“Il problema di alcune tra le principali denominazioni italiane è un problema di vetustà, di obsolescenza”. Così Luca Maroni, critico e direttore della guida, apre la sua riflessione sul tema delle denominazioni e dei disciplinari, ai microfoni di www.winenews.tv.
“I disciplinari di produzione del Barolo, così come quello del Barbaresco o del Brunello, rispondono - continua Maroni - alle esigenze di fine anni ’60. Oggi il vino è cambiato, sono cambiati non tanto i gusti dei consumatori, quanto le modalità tecniche di ottenimento dei prodotti, e quindi la media generale dei vini”.
Maroni, nella sua riflessione, fa riferimento al fatto che mentre i grandi vini italiani sono ancora legati a molti anni di invecchiamento, il Bordeaux, che secondo il critico è quello che detta i “tempi” del gusto internazionale, è attestato sui due anni, e quindi la strada da seguire sarebbe quella di “uniformarci agli standard internazionali dei paesi più avanzati”.
“In generale - prosegue Maroni - io sono per il “liberismo” enologico, ossia, il vino è iscritto all’albo, per esempio, del Brunello, e questo basta a certificare l’autenticità della provenienza delle uve. Poi, come il produttore sviluppa in cantina tecnicamente il suo vino - conclude il critico - è frutto della sua competenza, della sua conoscenza, e soprattutto del gusto dei consumatori che sono i veri “datori di lavoro” di noi tutti”.
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