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Panorama / Economy

Questo giardinetto è davvero di... vino ... Almeno due aste al giorno, con un controvalore che in 24 mesi è schizzato a 4 miliardi. Ma per i non addetti ai lavori il settore può essere insidioso. Ecco come si costruisce il portafoglio giusto... Italiano o francese? Stravecchio o novello? Da qualche anno a porsi questa domanda non sono più soltanto i sommelier, ma anche gestori e banchieri. Investire nel vino, infatti, è un’attività in forte crescita: è arrivato a 4 miliardi il valore delle compravendite nel mondo negli ultimi due anni, almeno due al giorno sono le aste censite. E se fino a poco tempo fa a spartirsi il mercato era un numero ristretto di operatori, oggi i soggetti interessati sono molti di più. Anche in Italia.
Acquistare una bottiglia all’asta però non è come sottoscrivere un Bot. E i guadagni “facili” non esistono neppure in questo comparto, specie per chi si improvvisa speculatore da un giorno all’altro. Per questo chiunque decida di differenziare i propri investimenti puntando sul bicchiere deve tenere a mente alcune regole fondamentali. “Un piccolo risparmiatore con un portafoglio di 50 0 60 mila euro non dovrebbe destinarne al vino più di 10 o 12 mila, magari concentrandosi su etichette più facili da smaltire” dice a Economy Christian Roger, ex banchiere d’affari con la passione per l’enologia e ideatore della società di intermediazione e gestione Vino e Finanza.
Per evitare di perdere la testa, e denaro, il vino va preso a piccole dosi anche come forma d’investimento. Perché le percentuali “da ottimo investimento” sono raggiunte soltanto da pochissimi lotti. “In Italia si punta in genere sui grandi rossi in grado di fare tendenza, come Brunello, Barolo, Barbaresco, Chianti classico e Sagrantino, o su aree storiche tipo Langhe e Valpolicella” spiega il gestore. “Per un investimento più contenuto, invece, vanno bene anche vitigni innovativi come Bolgheri”.
Effetto rarità. Nella scelta delle etichette sono fondamentali i giudizi attribuiti dalla critica (soprattutto Wine Spectator, Decanter e Gambero Rosso-Slow Food). Ma a fare la differenza sono, in ultima analisi, la rarità delle bottiglie e il valore dell’annata. Per questo è fondamentale affidarsi sempre a un esperto. “Le bottiglie sulle quali puntare sono meno dell’1 per mille della produzione mondiale” sostiene Roger. “Per riconoscerle non basta essere degli appassionati, ma occorre frequentare le aste e il mondo del collezionismo. Inoltre, ai primeurs, i bandi attraverso i quali i produttori riservano i migliori lotti prima che siano imbottigliati, i privati non sono ammessi”. Per chi decide di affidarsi alle cure di un esperto, comunque, gli strumenti non mancano: dai titoli indicizzati legati a particolari zone fino al risparmio gestito e assicurativo. Nelle schede, Roger ha immaginato per i lettori di Economy tre tipologie di investimento con rischi, orizzonti temporali e bottiglie differenti.

Tre sorsi d’autore...
Differenti tipologie d’investimento in vino che rispecchiano diversi gradi di rischio e orizzonti temporali.
1-Famosi e recenti
È un portafoglio consigliato ai piccoli risparmiatori, a patto di destinarvi solo una quota marginale: una somma tra i 10 e i 20 mila euro è l’ideale. Perché il livello di rischio si riduca, è meglio concentrarsi su bottiglie recenti e dai nomi noti.
I vini di questa fascia possono rivalutarsi anche del 15-20% annuo.

Brunello di Montalcino Soldera – Riserva 1990 “Case Basse Soldera”
Acquisto gen 1999 - € 135,00
Vendita mag 2006 € 300,00

Sassicaia 1985 “Tenuta San Guido”
Acquisto dic 2003 € 450,00
Vendita nov 2005 € 1.000,00

2-Bottiglie da cassetto
Adatto a profili più attivi e con una maggiore propensione alla spesa, richiede un’esposizione di almeno 50-70 mila euro. La soluzione non è più la gestione diretta, ma la creazione di una società ad hoc o di un fondo individuale dedicato alla compravendita dei vini. L’ottica di investimento è di lungo periodo, i rendimenti medi sono del 30%.

Chateau Lafite-Rothschild 1899
Acquisto gen 1999 € 750,00
Vendita ott 2006 € 7.000,00

Romanee-Conti 1978 – "Domaine de la Romanee Conti"
Acquisto giu 2003 € 3.900,00
Vendita giu 2006 € 11.000,00

3-Antichi e Novelli in polizza
Lo strumento più innovativo lanciato da Vino e Finanza, ma lo propongono anche altri operatori stranieri, come Euronext, consiste in una polizza collegata a un sottostante fondo d’investimento enologico. La performance non è basata sul fattore speculativo, ma sull’incremento di valore dei grandi vini da invecchiamento o dei primeurs, i novelli su cui si scommette come se si trattasse di un future. Si possono investire, a rate, fino a 50 mila euro, con rendimenti attesi del 20-22% sul lungo periodo.

Romanee-Conti 1985 magnum – “Domaine de la Romanee-Conti"
Acquisto set 2002 € 3.900,00
Vendita giu 2006 € 11.000,00

Chateau Latour 1961 Jeroboam
Acquisto mag 2003 € 12.000,00
Vendita ott 2006 € 45.000,00

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