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AGRICOLTURA

Nasce il “welfare verde”: contro il disagio sociale scendono in campo le fattorie di Coldiretti

Un aiuto anche per le famiglie che lavorano grazie a progetti di didattica pensati per i bambini. E l’agricoltura diventa anche un motore sociale
AGRICOLTURA, Coldiretti, FATTORIE SOCIALI, Non Solo Vino
Lezione di mungitura per i bambini, simbolo del ruolo sociale delle fattorie

Dai centri estivi rurali per i bambini agli “agriospizi” per gli anziani; dalla cura delle dipendenze al reinserimento lavorativo; dall’ortoterapia alla pet therapy, dall’assistenza sanitaria e psicologica all’integrazione culturale: nasce il nuovo “welfare verde” per combattere le difficoltà generate dal Coronavirus e, allo stesso tempo, affiancare il sistema dei servizi pubblici. Scende in campo l’agricoltura per dare una risposta ai bisogni e alle difficoltà sociali con le campagne che si prendono un ruolo da protagoniste. A sostegno delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei bambini, dei disabili e delle fasce più disagiate della popolazione, travolte dalla crisi generata dall’emergenza coronavirus, arriva la prima rete nazionale delle Fattorie Sociali di Coldiretti. La mission? Offrire nuovi servizi nelle campagne dove, all’aria aperta, è più facile il rispetto del distanziamento tra le persone e, di conseguenza, minori i rischi di contagio. Un quadro che emerge dal Rapporto n. 1 di Coldiretti dedicato a “La vera agricoltura sociale fa bene all’Italia”, illustrato oggi a Palazzo Rospigliosi a Roma, alla presenza del presidente Coldiretti Ettore Prandini e del Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, alla quale è stato donato il primo gel disinfettante a base di prodotti naturali (lavanda e timo) prodotto nel lockdown da una fattoria sociale di Comano Terme che, oltre a realizzare erbe officinali, accoglie in azienda bambini e persone in difficoltà. Sono 9.000 le fattorie in Italia impegnate nel sociale, sette volte di più sul 2013, progetti in grado oggi di offrire un valore di servizi sanitari ed educativi che, secondo le stime Coldiretti, ha raggiunto 1 miliardo di euro.
“Nell’ultimo anno - spiega Coldiretti - oltre 40.000 famiglie hanno usufruito dei servizi nati grazie all’impegno sociale degli agricoltori con azioni di aiuto e sostegno” che hanno dato una mano persone disabili o autistiche ma anche a detenuti (ed ex detenuti), minori con disagi o difficoltà di apprendimento, donne vittime di abusi, anziani, cittadini con problemi relazionali o dipendenze senza dimenticare i disoccupati. Un’area di disagio molto ampia cresciuta ancora di più in questi mesi di pandemia con oltre un milione di nuovi poveri che richiedono aiuto anche semplicemente per il cibo. Sono gli effetti della crisi economica e sociale provocata dall’emergenza coronavirus e dalla conseguente perdita di opportunità di lavoro con persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche. Una crisi collettiva nazionale (e trasversale) per demografia e lavoro senza precedenti dai tempi del dopoguerra e che, evidenzia il rapporto Coldiretti, può trovare delle risposte nelle esperienze di agricoltura sociale diffuse su tutto il territorio nazionale: il 52,4% al Nord, il 21,4% al Centro e il 26,2% al Sud.
“Il nuovo welfare “verde” - sottolinea la Coldiretti - nasce dall’innesto dei percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale grazie ad attività agricole tradizionali come la coltivazione, l’allevamento, l’agriturismo, le fattorie didattiche e anche le vendite dirette che coinvolgono l’80% delle fattorie sociali italiane la cui dimensione media raggiunge i 24 ettari, più del triplo delle altre aziende agricole”. L’agricoltura scopre così una nuova vocazione.
“Oggi produrre in agricoltura - spiega il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - non vuol dire soltanto portare il buon cibo sulle tavole degli italiani, ma rispondere a precise necessità della società in ambiti diversi. Grazie agli agricoltori si realizzano progetti che offrono servizi di qualità a persone svantaggiate con percorsi di integrazione e formazione che spesso sfociano in contratti di lavoro che restituiscono dignità e traiettorie di futuro”.

Focus - Un sogno chiamato agricolonia
Quasi 9 italiani su 10 (89%) sognano l’agricolonia per i propri figli. Un gradimento in crescita, nel 2020, perché ritenuto un servizio fondamentale dalle famiglie in un paese come l’Italia dove il 75% dei bambini non ha un posto al nido. Un desiderio che appare evidente come dimostra l’analisi Coldiretti, su dati Fondazione Univerde. In Italia, secondo l’Istat, l’offerta di servizi educativi per l’infanzia esclude tre famiglie su quattro (75,3%) del bacino potenziale di utenza, con insostenibili difficoltà per i genitori a causa dell’incompatibilità fra gli impegni di lavoro e le esigenze che i figli richiedono ma anche per l’assenza di parenti di supporto e per l’elevata incidenza dei costi di assistenza.
Una situazione aggravatasi con il lockdown e la chiusura delle scuole, causati dalla pandemia che hanno provocato in mamme e papà il cosiddetto “parental burnout”, uno stato di esaurimento psicofisico legato all’impossibilità di conciliare i tempi dello smart working lavorativo con quelli delle esigenze educative dei bambini. Una risposta al problema potrebbe arrivare dalle fattorie didattiche nate nelle campagne italiane che aprono le porte in sicurezza durante l’estate ai bambini proponendo attività ricreative ed educative a contatto con la natura, magari usufruendo del bonus baby sitter.
“Una boccata di ossigeno per tanti italiani ma anche per il sistema dei servizi pubblici messo sotto pressione dalla pandemia - puntualizza Coldiretti - per sostenere i genitori di bambini e ragazzi con disabilità intellettiva e autismo ci sono fattorie che hanno realizzato percorsi di formazione, recupero e apprendimento garantendo opportunità che in molte aree non sarebbe possibile offrire. Ma sono molte anche le aziende che hanno reso possibile un modo diverso, più gratificante e più sicuro di vivere la vecchiaia rispetto al modello delle case di riposo, che con la pandemia hanno pagato un prezzo altissimo in termine di vite. Gli anziani ospiti degli agriospizi, residenze rurali, passano la giornata all’aria aperta dedicandosi all’ortoterapia, ai corsi di cucina, ai corsi di ginnastica e rieducazione posturale fino alle escursioni in campagna, in modo da favorire la socializzazione e il mantenimento di una buona condizione psicofisica, nel rispetto delle misure sul distanziamento sociale”.
I benefici riguardano anche la sfera occupazionale perché le fattorie sociali hanno come obiettivo anche quello di aiutare persone emarginate e in difficoltà a rilanciarsi nel mondo del lavoro: opportunità che si concretizzano attraverso corsi di formazione per l’apprendimento di nuovi mestieri o addirittura nell’impiego diretto nelle stesse aziende agricole. “Con i gravissimi danni che l’emergenza sanitaria ha inferto al tessuto sociale del Paese - afferma Ettore Prandini - l’agricoltura sociale rappresenta oggi un’opportunità per contribuire ad evitare le tensioni pronosticate con l’acuirsi della crisi in autunno. Il welfare rurale rappresenta oggi la punta più avanzata della svolta multifunzionale che ha rivoluzionato l’agricoltura italiana”.

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