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ALLERTA NEL SETTORE

L’ortofrutta italiana arranca: “clima, costi, calo dei consumi e malattie sono un problema”

Le preoccupazioni della Federazione Nazionale Frutticoltura (Confagricoltura): “in Sicilia frutteti abbandonati. Occorrono politiche mirate di tutela”
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Arranca la filiera dell’ortofrutta italiana (ph: Unsplash)

Clima avverso, aumento dei costi e calo dei consumi: la produzione italiana di ortofrutta, che vale oltre 16 miliardi di euro e rappresenta il 25% del totale della produzione agricola nazionale, arranca ed è costretta a fare i conti anche con le malattie che attaccano il frutto. Tutte dinamiche che preoccupano l’intero comparto e trovano conferma nelle parole di Michele Ponso, presidente Federazione Nazionale Frutticoltura di Confagricoltura: “meloni e angurie al Nord hanno fatto fatica a raggiungere un buon livello di qualità a causa delle basse temperature e la troppa acqua che hanno accompagnato la prima parte dell’estate. Pesche e albicocche hanno una qualità discreta, ma abbiamo un’alta percentuale di scarti per la diffusione di insetti alieni e funghi”.
L’Italia è uno tra i maggiori produttori al mondo di mele e pere, pesche, albicocche, uva da tavola, meloni e kiwi. Il clima, tuttavia, sta influendo su calibro, quantità, conservabilità del prodotto, oltre - come detto - al proliferare di fitopatie. In Piemonte si sono registrati forti attacchi del virus sharka su pesche e nettarine, ma per quelle a maturazione tardiva con l’arrivo del caldo la qualità è migliorata. In Emilia-Romagna si segnala la monilia su tutte le drupacee: la forte umidità registrata negli areali frutticoli, in particolare nel ravennate, ha causato problemi di scarsa conservabilità del prodotto, mentre in Veneto la campagna delle ciliegie è stata compromessa dal cracking che ha colpito l’80% del prodotto precoce.
La siccità invece colpisce prevalentemente il Sud: in Sicilia, Regione di primo piano per la produzione di frutta, le imprese agricole sono alle prese con la peggiore crisi idrica di sempre, con interi frutteti ormai abbandonati. La situazione è grave anche in Sardegna e in Puglia.
Preoccupa inoltre la flessione rilevante dei consumi di frutta estiva rispetto al passato: “oltre al clima freddo al Nord, che ha condizionato le scelte e ritardato molto gli acquisti di frutta estiva, la causa - evidenzia Ponso - è da ricercarsi nel potere di acquisto delle famiglie che sì è eroso in modo esponenziale. E la frutta è talvolta considerata un “di più”, mentre i giovani consumatori cercano lo snack veloce e pronto all’uso, prediligendo ad esempio i piccoli frutti, che quest’anno hanno avuto un buon andamento”.
C’è infine una concorrenza straniera che incide pesantemente dal momento che diversi prodotti esteri vengono venduti sui banchi della gdo a tariffe molto basse: “prezzi che, alle nostre imprese - conclude il presidente della Federazione Nazionale Frutticoltura - non consentirebbero neppure di coprire i costi di produzione. A riguardo servono politiche mirate a tutela della filiera, con interventi immediati e strategie lungimiranti accompagnate da adeguate misure”.

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