Il profumato miele di agrumi di Sicilia e Calabria? Pochi chilogrammi, se non addirittura etti, per alveare. Il trasparente e delicato miele di acacia, il più amato come dolcificante? Pochissimo. I millefiori primaverili dagli aromi intensi e floreali? Registrano una diminuzione del 70%. E’ il “bollettino di guerra” che stanno stilando gli apicoltori italiani, con i primi dati sulla raccolta del miele 2008, che sono chiaramente di segno negativo. La causa principale è la vera e propria ecatombe delle nostre api, con perdite stimate del 40% a livello nazionale. La gravissima crisi che sta attraversando il settore sarà uno dei temi principali della “Settimana del Miele”, dal 12 al 14 settembre a Montalcino, ovvero gli “Stati Generali” dell’apicoltura italiana, settore in cui operano ben 50.000 apicoltori, con 1,1 milioni di alveari, per un business di 60 milioni di euro, che arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura.
Il borsino della produzione 2008 di miele in Italia è, al momento, decisamente preoccupante: praticamente nullo il raccolto di miele di agrumi in Sicilia, scarsissimo quello nelle altre regioni vocate - Calabria, Basilicata e Puglia. Brutte notizie anche per il miele d’acacia, il più ricercato e consumato dagli italiani: al Nord e in Toscana a causa delle piogge incessanti se ne è raccolto pochissimo, un po’ meglio nelle altre aree vocate del Centro. Il raccolto di miele di tarassaco nel Nord non si è praticamente effettuato, a causa dello spopolamento degli alveari (oltre 50.000 quelli che hanno perso tutte le api raccoglitrici in campo) e dell’impressionante esodo forzato di alveari dalle zone contaminate da insetticidi tossici dispersi nelle operazioni di semina del mais. Pessima anche la situazione dei millefiori primaverili, che registrano ovunque un raccolto scarso (-70%).
Tranne rare eccezioni, si registra, al momento, sul territorio nazionale un calo medio produttivo di miele del 30%; sembrano, invece, promettere bene i millefiori estivi, la cui stagione è appena avviata, così come l’eucalipto e il castagno, che stanno fiorendo adesso.
Il “borsino” 2008 rappresenta, dunque, un potente segnale allarme per il miele italiano, da sempre considerato uno dei migliori del mondo, anche grazie all’enorme varietà che è possibile trovare nel nostro Paese: dal nespolo al corbezzolo, dall’erica al girasole, dal rododendro alla lupinella, dalla lavanda alla marruca, dal cardo all’erba medica.
“La sopravvivenza e produttività delle api - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale degli Apicoltori Italiani - è seriamente minacciata da fenomeni correlati quali la difficoltà di difesa veterinaria e l’andamento del clima, il nostro sforzo è proteso ad affrontarli come avvenimenti congiunturali”. “Ciò che addolora e toglie speranza e prospettive - afferma Hubert Ciacci, presidente dell’Asga (Associazione Apicoltori Siena Grosseto Arezzo), che organizza in settembre a Montalcino l’appuntamento più importante dell’apicoltura italiana - è che invece nulla si faccia per eliminare il micidiale impatto ambientale sulle api e sugli altri insetti utili dei nuovi e potentissimi insetticidi irresponsabilmente autorizzati dalle autorità nazionali e irrorati copiosamente nelle nostre campagne (siamo la maglia nera d’Europa per utilizzo di molecole insetticide, con un quantitativo annuo pari a oltre un terzo del totale irrorato nella Comunità Europea). Le stesse sostanze sono, invece, vietate nei Paesi vicini, come Francia, Germania e Slovenia”.
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