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Panorama / Economy

Brindiamo alla salute dell’export ... Le vendite oltre frontiera continuano ad aumentare, guidate dal Chianti. Anche se si registra una diminuzione del giro d’affari a causa del calo dei prezzi. Ora arriva il controllo della filiera su Internet... Sessantaquattromila ettari di vigna e una produzione di oltre 2,8 milioni di ettolitri. La Toscana è ai primi posti nel settore della viticoltura mondiale, ma più che i numeri a parlare per la patria di Dante sono soprattutto i fuoriclasse che può mettere in campo: Brunello di Montalcino, Merlot, Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Trebbiano Toscano, Morellino di Scansano, Sassicaia. Ma, soprattutto, il leggendario Chianti, il vino più famoso al mondo insieme al Bordeaux francese.
Tradotto in cifre, significano 488 milioni di euro. Tanto infatti ha ricavato la regione dal solo export dei suoi vini nel 2005, con un aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente (dati Irpet). Dati che confermano quello vitivinicolo un settore vitale, con la quantità di esportazione di vini rossi aumentata del 5,6%. Aumentano le quantità e diminuisce però il valore, sceso del 3,9%, a dimostrazione di quanto importante sia la forbice del taglio dei costi. A fronte di questa oculata gestione di prezzo, la Toscana del rosso ha clamorosamente sfondato in Canada con un aumento sia del valore (+39,58%) che delle quantità esportate (+45,1%), mentre significative sono, per quanto riguarda i valori quantitativi, le crescite in Giappone (+24,8%), Germania (+7%) e Francia (+5,2%). In negativo solo la Svizzera (-11,7%). È il segnale più evidente che, se si abbassano i prezzi, il vino toscano si vende bene in tutto il mondo. Il problema è che da tutti i mercati, anche da quelli che assorbono più rosso che in passato, secondo l’Irpet arrivano meno ricavi: -18,81% dalla Svizzera, -13,18% dal Regno Unito, -8,39% dalla Germania, -7,94% dalla Francia, -2,69% dagli Stati Uniti che, nel 2005, con 142 milioni di euro hanno coperto il 43,7% in valore e il 36,5% in quantità dell’export mondiale di vino rosso di qualità.
Il problema del prezzo c’è, ma quello che è certo è che i vini toscani sono sempre più richiesti, come conferma anche Marco Pallanti, presidente del Consorzio del Vino Chianti Classico Gallo Nero: «La ripresa c’è, sarà difficile che ritorni la grande euforia della fine degli anni ‘90, ma forse è anche un bene. Quello che è certo» spiega Pallanti «è che la grossa attenzione ritorna verso i vini di territorio». E il Chianti guida la ripresa: «Quest’anno chiuderemo con un +10% rispetto al 2005, che era stato un altro anno con il segno positivo». E i mercati emergenti? «La Cina non è ancora pronta, meglio l’Est Europa per ottenere subito buoni risultati». Nessun pericolo.
Di certo c’è che il Chianti non teme concorrenti: «Se andiamo sulla fascia più commerciale, i rischi arrivano da tutte quelle zone emergenti del mondo, dal Sudamerica al Sudafrica, ma il vino non ha mai un vero concorrente: come si fa a dire che Firenze è concorrente di Roma? C’è chi sceglie prima un vino e poi l’altro e viceversa», spiega Pallanti, che non ha dubbi su come vincere la partita per la qualità e l’anticontraffazione: «la sfida vera si gioca sul lavoro che stiamo facendo per il controllo totale della denominazione, attribuendo delle fascette filigranate Docg ad ogni produttore e permettere così all’utente di risalire, attraverso un codice da inserire in un sistema computerizzato che sarà visitabile dal nostro sito, al vino, all’uva e al vigneto di quella bottiglia. Dall’inizio dell’anno tutta la filiera sarà disponibile o via sms sui telefonini.

www.irpet.it
www.chianticlassico.it
(arretrato di Panorama - Economy dell'8 dicembre 2006) 

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