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STORIA E CULTURA

Musei del vino, ricchezza d’Italia. Ricci Curbastro, in Franciacorta, entra nella rete “Museimpresa”

Tanti i “templi” della cultura del vino nel Belpaese. Da quello di Lungarotti, tra i più importanti del mondo, che riapre il 6 maggio, ma non solo

In un Paese come l’Italia, dove il vino è impresa a cultura da secoli, dal Nord al Sud (discorso che vale anche per l’agricoltura e l’alimentare in generale) è quasi naturale che si trovino tanti musei che celebrano questo tratto caratterizzante del made in Italy. Occasioni per un viaggio nella cultura materiale e nel tempo, tanto più in tempi in cui il “turismo di prossimità”, almeno finchè non saremo definitivamente usciti dalla pandemia, la farà da padrone. E di certo non mancano le opportunità da scegliere. Come il “il Museo della Cultura del Vino” di Torgiano della famiglia Lungarotti, uno dei più importanti e belli del mondo, una sorta di “Uffizi del vino”, con oltre 3.000 pezzi, che raccontano 5.000 anni di storia del vino, che dopo lo stop dovuto alla crisi Covid riaprirà il 6 maggio (insieme al Museo dell’Olivo e dell’Olio , ndr). O ancora il WiMu Barolo, il Museo del Vino, firmato dallo scenografo svizzero François Confino, ospitato nel Castello Falletti, o “Musem, il Museo sensoriale e multimediale del Vino di Bolgheri e della Costa toscana”, voluto dall’imprenditore-designer Franco Malenotti, con Gaddo Della Gherardesca, al Casone Ugolino. Ma tanti sono anche i musei che raccontano storie di impresa, legate al vino. Tra queste, il Museo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro, storica realtà dalla Franciacorta oggi guidata da Riccardo Ricci Curbastro, che è di recente entrato a far parte di “Museimpresa”, rete fondata da Assolombarda e Confindustria nel 2001, che riunisce alcuni dei più belli ed importanti musei delle imprese italiane, di ogni settore. Per il vino, per esempio, oltre al recente ingresso di Ricci Curbastro, si annoverano le cantine Ferrari di Trento, realtà leader del Trentodoc guidata dalla famiglia Lunelli, o Casa Martini di Martini & Rossi, ma ci sono anche quelli di tante realtà iconiche del made in Italy agroalimentare, dal Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli al Museo Amaro Lucano, dall’Archivio Storico Barilla all’Archivio Storico e Museo Birra Peroni, dalla Collezione Branca alla Galleria Campari, dal Museo del Caffè Dersut al Museo della macchina per caffè di Gruppo Cimbali, dal Museo privato de La Fabbrica della Pasta di Gragnano al Museo Lavazza, dal Museo del Confetto Giovanni Mucci al Museo del Pane di Vito Forte, dallo Spazio Strega al Museo del Tartufo Urbani, solo per citarne alcuni.
“La Ricci Curbastro - spiega Riccardo Ricci Curbastro - è un’azienda familiare giunta alla diciottesima generazione, rappresentata da due dei miei figli Gualberto e Filippo, e imbottiglia almeno fin dal 1885 (etichetta più antica conservata). I suoi vigneti e la cantina costituiscono un corpo unico con il Museo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro, con l’Archivio Ricci Curbastro e con la Biblioteca Ricci Curbastro. Il Museo, aperto al pubblico nel 1986 da Gualberto Ricci Curbastro con oltre 3.000 oggetti esposti, l’archivio, 50 metri lineari di fondo antico dal XVII secolo e di fondo aziendale, e la biblioteca, oltre 4.000 volumi di agricoltura, enologia e storia locale, sono un unicum in Franciacorta. Dal suo esordio nel luglio 1986 il Museo è stato visitato da oltre 150.000 persone divenendo un polo attrattivo a Capriolo in Franciacorta, dal 2002 ha curato e sviluppato programmi specifici per i bambini e gli studenti (Giochiamo e impariamo con Acinello, Scopri il vigneto www.scopriilvigneto.it ), e ha anche curato la stampa di alcuni volumi. In programma per il 2022 c’è una nuova sala espositiva progettata dal Professor Massimo Negri che si affiancherà alle quatto esistenti realizzate nei fabbricati rurali del 1875 opera dell’architetto bresciano Antonio Tagliaferri”. E ancora, è ancora in catalogazione una parte dell’Archivio Ricci Curbastro, mentre è in fase di digitalizzazione la collezione della Biblioteca, “per poi essere messa a disposizione degli studiosi per ricerche e studi”, con volumi che spaziano su temi agricoli, viticoltura e ed enologia, ma anche sulla storia del territorio franciacortino con molte opere di Agostino Gallo e di Vincenzo Dandolo. Un riconoscmento, quello per il Museo Ricci Curbastro, arrivato anche in vista del 2023, quando Brescia e Bergamo saranno “Capitalie Italiane della Cultura”, con il museo che si trova a Capriolo, in Franciacorta, proprio a metà strada tra le due città.
E che è una delle tante case history museali che l’italia del vino ha da offrire, tra realtà più storiche, e altre nate più di recente, come la Wine Experience a Priocca d’Alba, nel cuore del Roero, firmata da Mondo del Vino, una delle più avanzate esperienze multimediali del genere in Italia, così come la Galleria Olfattiva e Museo del Vino di Zeni, a Bardolino, il “Masi Wine Discovery Museum”, percorso didattico ed allo stesso tempo emozionale studiato dal Gruppo Tecnico Masi, nella Tenuta Canova a, Lazise sul Lago di Garda, o il “Valpolicella VR 360”, museo “virtuale” per tour alla scoperta della terra dell’Amarone, realizzato da Cantina Valpolicella Negrar. Passando, scendendo al Sud, per il “Museo d’Impresa Mastroberardino Atripalda”, della famiglia Mastroberardino, tra i riferimenti del vino d’Irpinia, o per il Museo della civiltà del vino Primitivo, nella Cantina Produttori di Manduria, in Puglia, solo per fare degli esempi tra i tanti possibili.

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