- Nuova Zelanda, un’indicazione geografica per proteggere i vini Hawke’s Bay
La Hawke’s Bay Winegrowers, l’associazione dei produttori di Hawke’s Bay, sta raccogliendo le osservazioni dei suoi membri a proposito della proposta di legge sulle Geographical Indications (Gi) che la New Zealand Winegrowers (Nzw), l’associazione nazionale dei produttori neozelandesi, spinge per introdurre nel paese.
La necessità di dare vita alle Geographical Indications è nata per proteggere e per far crescere l’immagine e il posizionamento dei vini della Nuova Zelanda. “Sappiamo che c’è del vino contraffatto di Hawke’s Bay nei mercati esteri, in particolare in Cina, e così dopo aver ottenuto un risarcimento sarà molto utile avere a disposizione un deterrente e, se necessario, un bastone”. Geographical Indications è l’indicazione che identifica un vino o lo spirito originario di un determinato territorio di un paese o di una regione dove la qualità, la fama o altre caratteristiche sono essenziali e attribuibili alla sua origine geografica. La legge sulla Geographical Indications innescherà un sistema di registrazione e di protezione delle Indicazioni geografiche definendo nomi, territori e confini in Nuova Zelanda e anche nel resto del mondo. L’utilizzo delle GI non sarà obbligatorio. In modo specifico, Hawke’s Bay saranno i produttori locali a decidere se la sottedonominazione Gimblett Gravels, diventerà una GI a se stante oppure farà parte della denominazione principale. Tra i viticoltori locali inoltre si sta discutendo sulla possibilità o meno di imporre restrizioni - sull’esempio europeo- a ciò che può o non può essere prodotto in una zona. A quanto pare anche in Nuova Zelanda si sente la necessità delle denominazioni. La protezione dei vini non è materia che riguardi i soli europei.
- America Latina, un piano congiunto per la viticoltura
In un incontro del Plan Estratégico Regional para la Vitivinicultura (Pevir), di cui fanno parte Brasile, Argentina, Uruguay e Bolivia, è stato chiesto di accedere ai fondi del Banco Interamericano de Desarrollo (Bid) per dare vita ad un progetto congiunto di promozione della vitivinicoltura dei quattro paesi. In sostanza è stato un ulteriore passo avanti nel definire strategie comuni per lo sviluppo della vitivinicoltura e rafforzare l’industria vinicola. La riunione è servita anche per confrontare le diverse esperienze di esportazione nei paesi terzi. I principi guida condivisi del Pevir si basano su un comune interesse a sviluppare un piano strategico per la viticoltura regionale; la cooperazione e la mutua cooperazione tra i paesi associati così come tra le istituzioni nazionali coinvolte; la promozione e l’incremento del mercato locale; il sostegno e lo sviluppo della produzione di vino; lo scambio di ricerche e di esperienze tecniche, scientifiche e gestionali legate alla viticoltura; il rispetto delle differenze e delle rispettive culture.
- Francia, il vino bio avanza
“Il biologico prodotto in Francia, sta guadagnando terreno”: il dato è stato comunicato dall’Agence Française pour le développement et la promotion de l’Agriculture Biologique (Agence Bio).
Secondo l’agenzia, l’incremento è dovuto all’ampliamento delle superfici coltivate in regime biologico (+25% nel 2012). Nel settore vinicolo tra il 2007 e il 2011, il numero di operatori certificati è più che raddoppiato (da 1907 a 4692), le superfici certificate (14632 ettari a 28 662), mentre quelle in conversione sono quadruplicato (da 7877 a 32 393 ettari).
Sulla base dei dati Agreste, l’Agence Bio ritiene che i vigneti bio del Languedoc-Roussillon (19.907 ettari nel 2011, +21% rispetto al 2010), Provenza-Alpi-Costa Azzurra (13788 ettari + 23%) e Aquitania (9.498 ettari + 23%) rappresentano il 70% del vigneto biologico in Francia, il 59% dei degli impianti biologici francesi. Nel complesso, il 7,4% del vino francese è biologico.
