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IL MESSAGGIO

“Made in Italy agroalimentare fiore all’occhiello del Paese, investiamoci”: il premier Conte

Nel forum Coldiretti, a TuttoFood: “qualità e tipicità i valori che ci rendono competitivi a livello mondiale”
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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con quello di Coldiretti Ettore Prandini a Tuttofood

L’agroalimentare nazionale vale 205 miliardi e rappresenta il 12% del Prodotto Interno Lordo (Pil) ma è soprattutto un elemento di traino per l’intera economia all’estero dove rappresenta il vero simbolo del Made in Italy. Dati di scena a Tuttofood, a Milano, nel Forum firmato da Coldiretti, alla presenza del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “L’agroalimentare è una nostra eccellenza, fiore all’occhiello del nostro made in Italy. Un questo settore si concentra molto del nostro essere italiani - ha detto Conte - e dobbiamo valorizzarlo, e valorizzare la cultura dell’alimentazione, puntando su qualità e tipicità, che sono valori che ci rendono competitivi a livello mondiale. Secondo il Censis siamo a 62 miliardi di valore aggiunto, il massimo dell’intero comparto manifatturiero, occupa 1,3 milioni di persone, l’export vale 41 miliardi, e questi numeri ci consentono di programmare il futuro. Con un obiettivo ambizioso, ma possibile: raggiungere i 50 miliardi nel 2019. Dobbiamo lavorare meglio all’estero, ma ci sono criticità. Il 95% delle aziende è piccolo, con meno di 9 lavoratori, vuol dire che sono piccole e medie imprese, e se non si fa sistema siamo condannati a perdere la sfida competitiva. Si deve lavorare per far crescere la capitalizzazione, e nel Decreto Crescita ci sono norme che favoriscono questo percorso, e anche la crescita dimensionale. Ma dobbiamo migliorare nell’export. L’Ice fa grandi cose, ma non basta. Stiamo lavorando con i Ministri del Governo per riorganizzare tutto il “Sistema Italia”, in questo senso. Viaggio molto, e quando sono all’estero è sempre uno degli obiettivi, ma ho constatato che si deve fare di più, offrire più supporto alle imprese, anche attraverso le ambasciate. Abbiamo 64.000 aziende biologiche, oltre 800 prodotti Dop e Igp, e abbiamo il record della biodiversità, nessuno ci eguaglia: sono le nostre ricchezze, e da queste dobbiamo partire per migliorare le condizioni di lavoro e di reddito. E migliorare anche la sinergia con il turismo”.
Certo, ricorda Conte, non mancano altre criticità, come la lotta all’Italian Sounding ed ai falsi, “che non riguarda solo il mercati stranieri, ma anche quello interno”, le minacce di dazi da parte degli Usa, “con cui siamo in ottimi rapporti e faremo di tutto per evitare danni, anche se non è una questione bilaterale tra Usa ed Italia, ma tra Usa ed Ue”, e ancora aspetti su cui investire di più, come nel sostegno all’imprenditoria giovanile, nella ricerca delle biotecnologie, ma anche nelle infrastrutture. Ancora, sottolinea il Premier, ci sono anche situazioni favorevoli, “come i migliorati rapporti con la Cina, grazie alla “Via della Seta”, che dobbiamo però capitalizzare subito”.
Tanti i temi toccati toccati dal Presidente del Consiglio Conte, dalla necessità di armonizzare il sistema di etichettatura del cibo, “spingendo sulla trasparenza senza paura, perchè nella qualità siamo i più forti, ma senza cedere ad ossessioni come le etichette a semaforo”, alla difficoltà di competere con Paesi “dove il tema dei diritti e della sicurezza di chi lavora in agricoltura non è affrontato con la stessa sensibilità che abbiamo noi”. Eppure, “l’agroalimentare è uno dei pilastri su cui il Governo, che è entrano nella “fase 2”, vuole investire per far ripartire l’Italia”.
E la potenza del made in Italy del cibo, ricordano Coldiretti e Filiera Italia, nella presentazione dello studio “Il valore della filiera italiana del cibo” del Censis Giuseppe, non sta solo nella grandezza dei suoi numeri aggregati, che mostrano un settore in decisa controtendenza che cresce più e meglio degli altri e che in poco tempo è stato capace di diventare un traino per l’economia italiana. A fare la differenza è proprio il modello che oggi la produzione agricola nazionale e la parte migliore dell’industria alimentare condividono a pieno e difendono. Va proprio nel senso di promuovere e valorizzare un modello di sviluppo unico e distintivo e una strategia unitaria di internazionalizzazione la partnership tra Filiera Italia e Fiere di Milano che punta a sostenere Milano come porta del cibo italiano verso il mondo.
“Con questa iniziativa abbiamo ripreso in mano il testimone lasciato da Expo 2015 con il suo slogan “no farmers no party” per sostenere il nuovo protagonismo delle imprese agricole che rappresentano il vero valore aggiunto del sistema agroalimentare nazionale”, ha affermato il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con Filiera Italia abbiamo promosso una realtà innovativa legata da un tessuto valoriale che rinvia alla tutela dell’origine, alla difesa del patrimonio agroalimentare, alla sostenibilità, all’equità negli scambi e nel mercato”.
Un veicolo potentissimo per accelerare l’affermazione del vero made in Italy agroalimentare nel mondo che va difeso in Italia ed in Europa dove la battaglia è quella della difesa delle risorse per l’agricoltura, a partire dalla Pac; l’obbligo dell’origine in etichetta per fermare la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per Italiani, la revisione degli accordi di libero scambio e la definizione di standard produttivi uguali per tutti in modo che tutti i prodotti sugli scaffali europei rispettino le stesse norme in termini ambientali, di sicurezza alimentare e di rispetto delle norme sul lavoro.
“Quello che con l’eredità di Expo è ormai sempre più riconosciuto a livello globale - ha detto Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia - è che la filiera italiana del cibo viene considerata il modello ideale per vincere la sfida alimentare del futuro a livello globale. Un modello unico e distintivo il cui successo globale non può che poggiare su una strategia unica e condivisa di filiera. Fare filiera vuol dire avere commitment pluriennali e trasparenti tra industria e produzione agricola, vuol dire raccontare insieme sui mercati mondiali il vero storytelling delle nostre eccellenze alimentari, vuol dire fare insieme battaglie senza se e senza ma per la massima trasparenza in etichetta e dei processi produttivi, contrastare chiunque sfrutti l’Italian sounding per rubare valore ed identità. In questo senso oggi abbiamo chiesto con una voce sola al Presidente Conte di mettere la filiera del cibo al centro delle priorità politiche del Paese, di difenderla a livello internazionale da dazi e false imitazioni, di adottare politiche premianti anche di carattere fiscale per chi produce in Italia usando prodotti agricoli nazionali, di completare il percorso sulla trasparenza di origine in etichetta”.

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