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CONSUMO DI SUOLO

Nel 2017 la superficie naturale in Italia si è ridotta di altri 52 chilometri quadrati: i dati Ispra

Il Rapporto, presentato ieri alla Camera, svela che l’8% dell’estensione totale è coperta da cemento. Le reazioni di Coldiretti e Wwf
CONSUMO DI SUOLO, ISPRA, Non Solo Vino
Nel 2017 la superficie naturale in Italia si è ridotta di altri 52 chilometri quadrati

Etichette d’origine sui prodotti alimentari, trattati commerciali di libero scambio, protezione del made in Italy... Sono tutti temi “caldi” nella discussione pubblica su agricoltura e agroalimentare, ma ciò di cui ancora si parla troppo poco, e che invece sta alla base di tutte queste problematiche, è la sistematica scomparsa di terreni coltivati negli ultimi 30 anni, per fare spazio a costruzioni in cemento, infrastrutture e strade. A dirlo sono organizzazioni del settore, da Coldiretti a Wwf, che hanno commentato i dati del Rapporto sul consumo di suolo in Italia, presentato ieri alla Camera da Ispra - Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale, secondo cui nel 2017 la superficie naturale si è ridotta di ulteriori 52 chilometri quadrati. Tra infrastrutture e cantieri, si legge sul Rapporto, che da soli coprono più di 3.000 ettari di suolo, si invadono anche aree protette e aree a pericolosità idrogeologica, sconfinando persino all’interno delle aree vincolate per la tutela del paesaggio - coste fiumi laghi vulcanici e montagne - soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350.000 ettari, circa l’8% delle estensione totale. A questo andazzo la superficie naturale si assottiglia di altri 52 chilometri quadrati nell’ultimo anno: in altre parole, è spiegato sul Rapporto, costruiamo ogni due ore un’intera Piazza Navona fatta di cemento e asfalto.
“Il consumo di suolo non si ferma - dice Michele Munafò, curatore del rapporto Ispra - la crisi economica ha rallentato negli ultimi anni il processo, ma ieri nel nord est il consumo di suolo avanza più velocemente che nel passato”.
E questo, ovviamente danneggia pesantemente l’agricoltura: la disponibilità di terra coltivata significa, come sottolinea la Coldiretti, produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono, continua la Coldiretti, i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato, sostiene la Coldiretti, è che sono saliti a 7.145 i comuni italiani, ovvero l’88,3% del totale, a rischio frane e/o alluvioni.
Anche il Wwf ha commentato i dati del Rapporto Ispra, nonostante da anni ormai sia impegnato nella difesa del terreno coltivato contro la cementificazione. La presidente di Wwf Italia, Donatella Bianchi, ha infatti sottolineato come “questa malattia che affligge il Belpaese non solo si può ma si deve curare riprendendo innanzitutto il percorso del disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” che, nella passata legislatura, dopo essere stato approvato nel 2016 dalla Camera, si è interrotto al Senato. Con questo testo sarebbe possibile dotare finalmente l’Italia di una normativa innovativa ed efficace”.

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