“Nessuno in Italia ha mai sostenuto che la chimica di cui sono inondate le campagne d’Italia sia l’unica causa della crisi dell’apicoltura. Parassiti asiatici sempre più aggressivi, cambio climatico, riduzione della bio-varietà botanica comportano crescenti difficoltà di sopravvivenza e di produttività delle api. I nuovi fitofarmaci neurotossici sono “solo” per api e insetti utili la goccia che fa traboccare il vaso, e sarebbe possibile correggere il tiro con quel poco più di senso di responsabilità cui ci ha invitato il presidente di Slow Food Carlo Petrini su “La Repubblica”.
Da anni gli apicoltori verificano in campo sia il lento avvelenamento e la debilitazione progressiva degli alveari causata da queste molecole in dosi infinitesimali ( che nessuno studia anche per procedure di autorizzazione che si limitano a test spot, per lo più finanziati dalle holdings, nel chiuso dei laboratori), e sia assistono impotenti alle micidiali falcidie primaverili delle api di campo quando si disperdono nubi tossiche dai semi avvolti di neurotossici. La strage d’api in epoca di semina è oggi finalmente dimostrata scientificamente in modo incontestabile dai molteplici report dei servizi veterinari delle regioni del Nord Italia colpite da spopolamenti primaverili degli alveari negli ultimi anni. Basti l’esempio dei campioni ufficiali di api morte raccolti dai veterinari del Piemonte: all’analisi chimica rivelano nel 100% delle api la presenza delle molecole killer che le hanno uccise. Diverse regioni del Nord si sono quindi affiancate ad apicoltori e ambientalisti chiedendo che si metta fine alla catastrofica strage di api e insetti utili e il ministro dell’agricoltura Zaia ha recentemente dichiarato sul “L’Espresso” che intende vietarli.
Agrofarma alla vigilia di possibili, finalmente, decisioni responsabili delle istituzioni propone di ”attenuare” un fenomeno che peraltro continua a negare con l’assunzione di misure “precauzionali” senza alcun conforto scientifico ma che costringerebbero gli agricoltori a modificare le macchine seminatrici e più che altro che consentirebbero di riversare sui contadini la responsabilità del disastro ambientale delle dispersioni di sostanze tossiche, e di scaricare sulle aziende che preparano le sementi attenzioni produttive che non sono contemplate nell’autorizzazione d’uso.
L’utilità e necessarietà di tali molecole per l’agricoltura è scientificamente assai dubbia tanto che la stessa Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) si è espressa in modo netto sulla necessità di preservare l’indispensabile azione impollinatrice delle api e per vietare la concia con i neonicotinoidi. D’altronde la Francia, che ha vietato queste molecole che annientano il cervello degli insetti, continua a realizzare ottime performances produttive agricole.
E’ evidente quale è l’unico e vero interesse e preoccupazione di Bayer, Basf e Syngenta aderenti ad Agrofarma: continuare a vendere e quindi a realizzare gli ingentissimi profitti e dividendi che queste molecole generano come dimostrano i loro fiorenti bilanci, che come da loro dichiarato, fondano le prospettive di businnes e di utili in ulteriore crescita proprio sui neonicotinoidi!”
La posizione - Agrofarma: “inutile e dannoso sospendere concianti”
Sospendere l’utilizzo dei concianti con neonicotinoidi per i semi di mais, perché ritenuti causa della moria di api, è inutile e dannoso, secondo Agrofarma.
L’associazione, facendo riferimento alle richieste avanzate recentemente da varie associazioni ambientaliste, di apicoltori e da varie amministrazioni regionali, in una nota invita ad “evitare approcci drastici”, ricordando che “non esistono evidenze scientifiche tra l’impiego di queste sostanze e lo spopolamento degli alveari”.
Agrofarma propone in alternativa un approccio più equilibrato, con una serie di misure di mitigazione. Queste misure prevedono: l’indicazione sui sacchi di semi conciati di precauzioni per ridurre al minimo l’esposizione delle api agli agrofarmaci nella fase di semina; l’introduzione di test obbligatorio per le ditte sementiere per garantire il rispetto di un limite di polverosità del seme conciato; e modifiche alle seminatrici pneumatiche per ridurre al massimo la dispersione di polveri.
“Agrofarma ha fatto una proposta equilibrata che consente da un lato di non prendere decisioni drastiche e affrettate - afferma, in una nota stampa, Marco Rosso, direttore di Agrofarma- e dall’altro di attuare ulteriori misure cautelative. La concia delle sementi è una pratica indispensabile per avere produzioni sane e sostenibili - conclude Rosso - così come è fondamentale il ruolo delle api e dell’apicoltura. La proposta di Agrofarma aiuterebbe le due produzioni a coesistere”.
Il fenomeno dello spopolamento degli alveari resta una tematica difficile da comprendere e Agrofarma ritiene fondamentale approfondire la tematica con un monitoraggio nazionale multifattoriale, per la cui realizzazione l’associazione è pronta ad impegnarsi.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024