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MORIA API: IL MINISTRO GALAN CHIEDE LA PROROGA DELLO STOP AI NEONICOTINOIDI ... IL PRESIDENTE DEGLI APICOLTORI, PANELLA: “BENE ... I DATI SCIENTIFICI CONFERMANO TOSSICITA’ DEGLI INSETTICIDI E INEFFICACIA DEL METODO DELLE CONCE DEL MAIS ...”

Per salvaguardare il patrimonio apistico il Ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan ha chiesto al Ministro della Salute Ferruccio Fazio una nuova sospensiva dell’impiego dei neonicotinoidi e del fioroni, insetticidi utilizzati per la concia delle sementi di mais.

“Una richiesta - spiega il ministro, in una nota, commentando i risultati del progetto di ricerca Apenet, finanziato dal suo Ministero e attuato da vari istituti di ricerca coordinati dal Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (Cra) - che nasce dal fatto che le modifiche apportate alle macchine seminatrici non hanno fornito sufficienti garanzie per la salvaguardia delle api che hanno manifestato effetti non letali, come disorientamento e perdita di memoria olfattiva, soprattutto in corrispondenza della semina di ampie superfici di mais”.

Secondo il ministro Galan, quindi, proprio per intervenire con maggiore efficacia sulle macchine seminatrici, ha chiesto al Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (Cra) di potenziare la parte ingegneristica della ricerca, in modo da ridurre al minimo il rischio di contaminazione a seguito della dispersione delle polveri durante la semina.

Le api, dunque, hanno vinto di nuovo. E lo si capisce dalle “buone parole” del presidente degli apicoltori italiani Unaapi Francesco Panella, dopo la segnalazione di oggi della richiesta di Galan al Ministro della Salute Fazio, di confermare la sospensione dei neonicotinoidi e del fioroni (insetticidi utilizzati per la concia del mais, ndr), responsabili della morte di milioni di api in Italia, in scadenza il 20 settembre 2010.

Ma Panella aggiunge anche la sua soddisfazione “per la posizione del Ministro Galan nella riconferma della sospensione dell’autorizzazione d’uso dei concianti killer delle api. Noi apicoltori abbiamo richiesto fossero prese decisioni sulla base dei dati scientifici che confermano sia la subdola e pervasiva tossicità degli insetticidi neurotossici (non solo per le api ma per tutta l’entomofauna pronuba e più in generale per l’ambiente), sia dell’inefficacia del metodo delle conce nella lotta al nuovo parassita del mais, la diabrotica”.

Un’altra importante vittoria per le api, “sentinelle” da sempre dell’ambiente per eccellenza, e per gli apicoltori che stanno organizzando, a Montalcino (10/12 settembre), i loro “Stati Generali” dell’apicoltura italiana.

Poi, l’affondo di Panella, sul piano più tecnico e scientifico. E spiega: “l’investimento, con ricerca scientifica pubblica e indipendente, del progetto nazionale Apenet - prosegue Panella - ha evidentemente fornito risultati di notevole interesse e di valenza internazionale. Si è confermata quale causa dello spopolamento primaverile degli alveari nelle zone maidicole la dispersione di polveri tossiche. Si è verificata come possibile una riduzione ma non l’eliminazione dell’emissione di molecole nell’ambiente, con l’uso di semi conciati con neurotossici. Si è verificata, al contrario, l’ottimale efficacia delle pratiche agronomiche tradizionali (rotazione) per il contenimento della diabrotica. Non è stato ancora possibile, invece, accertare con studi scientifici il grado di rischio accettabile da dispersione di molecole di elevata tossicità, in fase di semina del mais”.

Per il presidente Unaapi, Panella “gli stessi dati produttivi della coltura di mais del 2009 e le previsioni per il 2010 dicono che i danni causati dal parassita, che pure erano annunciati come enormi e inevitabili senza le conce delle sementi, sono in realtà praticamente inesistenti. Il paradossale risultato di tutta la vicenda è che i maiscoltori invece dei danni temuti hanno avuto, grazie alla sospensiva delle conce con neonicotinoidi, un bel guadagno: il seme conciato, infatti, costa dai 15 ai 30 euro in più per ogni ettaro, rispetto al seme non conciato. Se si considera che in Italia si coltivano circa dagli 800.000 al 1.200.000 ettari di mais il risparmio per gli agricoltori è stato significativo: con stima approssimata per difetto dai 15 ai 20 milioni di euro. Cifra che - conclude Panella - evidentemente è mancata nelle casse delle industrie sementiere, la qual cosa spiega tanto accanimento nel voler continuare la pratica inutile e pericolosa delle conce. In sostanza le api stanno meglio (e l’ambiente e la nostra salute con loro), gli agricoltori hanno qualche soldo in più, le industrie chimiche qualche soldo in meno, ma che certo non le penalizza più di tanto, visti i lauti profitti che esse realizzano in ogni caso anche in piena crisi economica mondiale”.

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