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VINO E ARTE

Nittardi: 40 anni di etichette d’artista oltre ogni etichetta (e stereotipo) del mondo del vino

La griffe del Chianti Classico celebra la sua liaison con l’arte, da Dario Fo a Yoko Ono, fino al “Premio Internazionale Nittardi”

Oltre il vino, oltre il materiale, esiste una cosa chiamata “visione”: è una delle leggi naturali del mondo del commercio ed ha il potere di portare nel mondo un qualcosa di nuovo. I grandi vini, le icone e i miti costituiscono l’ossatura del tessuto culturale di un intero Paese, così come i territori vinicoli che, nel corso degli anni, si sono assestati nel mondo come delle favole, vive nei canti e nei racconti degli scrittori di ogni tempo da Jeffrey Choser a Marco Vichi. Entrambi evocano la Toscana, una regione in cui l’arte e il vino sono complementari, insieme per superare la dualità tra il materiale vino e l’impalpabile arte. In un unico che crea a sua volta il paesaggio, meraviglioso, tra cipressi e tramonti, cotto fiorentino e boschi selvaggi, in tinte sfumate di arancio e viola sui tramonti di ogni stagione, nonostante il cambiamento climatico che morde e spaventa gli agricoltori.

Nella favola di questo tempo, si trova il Chianti Classico, reso grande soprattutto dalle sue aziende. In una piccola contea enologica paragonabile agli Châteaux della Bassa Occitania, dove i modelli di business sono simili a quelli delle “shires” britanniche, e l’eleganza di modi ed espressioni linguistiche incontra lo stile manifatturiero dei vestiti e dei tessuti lavorati dagli artigiani locali. Il Chianti Classico, dove arte e viticoltura sono sorelle e spesso si incontrano. Ancora dal 1716, anno in cui l’illuminato Cosimo III de’ Medici, Granduca di Toscana, ascoltando i suoi tecnici agronomi d’alta formazione, decise di sancire un bando per preservare e tutelare la qualità di un simbolo: il vino di Toscana, il Chianti nella sua unità. Oggi esistono più toscane, in tutte le sue zone, da Montalcino a Bolgheri, la Maremma e il Casentino, Montepulciano e San gimignano, per citarne alcune.

In un affresco del genere, non può mancare l’arte del mecenatismo, che non può e non deve scomparire dalle cronache. Perché l’arte, come il vino, fa progredire la civiltà. E così, la Toscana, da sempre è meta di elezione di chi da forestiero ha voluto investire sul territorio, a mezzo arte. Dai tempi di Michelangelo al giorno d’oggi, per una Toscana che in mezzo a mille difficoltà prova a vedere nel presente, nelle opere d’arte. Dal Castello di Ama al Museo Pecci di Prato, dalle gallerie ai festival che propongono artisti da ogni parte del mondo. Ed infine le aziende vinicole, di produttori che vedono nel calice il valore di una visione più che di un prodotto tecnico, con il cuore nel vigneto e nell’ambiente circostante.
Produttori come la famiglia Femfert Canali, che nel Chianti Classico investe e cura i vigneti producendo vini di qualità sopraffina con la griffe Nittardi.E quando una realtà compie i suoi 40 anni significa che il valore del suo vino e del suo modello di business è concreto e di virtù per tutto il territorio. Di conseguenza, dove c’è armonia può fiorire l’arte, che in Nittardi è una costante, e lo è nelle sue etichette che vanno oltre l’etichetta, in cui l’arte è stata scritta ed impressa sin dal 1981, e tuttora è viva, da nomi grandi ed importanti, in grado di lasciare una traccia libera ed ispirante per ogni essere umano. Non passano inosservate le etichette a firma Pierre Alechinsky, Corneille, Dario Fo, Karl Otto Götz, Günter Grass, Friedensreich Hundertwasser, Mimmo Paladino, Fabrizio Plessi e Mikis Theodorakis o Yoko Ono, nel caso della quale regna l’assenza di segno grafico a favore di una semplice poesia in stile “Imagine”.

Tolgono il fiato le quaranta etichette appese alle pareti di Palazzo Coveri, sul Lungarno Guicciardini, in mostra nella galleria gestita da Beatrice Cifuentes Sarmiento, dove l’arte si fa contemporanea, nel senso che gli artisti che espongono sono ancora, quasi tutti, in vita. Dunque per i 40 anni del Vigna Doghessa, oggi, a Firenze, va in scena il Premio Internazionale Nittardi: una cassa da 6 bottiglie di Chianti Classico Vigna Doghessa 2020, vestite con 6 diverse etichette e fasciate da 6 diverse carta seta - destinata agli appassionati collezionisti del vino Nittardi - firmate dagli artisti vincitori del Premio Internazionale Nittardi - Olle Borg, Fausto Maria Franchi, Andreas Floudas-Zygouras, Chiara Mazzotti, Ulrike Seyboth e Pengpeng Wang -, e una magnum “vestita” da Roberto Maria Lino, che ha ricevuto il Premio d’onore. L’etichetta, in questo caso, per mano di una famiglia che porta nel mondo del vino una pennellata di mondo dell’arte, va oltre ogni etichetta e stereotipo, ragionamento di marketing e opportunismo di frontiera, si traduce in un volano di comunicazione libero e forte, in grado di portare, tramite la bottiglia una vibrazione prima che un semplice segno grafico, una vita di un’artista più che un portfolio, il vino in questo caso, oltre alla qualità simbolo del Made in Italy, porta la forza di un messaggio che non guarda all’oggi ma al futuro.

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