Notre-Dame, la cattedrale simbolo di Parigi e massima espressione dell’arte Gotica, è ancora in piedi, salva quasi per miracolo, dopo che le fiamme, divampate ieri pomeriggio, hanno distrutto la guglia, il tetto e parte della navata centrale, causando danni gravissimi all’intera struttura. Le immagini hanno fatto rapidamente il giro del mondo, così come i messaggi di cordoglio e solidarietà dai leader di tutto il mondo, e le prime parole del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron sono state di speranza (“La ricostruiremo, tutti insieme. è quello che i francesi si aspettano, che la nostra storia merita”), con la certezza e con la forza di volontà di ricostruire Notre-Dame il più in fretta possibile, con il coinvolgimento dei privati. Che, in poche ore, hanno dato subito un segnale forte: sono già 300 i milioni di euro messi a disposizione dai due big del lusso (e del vino) d’Oltralpe, Bernard Arnault, alla guida del colosso Lvmh, proprietario di brand simbolo dello Champagne come Dom Pérignon, Ruinart, Moët & Chandon, Veuve Clicquot, Krug e Mercier, e di Bordeaux, da Château d’Yquem a Château Cheval Blanc, e Francois-Henri Pinault, a capo del gruppo Kering, che oltre ai marchi della moda del calibro di Gucci e Saint Laurent, è proprietario, nel settore enoico, di Château Latour a Bordeaux e Clos de Tart in Borgogna, tra le altre. Primi importanti segnali che arrivano (anche) da un mondo del vino che, pilastro produttivo e culturale della Francia, come è facile immaginare, non mancherà di sostenere il recupero di uno dei simboli della sua Capitale nel mondo.
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