È un dominio scandinavo ai fornelli, quello emerso dall’edizione n. 6 del Bocuse d’Or Europe, di scena nei giorni scorsi al Lingotto Fiere a Torino, che ha visto trionfare la Norvergia guidata da Christian André Pettersen, giovane chef di 28 anni del ristorante “Mondo”, seguita sul podio dalla Svezia, con ai fornelli il 29enne Sebastian Gibrand, del “Lux Restaurants”, e dalla Danimarca, capitanata da Kenneth Toft-Hansen, 36 anni, dello Svinkløv Badehotel. Questo il verdetto della giuria presieduta dagli chef Jérôme Bocuse, Tamás Széll, Carlo Cracco ed Enrico Crippa. L’Italia, con lo chef Martino Ruggieri, sarà comunque presente alla finale mondiale di Lione, il 29-30 gennaio 2019, in quello che, intitolato al più grande chef di Francia, Paul Bocuse, recentemente scomparso, è considerato a tutti gli effetti il “Mondiale” dell’alta cucina.
Ventidue i Paesi già qualificati (Argentina, Australia, Brasile, Belgio, Canada, Cile, Cina, Danimarca, Corea del Sud, Finlandia, Francia, Giappone, Islanda, Italia, Norvegia, Singapore, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Thailandia e Ungheria), che diventeranno 24 dopo le selezioni in Africa, in programma a fine giugno 2018.
Una tornata, quella di Torino, che ha visto l’Italia scrivere il suo nome nel tabellino dei premi speciali grazie a Curtis Mulpas, scelto come “Migliore Commis”, mentre il premio per il “Miglior Piatto” se lo è aggiudicato la Francia, con lo chef Matthieu Otto, e quello per il “Miglior Vassoio” la Finlandia, con Ismo Sipeläinen.
Un dominio, quello scandinavo, ribadito anche dalla vittoria, sempre a Torino, prima delle finali del Bocus d’Or Europe, della Svezia nella Coppa Europea della Pasticceria (sul podio insieme a Belgio e Svizzera), con le finali della Coupe du Monde de la Patisserie che saranno di scena sempre a Lione, e dove ad affrontarsi saranno Italia, Giappone, Corea del Sud, Regno Unito, Cile, Argentina, Messico, Brasile, Malaysia, Singarpore, Australia, Taiwan Cina, oltre a Svezia, Belgio e Svizzera e alla Polonia, che a Torino ha ricevuto la “wild card”.
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