Non capitano spesso le occasioni per guardarsi alle spalle e ripercorrere la storia del proprio territorio. Ed anche per questo è stato importante il convegno di Montefalco, messo in piedi dal direttore artistico di “Enologica 30”, Franco Ricci di Sommelier-Bibenda, per celebrare il compleanno n. 30 della denominazione, con tutti i produttori.
Il “fenomeno Montefalco”, ormai famoso a livello italiano ed internazionale, è nato nei primi anni Novanta, e rappresenta un esempio emblematico di identificazione totale di un territorio con una singola azienda: è stato Marco Caprai che, mettendo insieme la ricerca e la qualità del paesaggio, l’innovazione e il patrimonio storico, senza dimenticare la valorizzazione del prodotto tipico nel rispetto dell’ambiente, ha fatto crescere in maniera esponenziale il valore non solo del Sagrantino, ma più in generale del territorio di Montefalco.
Tutto è nato da una felice combinazione, che ha visto da una parte l’intuizione di Caprai - che, primo tra tutti, ha riconosciuto nel vitigno Sagrantino, elemento forte di Montefalco e legame importante tra passato e futuro della città umbra, un patrimonio unico al mondo, in un momento in cui nessuno ci avrebbe scommesso - e, dall’altra, il mercato, che in quel momento richiedeva rossi strutturati e tannici, esattamente uguali al Sagrantino. Così Caprai è riuscito ad imporre questo vino, investendo copiosamente in ricerca agronomica e selezione clonale, in collaborazione con il Dipartimento di Produzione Vegetale dell’Università degli Studi di Milano. Molte le innovazioni effettuate nella produzione sulla base dei risultati sperimentali: per esempio, la selezione di esemplari del vitigno Sagrantino con grappoli di uva bianca anziché nera, recuperati attraverso una paziente opera di ricostruzione della variabilità genetica di questo vitigno.
Ma Caprai ha anche saputo legare il vino alla storia e alla leggenda (basti pensare alla figura di San Francesco, che sceglieva il Sagrantino come vino da messa, o alle “vigne monumentali”) ed è anche, grazie a queste azioni, che Montefalco, ricca di opere d’arte (come i preziosi affreschi di Benozzo Gozzoli) è entrata nel circuito del turismo internazionale.
Purtroppo, negli ultimi anni, molti produttori, anche importanti, sono arrivati a piantare vigne a Montefalco: oggi la denominazione di Montefalco si trova di fronte ad un problema di sovrapproduzione, oltre che alla necessità di riqualificare complessivamente il territorio dal punto di vista turistico e ricettivo, implementando e migliorando l’offerta di ristoranti, hotel e strutture. Ma soprattutto è fondamentale dare alla Caprai il suo ruolo di “guida”, per consentirgli di essere di nuovo il motore positivo dell’innalzamento qualitativo del territorio, che fino ad oggi non ha saputo o potuto gestire il suo successo. Un aspetto che, comunque, nel convegno, alla fine, è emerso, anche nelle parole dei produttori. Meglio tardi che mai.
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