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COVID-19

Massimo Montanari: dalla crisi un rapporto diverso con ciò che mangiamo, basato sul rispetto

In queste settimane di domiciliazione forzata, la riscoperta della centralità, pratica e filosofica, di cibo e vino
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Lo storico Massimo Montanari

In queste settimane di domiciliazione forzata, se c’è un aspetto che più di ogni altro è cambiato, è il nostro rapporto con il cibo. Lo vediamo nelle lunghe code davanti ai supermercati, ma anche in un dibattito pubblico che ha rimesso al centro l’importanza ed il valore di quello che mangiamo e beviamo. Che non passa solo per ciò che mettiamo nel carrello, ma anche per una vera e propria riscoperta del valore delle nostre produzioni agricole ed alimentari, da un punto di vista culturale ed economico, perché quando questa lunga crisi, sanitaria ed economica, sarà finita, ci ritroveremo di fronte ad un mondo diverso, cambiato, in cui anche la piramide delle nostre priorità verrà stravolta, con il cibo, bene primario da ogni punto di vista, in cima ed al centro di tutto. Ne è convinto Massimo Montanari, uno dei massimi storici contemporanei oltre che docente di storia medievale e dell’alimentazione all’Università di Bologna, che, a WineNews, ha riassunto quello che sarà, una volta passata l’emergenza Covid-19, il nostro approccio filosofico, ideale ma anche pratico al vino, al cibo e all’agricoltura, in una sola parola: “rispetto. Ho l’impressione che nei confronti del cibo, del vino, di tutti quelli che sono i prodotti del lavoro dell’uomo, si stia verificando una sorta di avvicinamento affettivo, a partire dal fatto che il cibo e il vino sono elementi essenziali della vita. Una ovvietà - spiega Montanari - che assume tutto il suo spessore emotivo nei momenti di difficoltà. Quando noi vediamo le lunghe file nei supermercati, sono forme anche un po’ patologiche, se vogliamo, ma che hanno un fondo importante nel desiderio di avere cibo e di stare al mondo. Anche la pratica attuale di cucinare in casa, di prepararsi il cibo, magari di misurarlo meglio per non sprecarlo e di fare bene i conti su quello che ci serve ho l’impressione che aiuti a riacquistare, nei confronti del cibo e del vino, un rapporto interattivo. L’abbondanza che abbiamo vissuto nei decenni scorsi ce le ha fatte considerare meno queste cose, le abbiamo date per scontate. Adesso invece capiamo che sono le più importanti della nostra vita e ci avviciniamo ad esse con più empatia. Io credo che da questa brutta esperienza ne usciremo con una forma maggiore di rispetto nei confronti di quello che mangiamo e di quello che beviamo. Sarà qualcosa di utile e anche di bello. Mangiare e bere - conclude lo storico - sono gesti che io chiamo di relazione tra noi e qualcosa”.

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