La regione Paca ha il più alto tasso di biologico con il 14,6% del suo vigneto biologico (39,4% e 21,4% per i dipartimenti della Corsica e del sud Bouches-du-Rhône). Secondo uno studio realizzato tra il 2009-2010 in confronto a 17 855 aziende agricole francesi quelle biologiche impiegano il 59% di mano d’opera in più rispetto alle convenzionali perché le operazioni agronomiche manuali - non impiegando sostanze chimiche di sintesi oltre ad un minore utilizzo di mezzi meccanici - sono maggiori. Inoltre, la dimensione media di una fattoria biologica è maggiore di quella di tutte le aree francesi (13 e 9 ettari).
- Australia, apre la Barossa wine school in Cina e Hong Kong
La Barossa Grape & Wine Association (Bgwa) aprirà, entro fine 2012, una wine school in Cina e Hong Kong per educare gli studenti esclusivamente sul vino della Barossa, un delle più famose aree vinicole australiane. I potenziali partners della scuola sono l’Hong Kong’s Asia Wine Service and Education Centre (Awsec) e la società Ease Scent, leader nella formazione sul vino, con sede a Beijing.
Stephen Mack, Chief Executive Officer e wine educator di Awsec, e la signora Wendy Qi di Ease Scent, hanno già visitato la Barossa per prendere contatti con le aziende e partecipare al Barossa Wine Show. Al progetto di fondazione della scuola hanno collaborato anche Lucy Anderson (Asia) e Paul Henry (Australia) di Winehero, per la pianificazione strategica, lo sviluppo del marchio e la promozione dei vini australiani oltre a Tyson Stelzer, autore, editore, scrittore e docente, che ha redatto il programma scolastico.
L’idea di creare una scuola è partita dalla Barossa Grape & Wine Association, che ha messo a punto un un primo documento denominato “The Barossa Chapters”. Ognuno dei capitoli (chapaters) è diventato un modulo di insegnamento. Tutti i contenuti sono stati messi a punto in collegamento con le cantine e i luoghi della Barossa.
James March, Communications & Marketing manager di Bgwa, ha dichiarato che, “questo è un momento molto emozionante per il vino della Barossa nel suo complesso. In futuro, ci potrebbe essere per noi altre opportunità di crescere e di entrare in altri mercati in tutto il mondo, come l’India o la Russia, ad esempio, ma in questo momento stiamo lavorando per mettere a punto la Barossa Wine School in Cina e Hong Kong, poi penseremo al passo successivo”.
- India, consumi di vino sono ancora molto contenuti
Secondo l’International Wine & Spirits Research (Iwsr), famosa società di ricerca globale, l’India con consumo pro-capite inferiore a un bicchiere di vino all’anno, è tra i paesi Bric il meno sviluppato per il mercato del vino.
L’Iwsr, però, avverte che è da considerare come un mercato in crescita. “C’è una tendenza tra i giovani e i benestanti verso gli stili di consumo occidentali però il vino non sempre è compatibile con i piatti della cucina indiana e molti consumatori cercano un certo “spinta” per le loro bevande alcoliche”, afferma l’ultimo rapporto. A pesare sulla diffusione del vino sono soprattutto le diverse imposte e le regolamentazioni che cambiano da stato a stato tanto che l’India non deve essere considerata come una federazione ma 28 Paesi diversi.
Le tasse sono insolitamente elevate e le insufficienti infrastrutture ostacolano sia la distribuzione che la conservazione del vino aggiunge il rapporto. Secondo Iwsr, l’alto potenziale dei Paesi Bric - sono alcune delle economie a più rapida crescita del mondo - è frenato proprio dalla complessità di tipo legislativo, fiscale e di consumo che rende difficile l’ingresso. Ogni mercato ha le sue complessità e per questo i paesi devono essere affrontati separatamente.
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