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OGGI, IN UDIENZA PRIVATA

L’omaggio del vino italiano a Papa Francesco: Barolo e Marsala del 1936, anno della sua nascita

L’Italia, simbolicamente riunita, dal Piemonte (delle origini del Pontefice) alla Sicilia, in Vaticano, tra imprenditori, istituzioni e comunicatori

Un Barolo, il “re” dei vini italiani, della Marchesi di Barolo, la cantina dove nell’Ottocento è nato grazie alla Marchesa di Barolo Giulia Colbert Falletti, e che oggi ne custodisce la storia, a Barolo, ed un Marsala, il primo vino italiano ad avere una risonanza mondiale nella stessa epoca, di Florio, la cantina siciliana alla cui epopea è legato e che ne conserva la tradizione, a Marsala, entrambi del 1936, l’anno di nascita di Papa Francesco. C’è l’Italia - e la sua storia, a cui questi due vini sono fortemente legati - simbolicamente riunita dal Piemonte, tra i cui vigneti, in Monferrato, affondano le radici italiane di Papa Bergoglio e della sua famiglia, alla Sicilia, nell’omaggio che il vino italiano ha consegnato, oggi, al Santo Padre nella Città del Vaticano, e c’era nella comunità del settore che, tra imprenditori, istituzioni e comunicatori, il Pontefice ha ricevuto in Udienza privata nel Palazzo Apostolico Vaticano, e durante la quale è avvenuto lo scambio dei doni, nella giornata promossa dalla Diocesi di Verona e da Veronafiere-Vinitaly a Roma dedicata all“‘Economia di Francesco e il mondo del vino italiano”. “Una realtà significativa”, ha sottolineato Papa Francesco, “per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale”.
E con Monsignor Domenico Pompili, Vescovo di Verona, ed i vertici di Veronafiere - il presidente Federico Bricolo e l’ad Maurizio Danese - tra gli oltre 100 rappresentanti della comunità del vino italiano, c’era il mondo dell’impresa, con tanti produttori di vino - da Priscilla Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido) ad Alessia Antinori (Marchesi Antinori), da Marilisa Allegrini (San Polo, Poggio al Tesoro, Villa della Torre) ad Angela Velenosi (Velenosi Vini), da Donatella Cinelli Colombini a Sabrina Tedeschi (Tedeschi), da Roberta Corrà (Giv-Gruppo Italiano Vini) a Daniela Mastroberardino (Terredora), da Marina Cvetic (Masciarelli) a Nadia Zenato (Zenato), da Maria Teresa Severini (Lungarotti) a Pina Argiolas (Argiolas) e, ancora, da Ernesto Abbona (Marchesi di Barolo) a Marco Caprai (Arnaldo Caprai), da Matteo Lunelli (Tenute Lunelli) ad Alessio Planeta (Planeta), da Antonio Rallo (Donnafugata) a Raffaele Boscaini (Masi), da Vittorio Moretti (Gruppo Terra Moretti) a Luca Rigotti (Gruppo Mezzacorona), da Pierangelo Tommasi (Tommasi Family Estate) a Umberto Pasqua (Pasqua), da Michele Bernetti (Umani Ronchi) a Giovanni Manetti (Fontodi e Consorzio Chianti Classico), da Roberto Anselmi (Anselmi) a Franscesco Zonin (Zonin1821), da Paolo Panerai (Domini Castellare) a Igor Boccardo (Genagricola) e Francesco Ricasoli (Barone Ricasoli), impossibile elencarli tutti … - delle “istituzioni” - da Federvini, con la presidente Micaela Pallini, a Uiv-Unione Italiana Vini, con il presidente Lamberto Frescobaldi, accanto al presidente Assoenologi e co-presidente Union Internationale des Oenologues Riccardo Cotarella - del giornalismo - da Anna Scafuri, capo servizio Rai-Tg1 Economia, a Marco Mensurati, direttore Gambero Rosso, e il direttore WineNews, Alessandro Regoli - ed i Master of Wine italiani - Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi (Angelini Wine & Estates). Ai quali Papa Francesco ha ricordato come Gesù “nell’ultima immagine che lascia ai suoi discepoli, parla del Padre come di un agricoltore, che si prende cura della vite, potandola e facendo così in modo che porti buon frutto”. E come “se il rispetto e l’umanità valgono nell’uso della terra sono ancora più decisivi nella gestione del lavoro, nella tutela delle persone e nel consumo dei prodotti, per far maturare, a livello di singoli e di aziende, quella capacità di “auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità” perché la “cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri”.
Sottolineando come “sia dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta”, l’esortazione del Pontefice è trarre esempio dal Poverello di Assisi - come le stesso Papa Francesco, primo a farsi ispirare da San Francesco d’Assisi nella scelta del nome, così come nel suo messaggio di semplicità, umiltà e amore per “nostra madre Terra” - perché “le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi - attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo - indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza”.
A tutti, Papa Francesco ha ricordato come “il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per “il cuore dell’uomo””.

Focus - Federico Bricolo, presidente Veronafiere: “evento di straordinaria rilevanza. Economia di Francesco possibile chiave di lettura ruolo socioeconomico del settore”
“Il vino, la terra, l’abilità agricola e l’attività imprenditoriale sono doni di Dio, ma non dimentichiamo che il Creatore li ha affidati a noi, alla nostra sensibilità e alla nostra onestà, perché ne facciamo, come dice la Scrittura, una vera fonte di gioia per il cuore dell’uomo e di ogni uomo, non solo di quelli che hanno più possibilità. Grazie allora per aver scelto di ispirare la vostra attività a sentimenti di concordia, aiuto ai più deboli e rispetto per il Creato, sull’esempio di Francesco di Assisi”. Sono le parole che il Santo Padre Papa Francesco ha rivolto oggi a Veronafiere-Vinitaly, ai suoi soci e a oltre 100 produttori vinicoli e rappresentanti delle associazioni di settore, in occasione dell’Udienza privata concessa presso il Palazzo Apostolico Vaticano per la giornata “L’economia di Francesco e il mondo del vino italiano”, promossa dall’evento fieristico.
Nel suo saluto, Papa Francesco ha inoltre evidenziato che: “per numero di aziende coinvolte, qualità di produzione e impatto occupazionale, la vostra è certamente una realtà significativa, sia sulla scena vinicola italiana che internazionale, ed è dunque bene che vi ritroviate a riflettere insieme sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che tutto ciò comporta, e che in questo traiate ispirazione dal Poverello di Assisi. Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi - attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo - indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza”.
Per il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, “l’Udienza, a cui abbiamo partecipato grazie al sostegno della Diocesi di Verona e in particolare del vescovo Monsignor Domenico Pompili, rappresenta un evento di straordinaria rilevanza per Veronafiere che, attraverso Vinitaly, coinvolge i principali protagonisti di un comparto che più di altri esprime un forte legame con le nostre origini culturali. Come ci ha ricordato Papa Francesco rendiamo omaggio al vino come dono di Dio, simbolo di tradizione e di un sistema economico sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Ribadiamo il nostro impegno con Vinitaly a preservare e valorizzare il patrimonio enologico della nostra comunità, affinché il vino continui a essere un elemento di coesione sociale e di apertura al dialogo, ispirando una convivialità che unisce”.

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