Dal 2013 al 2022 l’export del vino italiano è cresciuto del 56% nel complesso passando da poco più di 5 miliardi a quasi 8. Grazie al +16% nei mercati europei, ma soprattutto al sostanziale raddoppio in quelli extra Ue. Una crescita possibile grazie al lavoro delle imprese e ai loro investimenti, cofinanziati, tra il 2014 ed il 2022, con ben 722,9 milioni di euro dell’Ocm Vino. Fondi importantissimi per una misura determinante per le aziende, tanto che come voce di spesa è seconda solo alla ristrutturazione dei vigneti, nel periodo in esame, a 1,095 miliardi di euro, e superiore anche a quella investimenti, a 534 milioni di euro (dati Ismea). Eppure, da sempre, il bando Ocm Vino nazionale, da cui poi derivano quelli regionali, in Italia, arriva con ritardi notevoli rispetto agli altri Paesi, e con sempre nuove complessità burocratiche. E ora, tra le altre cose, sta creando caos e paralizzando il sistema, come segnalano tanti operatori, il nuovo obbligo di presentare tre preventivi per ogni attività da svolgere, anche nel caso in cui questa attività si svolta con un partner consolidato nel tempo, come, per esempio, un importatore o un distributore.
Ma andiamo con ordine.Quest’anno, il bando è uscito il 21 luglio 2023, con scadenza per la presentazione dei progetti fissata inizialmente per il 13 Settembre, poi prorogata al 18 settembre), e quindi con tempi strettissimi e per di più in un periodo che vede le aziende con parte del personale in ferie e parte con la testa già alla vendemmia, perchè, come aveva spiegato, a WineNews, il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, “ci sono meccanismi farraginosi che abbiamo voluto sistemare, e questo perchè il Governo è l’unico responsabile nei confronti dell’Europa, sulla gestione dei fondi, e se sbagliano le Regioni, quindi paga il Governo. Per questo, se non sulle modalità di selezione dei progetti che saranno finanziati, almeno sui controlli abbiamo dovuto trovare una quadra ed evitare problemi e dispersioni di risorse. Faremo in modo che Agea entro ottobre riesca a fare tutti i pagamenti”. Ma in quanto a farraginosità da eliminare, a quanto pare, le cose non sono andate benissimo. E come detto, sta creando problemi enormi, a sentire operatori specializzati ed imprese, una delle novità introdotte, ovvero la necessità, per ogni attività del progetto presentato, di allegare 3 preventivi o la dichiarazione di un soggetto terzo qualificato nella quale si attesti l’impossibilita di individuare altri soggetti concorrenti in grado di fornire i servizi e/o i prodotti proposti”, pena la non ammissibilità dei progetti. Cosa che sta di fatto paralizzando i lavori e gettando nello sconforto le imprese e chi le assiste, che, magari, pur lavorando da anni con un importatore preciso nei mercati di riferimento, si trovano a dover chiede preventivi ad altre realtà, con un prassi non solo complicata, ma che, evidentemente, rischia anche di minare i rapporti di fiducia tra partner commerciali. Ma ad oggi è quanto prevede il bando, e come spiegato nella risposta ad una delle tantissime Faq (frequently asked questions) sui meccanismi del bando.
A precisa domanda, così formulata, “In merito all’avviso per la presentazione dei progetti Ocm campagna 2023-2024 all’art 6 punto G è indicato che “per ciascuna attività del progetto andranno allegati 3 preventivi o la dichiarazione di un soggetto terzo qualificato nella quale si attesti l’impossibilita? di individuare altri soggetti concorrenti in grado di fornire i servizi e/o i prodotti proposti”; si chiede gentilmente di precisare che cosa si intende per soggetto terzo qualificato”, la risposta del Ministero è perentoria. “Come noto, i preventivi comparabili da presentare - si legge - sono di supporto alla individuazione dei costi previsti dal progetto. Pertanto, fermo restando l’obbligo di presentazione di tre preventivi per i costi relativi a ciascuna attività prevista dal progetto, si precisa che la dichiarazione del soggetto terzo qualificato può essere resa solo qualora non ci siano più soggetti concorrenti in grado di fornire i servizi e/o prodotti proposti. Nel caso in cui, quindi, non si possa fare ricorso al mercato, perché i costi sono determinati da un soggetto che ha esclusività (fiera) o sussiste un regime di monopolio o situazioni analoghe, si può chiedere ad un soggetto qualificato di dichiararlo. Nel caso in cui ci siano più soggetti che possono offrire il servizio non potrà essere presentata la dichiarazione del soggetto terzo, ma andranno chiesti i tre preventivi. Per soggetto terzo qualificato si intende un professionista indipendente, preferibilmente iscritto in albo professionale coerente con la tipologia di attività in relazione alla quale è chiamato a rilasciare l’attestazione. Oppure soggetto sempre terzo e indipendente, in possesso di comprovata e documentata esperienza professionale nello svolgimento di tale attività”.
E la risposta è la stessa anche ad altra domanda in merito ai tre preventivi. A chi ha chiesto: “se si tratta di fornitori con i quali il soggetto proponente ha un rapporto costante e consolidato che garantisce il miglior risultato e si fornisce la prova di ciò (facendo riferimento a progetti già realizzati), si può scegliere il fornitore senza necessità di chiedere tre preventivi?”, l’indicazione è: “i soggetti proponenti sono tenuti alla presentazione di tre preventivi comparabili per ciascuna delle attività del progetto. Si veda la risposta alla domanda n. 1”. E così via, per molte altre domande in materia.
Insomma, una sorta di “nodo gordiano” inestricabile che, invece che semplificare la vita alle imprese e rinsaldare un rapporto di fiducia tra impresa e Stato, vitale e necessario per la crescita e per la gestione delle risorse pubbliche, rischia di minare nel profondo l’efficacia di uno strumento fondamentale per la crescita del vino italiano all’estero, come il cofinanziamento (al 50% massimo, nrd) degli investimenti in promozione da parte delle imprese, che si vedono caricate di un fardello complicato da gestire e difficile da spiegare, magari, a partner storici e fondamentali sui mercati, con un potenziale effetto boomerang che forse, nelle stanze delle burocrazia, spesso distanti anni luce da quelle del mercato reale, è stato sottovalutato.
Nei giorni scorsi, WineNews ha provato a chiedere un parere in materia anche ad Oreste Gerini, alla guida della Direzione Generale Qualità Agroalimentare del Ministero dell’Agricoltura e firmatario del Decreto, che, però, non si è sbilanciato in giudizi, sottolineando soltanto che il tema è al vaglio del Ministero e che, forse, potrebbero arrivare novità nei prossimi giorni.
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