Una grande moria di api nell’inverno passato, fortunatamente compensata da una ripresa primaverile/estiva. L’annata per il miele, facendo i debiti scongiuri, si presenta decisamente superiore alla media e di grande eccellenza qualitativa: le prime stime - per il bilancio definitivo e le analisi sul mercato l’appuntamento è la “Settimana del Miele di Montalcino” (10/12 settembre), la più importante kermesse del settore in Italia, organizzata dagli apicoltori di Siena, Grosseto e Arezzo (Asga) - parlano di quantità superiore alla media, sui 110.000/120.000 quintali.
I mieli che hanno dato le migliori perfomance? In primis, il miele di acacia, in assoluto il più amato e ricercato in Italia: secondo Ismea, l’iistituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, bene in Piemonte, in Emilia Romagna e in Toscana; per il prodotto di agrumi, invece, raccolto mediocre in Sicilia, ma ampiamente compensato dalle ottime rese registrate in Puglia, Calabria, Campania e Basilicata; soddisfacente anche la produzione di miele di cardo in Sardegna; per il castagno, la “bottinatura” è ancora in atto; peggio è andata, invece, almeno nella prima parte dell’anno, al miele millefiori, la cui raccolta primaverile è stata compromessa dagli eccessi climatici dell’inverno passato, ma la produzione estiva dovrebbe riequilibrare la situazione; male, invece, per il miele di rododendro e gli altri “classici” di alta montagna, raccolti ad oltre 2000 metri. E i prezzi all’ingrosso? Assestamento, dopo i grandi rincari delle passate stagioni: attualmente il miele di acacia 2004 viene quotato tra 4 e 4,30 euro al chilo; quello di agrumi spunta, invece, prezzi appena più bassi, tra i 3,30 e i 3,40 euro al chilo.
Ma parlare quest’anno sarà soprattutto la qualità, e se la stagione non farà brutti scherzi sarà vera eccellenza: “anche se per un quadro più completo dovremo aspettare settembre e la fine della fase di bottinatura e raccolta - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale degli Apicoltori Italiani - certo è che finora sta andando bene: dopo un inverno molto rigido, che ha intaccato le popolazioni di api, ed una primavera caratterizzata da un’eccessiva sciamatura degli alveari, l’inizio di estate ci sta regalando ottimi segnali; l’annata si sta presentando bene e salvo scherzi climatici, il raccolto 2004 si preannuncia di grande, grandissima, qualità”.
Il condizionale resta naturalmente d’obbligo, e in attesa del verdetto di settembre, gli apicoltori italiani incrociano le dita: il nemico numero uno, adesso, potrebbe essere rappresentato dal caldo eccessivo, quella calura e siccità che solo nel 2003 ha fatto più danni della grandine, compromettendo buona parte del raccolto.
Un altro timore viene anche dall’estero, ed in particolare dalla Cina: l’importazione massiccia da questo Paese è chiusa da due anni, da quando nel miele è stata riscontrata la presenza di antibiotici, ma i produttori italiani temono possibili “infiltrazioni” ed anche un possibile ritorno del gigante dagli occhi a mandorla, capace da solo di stravolgere qualsiasi politica di prezzo in barba ad ogni sorta di qualità. Meno male che una mano in questo senso è arrivata dall’Europa: l’ultima direttiva comunitaria impone che dal 1 agosto sia dichiarato in etichetta il paese o la zona d’origine di un miele, e se eventualmente si tratta di una miscela; in altre parole tracciabilità, un passo comunitario importante per la difesa delle produzioni artigianali che potranno ora distinguersi e difendersi meglio dai mieli di origine industriale o dalle pericolose “infiltrazioni” cinesi.
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