Il commercio equo e solidale, che con il marchio della cooperativa “Fairtrade” (www.fairtrade.net), dal 1994, porta nelle tavole di tutta Europa i prodotti degli agricoltori del Sud del mondo, non ha a che fare solo con frutta, cereali, caffè e cioccolata, ma anche con il vino, specie quello dei piccoli produttori del Sudafrica. Tanto che, nel Regno Unito, il commercio di vino equo e solidale ha raggiunto, nel 2014, le 30 milioni di bottiglie, per un giro d’affari di 27,5 milioni di sterline, con una crescita del 9% sul 2013: in pratica, una bottiglia equa e solidale su tre prodotta finisce sul mercato britannico, come racconta uno dei quotidiani più autorevoli della Gran Bretagna, il “The Guardian” (www.theguardian.com).
La tendenza nelle vendite del vino rispecchia quella di banane e caffè, che lo scorso anno, proprio come il vino, hanno goduto di una massiccia campagna da parte di Fairtrade, ma l’andamento generale, per il commercio equo e solidale, dopo anni di crescita è, per la prima volta, in ribasso, a causa della stretta dei consumi che continua a colpire, in Uk come altrove.
Il vino Fairtrade, che prevede un prezzo minimo e un premio sociale per viticoltori e produttori, arriva prevalentemente da Sudafrica, Cile e Argentina, ed il suo successo sul mercato britannico è dovuto principalmente al fatto che “è un concetto molto facile da afferrare, ed oggi - spiega il wine writer Oz Clarke - è un’abitudine ben radicata per beni come frutta, caffè e tè. Ma anche il vino sta trovando una sua importanza, in particolare in Sudafrica, dove gli accordi con Fairtrade hanno fatto la differenza per la vita di tanti agricoltori del Sud del mondo”.
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