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Nel 2020 -13.060 tra ristoranti e bar in Italia: analisi Fipe/Confcommercio (su dati Infocamere)

Chiusure nella media degli anni pre-Covid, ma preoccupano le minori aperture. E il danno vero si valuterà solo nei prossimi mesi del 2021

Nel 2020 della pandemia, il saldo tra aperture e chiusure delle imprese della ristorazione dice -13.060. Differenza tra le nuove iscrizioni ai registri delle Camere di Commercio, 9.190, e le cessazioni, 22.250. A dirlo la Fipe/Confcommercio (su dati di Infocamere). Numeri negativi che si aggiungono a quelli già noti dell’impatto enorme del Covid-19 e delle misure per contenerlo patito dalla ristorazione italiana, che, a fine anno, ha lasciato sul terreno 34,6 miliardi di euro, il -36,2% rispetto al giro d’affari pre-covid, come dichiarato dalla stessa Fipe.
“La dinamica imprenditoriale dei pubblici esercizi nel 2020 è stata caratterizzata da una diffusa incertezza sull’evoluzione della pandemia. Ciò che emerge - sottolinea la Fipe/Confcommercio - è un forte calo nella nascita di nuove imprese a fronte di un numero di chiusure che, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato, resta nella media. La riduzione delle nuove iscrizioni va tenuta in grande considerazione perché è principalmente nelle nuove imprese che si realizza la prospettiva di innovazione del settore e di sviluppo dell’occupazione. Per meglio quantificare le conseguenze del forzato rallentamento delle attività e stabilire l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale occorrerà attendere almeno il secondo o il terzo trimestre dell’anno. Nel primo trimestre, invece, si registra per lo più il fenomeno delle cancellazioni dovute a procedure di carattere amministrativo del registro delle imprese”. Detto in altre parole, per la ristorazione c’è da aspettarsi un danno reale, che si dispiegherà nei prossimi mesi, ben più grande di quanto non raccontino i freddi numeri di quanto successo fino ad oggi.
Nel dettaglio, il 2020 ha registrato l’iscrizione 5.313 ristoranti, di 3.788 bar e di 116 mense e catering, mentre ad aver chiuso sono stati 11.820 ristoranti, 10.247 bar e 218 mense e catering. Un quadro ovviamente difficilissimo, per un settore che, come ricordato più volte, è una delle più grandi imprese del Paese, con 1,3 milioni di posti di lavoro impiegati, e che è strutturale anche per la filiera del vino e del cibo di maggiore qualità (11,5 miliardi le vendite di wine & food perse nel 2020 a causa del fermo della ristorazione, secondo la Coldiretti).
Con la Fipe/Confcommercio che continua a chiedere l’allentamento di alcune misure in particolare nelle zone gialle, a cui in qualche modo ha aperto, nei giorni scorsi, il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, che ha dichiarato come il tema sia sul tavolo di confronto tra Governo e Comitato Tecnico Scientifico, mentre il Ministro della Salute Roberto Speranza ha raffreddato subito gli animi, dicendo nei giorni scorsi che “non ci sono le condizioni per allentare le restrizioni”, e che proprio oggi, mentre si attende la versione definitiva del Dpcm che sarà in vigore dal 6 marzo, il primo del Governo Draghi, ha dichiarato che “la curva risale, le prossime settimane non saranno facili. Servono coraggio e decisioni coerenti”. Mentre l’incertezza, che è forse la cosa più dannosa, regna sovrana.

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