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VINO E TERRITORIO

Meno rese e più controlli, per più qualità e fiducia del consumatore: il “Progetto Identità Soave”

Il percorso tracciato dal Consorzio del Soave, e votato all’unanimità in assemblea, per il futuro del territorio veneto celebre per il suo vino bianco
CONSORZIO DEL SOAVE, SOAVE, TERRITORIO, vino, Italia
“Progetto Identità Soave”: meno rese e più controlli, per più qualità e trasparenza

Produrre meno, per scelta, fare più qualità, per vocazione, e chiedere, a proprie spese, di essere ancora più controllati, per dire al consumatore che quando apre una bottiglia può essere ancora più certo del vino che ha acquistato. Sono, in estrema sintesi, le direttrici lungo cui corre il “Progetto Identità Soave”, che, dopo il voto all’unanimità in assemblea, viene messo in campo dal Consorzio del celebre territorio bianchista veneto, dove domina la Garganega, che su 6.300 ettari a denominazione produce in media 50 milioni di bottiglie ogni anno, e che vuole “proseguire lungo la via della qualità altamente selezionata, tracciata a partire dallo scorso luglio; rendere la denominazione ancora più competitiva sui mercati; produrre in maniera ancora più rispettosa dell’ambiente; tutelare il consumatore finale al momento dell’acquisto”.
Dopo aver deliberato nella scorsa estate la sospensione degli impianti ai fini della rivendica per i vigneti realizzati dopo il 31 luglio 2023 e un blocco rivendica per le stagioni 2023 e 2024, è stata approvata nella seduta assembleare di fine dicembre la riduzione delle rese per ettaro previste dal disciplinare per tutte le produzioni Doc Soave (nella misura del 10%, fissandola a 135 quintali ad ettaro al massimo, ndr). A seguire è stato, inoltre, collegialmente deciso un aumento al 30% delle verifiche da parte dell’organismo di certificazione Siquria sul rispetto della resa massima consentita: col 2024 quindi, il 30% dei viticoltori della denominazione verrà ispezionato dall’ente di certificazione nel periodo di presenza del grappolo sulla pianta al fine della stima della resa potenziale del vigneto e del rispetto dei nuovi limiti produttivi stabiliti.
“Queste scelte in materia di gestione delle produzioni posizionano di fatto oggi il Soave tra le prime denominazioni italiane per percentuale di controlli effettuati in vigneto”, spiega una nota del Consorzio, che sottolinea anche l’“appoggio totale da parte della Regione del Veneto, per la quale la Doc Soave è e rimane un asset strategico di fondamentale importanza”.
A spiegare più in dettaglio il pregetto, a WineNews, è il direttore del Consorzio del Soave, Igor Gladic: “tecnicamente la riduzione delle rese, fissata nel -10%, a 135 quintali di uva per ettaro al massimo, agisce solo nella vendemmia 2024, ma di fatto sarà strutturale. Abbiamo attivato una misura annuale per velocizzare i tempi, perché per modificare il disciplinare ci voglio almeno due anni. Ma abbiamo iniziato un percorso che guarda al futuro, indietro non si torna. L’obiettivo è instaurare un tavolo di confronto per far diventare questa riduzione di resa una modifica strutturale, da disciplinare. Intanto siamo partiti con un -10%, ma già il prossimo anno, con la vendemmia 2025, si vorrebbe ridurre ancora qualcosa, per poi trovare una modifica definitiva da mettere in disciplinare. Questo perchè le aziende hanno bisogno di programmazione, per fare le dovute scelte agronomiche. Perchè la qualità del vino nasce dalla vigna, e quindi già in fase di potatura si lavora con un determinato obiettivo. E, inoltre, abbiamo aumentato del 30% i controlli sulla Denominazione. Così il consumatore sa che quella bottiglia di Soave viene da un vigneto che il viticoltore ha già impostato, in fase di potatura, per fare qualità secondo determinate regole. Ad oggi, dall’organismo di controllo della denominazione, che è Siquria, viene controllato ogni anno il 30% del vigneto Soave. Questo vuol dire che in tre anni sarà controllata tutta la denominazione. Sappiamo che per i produttori è un costo ulteriore, ma grandi e piccole aziende, all’unanimità, in assemblea, hanno deciso di portare avanti questo percorso. Perchè crediamo che la credibilità di quello che facciamo, da comunicare ai consumatori, sia fondamentale per creare valore”.
“Quello che abbiamo posto in essere - evidenzia Sandro Gini, presidente del Consorzio di tutela del Soave - è un insieme di misure che, da circa due anni, mirano ad una forte riorganizzazione interna sul fronte della produzione col risultato di garantire al consumatore finale vini frutto di una severa selezione, in grado di distinguersi per l’elevata qualità. È una risposta importante che come denominazione intendiamo dare ai mercati che, oggi più che mai, ricercano vini fortemente identitari, con una gradazione alcolica non troppo spinta. Per il Soave è un richiamo ad essere semplicemente se stesso. Da qui il nome di “Progetto Identità Soave”. La Garganega, madre del Soave, è un’uva generosa e per tale ragione va dosata la sua naturale esuberanza. Se coltivata con lungimiranza e intelligenza non ha nulla da invidiare a vitigni come lo Chardonnay o il Sauvignon e non deve temere il confronto con le varietà aromatiche. Il Soave - conclude Gini - si caratterizza proprio per la sua “lievità olfattiva” che varia a seconda delle zone di produzione ma proprio questa sua caratteristica può dar vita ad una complessità affascinante, sostenuta dalla naturale vocazione di questo grande bianco veronese ad evolvere nel tempo”.

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