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POLITICA

Lollobrigida: “momentaneamente allontanato l’allarme per gli health warning in etichetta del vino”

A WineNews le anticipazioni del Ministro dell’Agricoltura dall’incontro sulla tutela delle eccellenze del made in Italy in Confcooperative

“L’allarme per gli health warning sull’etichetta del vino, sollevato dal via libera Ue alla proposta irlandese, potrebbe essere stato temporaneamente allontanato, in attesa di una razionale definizione di un’informazione corretta, che metta in condizione i cittadini di sapere che l’eccesso di vino, come qualsiasi altro eccesso, è sì molto pericoloso, ma anche che bere consapevolmente, in quantità modeste, può avere effetti benefici”. A WineNews il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, dall’incontro in Confcooperative Fedagripesca, in cui il sistema cooperativo ha chiesto al Governo un patto per salvare le eccellenze del made in Italy. “Auspico e spero che sia come mi dicono, ossia che, dopo il rinvio della questione Nutriscore, anche questa degli health warning sia stata rinviata” , ha detto ancora il Ministro Lollobrigida, anticipando anche che “nei prossimi giorni, arriveranno importanti novità sulla questione etichettatura, e si sta lavorando ad una legge, in tempi molto rapidi, sul tema che riguarda la commercializzazione della carne sintetica”.
Tutti argomenti ovviamente cari alla cooperazione che, come ha ricordato Maurizio Gardini, presidente Confcooperative, “rappresentano 1/4 del valore delle eccellenze del made in Italy agroalimentare. Più precisamente, le cooperative producono il 60% della produzione vitivinicola, il 70% di quella lattiero casearia, oltre il 40% di quella ortofrutticola e il 60% dell’avicunicola”, ha ricordato Gardini. Che, quindi, ha messo in fila i tarli che erodono la competitività di un comparto che incide sul 15% del Pil: il dumping e il lavoro nero, con da un lato tante imprese che rispettano le regole e dall’altro chi non lo fa; la vertiginosa spirale inflattiva dei costi dell’energia e delle materie prime; la mancanza di figure professionali; la Farm to Fork e le normative comunitarie in materia di sostenibilità che chiedono alle imprese inversioni di rotta troppo rapide senza misure di accompagnamento, e mentre si regolamenta il mercato UE si importano prodotti agricoli da Paesi dove si utilizza ancora il DDT; il nutriscore verso cui le Cooperative ribadiscono la ferma contrarietà, perché banalizza e penalizza la Dieta Mediterranea; l’Italian sounding, che pesa per oltre 100 miliardi di euro sul settore.
Il presidente della federazione agricola delle cooperative, Confcooperative, Carlo Piccinini, che associa oltre 3.000 coop agroalimentari e della pesca, per un fatturato complessivo superiore ai 32,6 miliardi di euro, ha  chiesto a Lollobrigida che il Ministero dell’Agricoltura “si faccia promotore di una posizione fortemente critica nei confronti delle ultime proposte normative della Commissione Europea, in materia di riduzione dei fitosanitari e di riduzione degli imballaggi in plastica, così come quelle che tendono a penalizzare le filiere del vino e della carne, senza fare distinzione tra l’uso moderato e l’abuso di prodotti considerati dannosi per la salute. Il Ministero della Sovranità Alimentare - ha aggiunto Piccinini - è chiamato a tutelare con forza e decisione il nostro sistema agroalimentare da tutte quelle iniziative che prescindono da approfonditi studi di impatto sul sistema produttivo e che, senza tener conto del quadro di crescente difficoltà in cui le nostre aziende si trovano ad operare, rischiano di avere conseguenze incalcolabili sulla sicurezza degli approvvigionamenti”. Il presidente Piccinini ha chiesto, infine, al Ministro Lollobrigida che le risorse pubbliche destinate al settore agroalimentare vengano orientate a quelle specifiche realtà produttive che investono sull’Italia, generano indotto locale e vendono prodotti frutto di una filiera davvero tutta italiana: “a nostro avviso è auspicabile che almeno le risorse di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste vadano di fatto a premiare chi può fregiarsi del brand made in Italy, sfruttando gli strumenti di tracciabilità ad oggi disponibili per ascrivere il made in Italy ai soli processi produttivi in cui l’origine italiana dei fattori della produzione sia garantita e certificata, a partire dalla materia prima fino ad arrivare alla trasformazione. Un concetto così rilevante per la nostra economia e così prezioso per il tessuto agroalimentare italiano deve necessariamente essere valorizzato e assistito da interventi di politica economica”.

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