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VINO E PROFESSIONI

Nasce “l’ordine” degli enotecari: Aepi, l’Associazione degli Enotecari Professionisti entra nel Mise

Il presidente Bonfio a WineNews: “attestato che garantisce il consumatore, chi fa parte di Aepi rispetta un codice deontologico e altre regole”
AEPI, ENOTECARI PROFESSIONISTI, ENOTECARIO, FRANCESCO BONFIO, SVILUPPO ECONOMICO, Italia
L'Aepi, Associaione Enotecari Professionisti, nell'elenco del Mise

Elevare la professione e la professionalità della figura dell’enotecario, e garantire il consumatore finale che la persona che ha di fronte risponde a certe regole, ad un vero e proprio codice deontologico, e non solo: con questo scopo è nata, nel 2016 Aepi, l’Associazione Enotecari Professionisti Italiani, che da poche ore è la prima e l’unica del settore enogastronomico ad essere inserita nell’elenco delle associazioni che rilasciano un attestato di qualità e di qualificazione Professionale dei servizi prestati pubblicato dal Ministero per lo Sviluppo Economico.
Questo, ovviamente, non vuol dire che per aprire un’enoteca serve questo attesta, ma è come se nascesse una sorta di “ordine” degli enotecari. “Parlare di “ordine” è un’esagerazione - commenta a WineNews il presidente di Aepi, Francesco Bonfio - ma in qualche modo rende il concetto.
La nostra è una associazione di persone che in buona parte nascono professionalmente con l’enoteca, come dipendenti o proprietari, ma poi ci stacchiamo dal negozio fisico, e parliamo di libera professione. In questi anni l’enotecario è stato chiamato a svolgere attività che hanno poco o niente a che fare con la gestione di un’enoteca intesa come negozio di vendita di vini e distillati.
Penso a quando facciamo i corsi, a quando veniamo chiamati nelle commissioni di degustazione dei concorsi, o a quando un cliente ci chiede una valutazione della propria cantina.
Fenomeno, questo, che negli ultimi anni si è sviluppato molto, perché dopo gli anni 90 e 2000 in cui la gente ha comprato molte cose, anche solo per moda, la crisi ha invitato molti a liquidare le cantine che avevano, e la prima cosa che cercano di fare è capire quanto possono realizzare, e quindi chiedono una consulenza, che forniamo sulla base della nostra esperienza. Sono solo alcuni esempi di attività che sono a tutti gli effetti “intellettuali” che non sono commercio, per le quali occorreva trovare una strada, che ci fornisce la legge 4 del 2013, con cui l’Italia ha provato a normare le professioni che non sono già organizzate in ordini professionali o collegi, recependo un regolamento comunitario mirato alla maggior tutela dei consumatori”.
Ed essere inserite nell’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico, è un passo in più in questa direzione. “Per noi è importante. Chiunque può fare un’associazione, ma se non risponde ai requisiti di legge, per esempio avere uno sportello dei consumatori, non può essere in questo elenco, ed il fatto di aver avuto un’istruttoria di 16 mesi in cui hanno valutato cosa facciamo, e che strumenti abbiamo per garantire il cliente finale, è significativo. Poi abbiamo aggiunto delle cose, come l’obbligo dell’aggiornamento della formazione professionale, ne più ne meno come hanno architetti, farmacisti, giornalisti e così via. Gli associati ovviamente sono controllati dall’associazione, e sono previste delle sanzioni per chi non rispetta questo aggiornamento, che possono arrivare anche all’espulsione dall’associazione. Ci siamo dotati di un codice deontologico, dicendo quello che dobbiamo fare e non dobbiamo fare nel rapporto con i clienti. Per esempio, nel nostro statuto è molto ben chiaro il punto che dice che noi ci impegniamo per la promozione del consumo consapevole e ragionato di vino, e combattiamo l’alcolismo. Sono tutti elementi che consentono al consumatore di scegliere il consulente giusto per le sue esigenze, perché il cliente finale sa che la persona che aderisce all’associazione deve rispettare certe regole. Questo ovviamente non esclude che ci siano ottimi ed autorevoli professionisti del settore al di fuori di Aepi, noi semplicemente ci mettiamo la faccia, che ci sono i controlli, ed è una garanzia in più per i consumatori. Una delle parole più usate nel settore dell’enogastronomia è professionalità, noi abbiamo provato a dare un contenuto a questa parola, con regole concrete e solide a cui si abbinano sanzioni per chi non le rispetta. Vediamo questo successo come il punto di partenza di un’affascinante avventura per affermare l’importante ruolo dell’enotecario professionista. Questa figura professionale potrebbe diventare il fulcro di un processo di evoluzione culturale nel mondo del vino nella consapevolezza del ruolo che questo ha in un’alimentazione intelligente e consapevole”.

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