Annuario dei Migliori Vini Italiani di Luca Maroni, mentre manca all’appello, come noto L’Espresso, che uscirà probabilmente tra aprile 2021). Ed è la lucana Cantine del Notaio di Gerardo Giuratrabocchetti, una delle perle del vino di Basilicata, celebre soprattutto per le sue espressioni di Aglianico, vitigno principe del Vulture, ma non solo.
Un dato che arriva dal semplice incrocio dei massimi riconoscimenti segnalati dalle diverse guide, ognuna secondo i propri peculiari criteri, che, nella loro varietà, tratteggia comunque uno zoccolo duro di produttori capaci di esprimere grande qualità su più vini diversi, fatto di grandi realtà e piccole e aziende, diversissime tra loro, e disseminate dal Trentino alto Adige alla Sicilia.
A convincere molto, premiate da 7 guide su 8, anche le altoatesine Terlano, Tramin, Cantina di Bolzano e Cantina Girlan, le trentine Ferrari e Pojer & Sandri, le venete Pieropan, Tedeschi e Allegrini, le piemontesi Fratelli Alessandria, Vietti e Marchesi di Grésy, le lombarde Guido Berlucchi e Ca’ del Bosco, le toscane Poggio di Sotto e Mastrojanni, entrambe a Montalcino, l’umbra Lungarotti, le marchigiane Umani Ronchi, Velenosi e Belisario, la campana Rocca del Principe e le siciliane Donnafugata, Tasca d’Almerita e Cottanera.
Nel “parterre” delle cantine che compaiono nelle liste di 6 guide su 8, troviamo, invece, dal Piemonte, Bruno Giacosa, Gaja, Bartolo Mascarello, Fenocchio, Vajra, Brovia e Pio Cesare, dalla Toscana Tenuta San Guido, Isole e Olena, Castello di Monsanto, Castello di Volpaia, Col d’Orcia, Le Chiuse, Castellare di Castellina, Il Marroneto, Il Borro, Poliziano, Boscarelli e Petrolo, e ancora dall’Alto Adige Muri-Gries, Kurtatsch-Cortaccia, Franz Haas, Tiefenbrunner, Elena Walch e San Michele Appiano. Dalle Marche si aggiunge Oasi degli Angeli, dal Trentino Letrari e Maso Martis, dal Friuli Vie di Romans, dalla Lombardia Nino Negri, Mosnel e Castello Bonomi, dall’Emilia Romagna Fattoria Nicolucci, dall’Umbria Romanelli, Antonelli e Tabarrini, dall’Abruzzo Emidio Pepe, Valle Reale, Cataldi Madonna, Valentini e Torre dei Beati, dalla Basilicata Elena Fucci, dalla Campania Villa Raiano, dalla Puglia Gianfranco Fino, dalla Sardegna Contini, Capichera, Santadi e Argiolas, dalla Sicilia Graci, Girolamo Russo e Pietradolce.
Seguono poi, con 5 guide su 8, le lombarde Arpepe, Bellavista, Uberti, Ferghettina e Barone Pizzini, la valdostana Anselmet, le piemontesi Giacomo Conterno, Giuseppe Rinaldi, Roagna, Burlotto, Michele Chiarlo, Anna Maria Abbona, Le Piane, Ca’ del Baio, Marziano Abbona, Conterno Fantino, La Spinetta, Bruno Rocca, Bergaglio, Domenico Clerico, Prunotto, Marchesi di Barolo, Ferrando, Travaglini, Angelo Negro e Vigneti Massa, le altoatesine Nals Margreid e Cantina di Caldaro, le trentine Toblino, Cesarini Sforza, Foradori e Abate Nero, le friulane Keber, Lis Neris, Jermann e Venica & Venica, le laziali Casale del Giglio e Famiglia Cotarella, le toscane Antinori, Frescobaldi, Ricasoli, Capezzana, Le Macchiole, Fontodi, Giodo, Casanova di Neri, Folonari, Salvioni, Montevertine, Monteraponi, Riecine, Querciabella, Tenuta di Trinoro, Castello di Fonterutoli, Argiano, Rocca delle Macìe, Tenuta Argentiera, Terenzi, Podere Forte e Il Colombaio di Santa Chiara, le emiliano-romagnole La Tosa e Fattoria Zerbina, la marchigiana Montecappone, le pugliesi Rivera, Polvanera e Chiaromonte, le abruzzesi Masciarelli e Illuminati, le venete Zenato, Gini, Bertani, Maculan e Villa Sandi, le lucane Grifalco e Cantina Terre degli Svevi, le campane Marisa Cuomo e Salvatore Molettieri, la sarda Giuseppe Sedilesu e le siciliane Passopisciaro, Marco De Bartoli e Benanti.
Con 4 guide su 8 “andate a segno”, ancora, si sono le altoatesine Waldgries e Kettmeir, le valdostane Ottin e Lo Triolet, le venete Masi, Tommasi e Monte del Frà, le piemontesi Poderi Lugi Einaudi, Produttori del Barbaresco, Rocche dei Manzoni, Nervi, Ratti, La Colombera, Malvirà, Paolo Conterno, Massolino, Sottimano, Fiorenzo Nada, Giuseppe Cortese, Giovanni Rosso, Parusso, Ceretto, Schiavenza e Borgogno, le friulane Volpe Pasini, Schiopetto, Scubla, Ronco del Gelso, Toros e La Tunella, la lombarda Ricci Curbastro, le liguri Bruna, Cantine Lunae e Maccario Dringenberg, le toscane Ornellaia, Masseto, Biondi Santi, Pietroso, Istine, Stefano Amerighi, Castello d’Albola, Baricci, Piaggia, Ruffino, Cecchi, Castello di Ama, Grattamacco, Ridolfi, Talenti, Poggio al Tesoro, Val di Suga, Bindella, Tenute del Cerro, Sassotondo, Rocca di Frassinello, Sette Ponti, Duemani e Tua Rita, Chiarli e Paltrinieri dall’Emilia Romagna, la marchigiana Garofoli, le umbre Adanti e Caprai, le laziali Tenuta di Fiorano e Poggio Le Volpi, la molisana Di Majo Norante, le campane Quintodecimo, Fiorentino, Mastroberardino, Feudi di San Gregorio e Benito Ferrara, le pugliesi Leone De Castris, Plantamura, Varvaglione e Giancarlo Ceci, le calabresi Viola e Librandi, le siciliane Tenuta di Fessina, Florio e Planeta, e Sella & Mosca dalla Sardegna.
Una lunga “parata” di stelle del vino italiano, che racconta di un grande numero di produttori, diversissimi tra loro, capaci di esprimere tante eccellenze in bottiglia, racconto di territori, studi, intuizioni, sperimentazione, vitigni e storia da portare nel calice.

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