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VINO, CULTURA E TERRITORIO

Mecenatismo: la casa vinicola Sartori “adotta” la statua equestre di Cangrande I della Scala

L’azienda, guidata dalla famiglia Sartori, tra e realtà più importanti della Valpolicella, ne curerà restauro e manutenzione per i prossimi 12 anni

Il vino è cultura, senza dubbio. Ma è sempre più anche custode della cultura e dell’arte italiana, con tante cantine che, da tempo, investono nella tutela, nel recupero e nella valorizzazione di capolavori che fanno del Belpaese uno scrigno a cielo aperto di bellezze e storie. Azioni che, spesso, nascono nel segno del legame comune con il territorio tra “mecenate” e bene da tutelare. Come racconta, tra le altre, l’iniziativa della casa vinicola Sartori, una delle realtà più importanti della Valpolicella, che ha deciso di “adottare” la statua equestre di Cangrande I della Scala, al Museo di Castelvecchio, che è da tempo anche ispirazione per il logo dell’azienda, con la sponsorizzazione della sua manutenzione conservativa ordinaria, con un investimento di 38.000, per i prossimi 12 anni.
“Questa neonata sinergia tra istituzioni museali e privati cittadini contribuisce a diffondere un approccio virtuoso alla percezione dei beni culturali, affinché arte e cultura non rimangano appannaggio esclusivo di esperti o degli enti preposti alla loro tutela e alla loro gestione: un processo di collaborazione e di partecipazione attiva della cittadinanza al bene comune, che contribuisce a creare una più ampia consapevolezza del patrimonio artistico come parte integrante dell’identità culturale della collettività”, spiega una nota dell’azienda guidata da Andrea Sartori. Dopo tutto l’iter burocratico, l’Amministrazione Comunale di Verona ha accettato il contributo, che consentirà di sostenere il servizio di pulizia e manutenzione della monumentale statua per 12 anni, garantendo alla città e ai suoi visitatori la conservazione e la fruibilità ottimale dell’opera.

Focus - La statua equestre di Cangrande I della Scala
La statua equestre di Cangrande ritrae un cavaliere armato in un momento di quiete, mentre saluta con la spada alzata. Il signore scaligero veste in abito militare, porta sulle spalle un elmo-cimiero con un cane alato e monta un destriero che appare coperto da una gualdrappa ornata di motivi geometrici con fiori e lo stemma scaligero. Il suo volto è illuminato da un sorriso bonario. In origine la statua svettava sulla piramide tronca sopra l’arca nel cimitero degli Scaligeri e dirigeva il suo sguardo benevolo verso il successore Mastino II. Nel 1909 per ragioni conservative fu tolta dall’arca e ricoverata prima nel Museo Civico a palazzo Pompei e, successivamente, a Castelvecchio. Qui il geniale senso degli spazi dell’architetto Carlo Scarpa e di Licisco Magagnato, direttore dei Musei e Gallerie d’Arte dal 1955 al 1987, trovò una collocazione ideale che, pur mantenendo l’originale punto di vista, dal basso in alto, permette al visitatore di stabilire un contatto diretto con il sorriso vitale di Cangrande. Il percorso museale è costruito in modo tale da creare un senso di attesa il cui climax è costituito proprio dal momento in cui la statua, nello stesso tempo possente ma leggerissima perché sospesa nel vuoto, appare a pochissima distanza dal visitatore.
Il fascino del più famoso degli Scaligeri, celebrato nelle parole dell’amico Dante Alighieri che fu ospite prediletto alla corte veronese durante il suo esilio, si estende all’intera città e la statua che lo rappresenta è diventata la sua icona più nota. É un’immagine che simboleggia il significato del profondo e indissolubile legame con i luoghi, la storia, la bellezza e l’eleganza di una delle città più ammirate al mondo. Per questo è stata utilizzata come logo fin dal 1898 dalla casa vinicola Sartori di Verona che ora si propone di adottarne la cura.

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