02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Panorama / Economy

La Ue rovina l’ottima annata … La vendemmia anticipata non ha compromesso la qualità. Tanto che esportazioni e fatturati sono in crescita. Ma la riforma europea del settore e il caro-bottiglie dividono i produttori nostrani... Lungo la strada del Barbera, tra Asti e Alessandria, i chicchi d’uva nera sono gonfi come se fosse la fine di settembre. In Veneto il prosecco è già finito in tinozza. A sud, per Soave e Negramaro sono addirittura partite le prime aste sulla parola. Vendemmia anticipata per tutti, dunque, e naturalmente prezzi ritoccati all’insù. Che sia colpa del caldo, delle grandinate d’agosto o dell’euro forte poco importa: da anni la caccia al colpevole del caro-vino è uno degli sport autunnali più praticati.
Perché ci sia bisogno di un colpevole, poi, nessuno lo sa. In Italia il mercato continua a tirare senza problemi: 9 miliardi di euro di fatturato annuo, 750 mila aziende coinvolte, 20 milioni di ettolitri (un terzo della produzione nazionale) esportati nel 2006, con un incremento medio del 7% rispetto al 2005 e punte del 18% in Russia e negli Stati Uniti. Visto e considerato che, a livello qualitativo, l’annata 2007 si preannuncia come una delle migliori dell’ultimo mezzo secolo, ci sarebbe solo da esultare. Invece, quest’anno a scombinare piani e festeggiamenti ci si è messa l’Unione europea, con un piano di riordino del sistema vitivinicolo che rischia di mettere a repentaglio assetti pluridecennali.
Il nuovo regolamento, presentato a luglio dal commissario all’Agricoltura Marianne Fischer Boehl, si chiama Ocm (Organizzazione comune del mercato) e dovrebbe entrare in vigore a metà 2008, in tempo per la prossima raccolta. Due i punti più controversi. Il primo è quello che prevede agevolazioni per l’estirpazione dei vigneti. Nel Vecchio continente, secondo Bruxelles, si produce troppa uva di fascia medio-bassa. Di conseguenza i prezzi all’ingrosso scendono, mettendo a rischio la competitività dell’intera filiera. Così, dal prossimo anno, gli incentivi concessi a chi elimina le eccedenze (più di un miliardo nel 2006, di cui 164 milioni destinati alla sola Italia) saranno gradualmente ridotti per destinare le risorse a quegli agricoltori che decideranno volontariamente di abbandonare la produzione. Fischer Boehl, dopo lunghe mediazioni, ha proposto un indennizzo di 7.174 euro per ettaro: in Francia l’idea è piaciuta, e la regione della Languedoc ha già dato il via alla dismissione di 12 mila ettari di vigna. In Italia, invece, il fronte dei produttori è spaccato. Lamberto Vallarino Gancia, decano dei produttori piemontesi e presidente del Comitato europeo imprese vinicole, si dice favorevole. “Tagliare i rami secchi farà bene al vino italiano, perché saranno premiate le produzioni di qualità e ridotti i margini d’azione dei professionisti dell’incentivo”.
Associazioni scettiche. D’accordo con Gancia sono quasi tutti i big del settore, da Angelo Gaja a Gianni Zonin, passando per Stefano Cinelli Colombini, la cui famiglia produce Brunello dal XII secolo con il marchio Fattoria dei Barbi. “La cultura del sussidio ha provocato danni enormi al nostro mercato vinicolo” dice a Economy Cinelli Colombini. “Le nuove regole, al contrario, potranno ridare slancio agli oltre 20 mila produttori italiani di piccole e medie dimensioni che puntano alla fascia alta di mercato e da anni non producono più eccedenze”.
Più scettiche le organizzazioni di categoria come Coldiretti e Confagricoltura, che per valutare la proposta di Bruxelles chiedono un periodo transitorio di 3 anni e, soprattutto, incentivi più alti in grado di favorire la riconversione dei campi. Ma anche Alessandro Bargagli, presidente del Consorzio di tutela del Morellino di Scansano, nutre qualche perplessità: “Non ho la verità in tasca: la sovrapproduzione è un problema reale, ma forse per combatterla sarebbe bastato imporre per legge un tetto massimo di uve per ettaro. Così si salvaguarderebbero qualità e prezzi di vendita”.
Ecco il secondo elemento incendiario del confronto, anche se in questo caso Bruxelles non c’entra. Negli scorsi anni, nonostante le quotazioni all’ingrosso fossero drasticamente in calo, sulle tavole dei ristoranti italiani le bottiglie continuavano a presentare rincari assurdi, fino al 350%”. “Se si considera che quest’anno i prezzi all’origine sono lievitati un po’ ovunque, e che non ci sono scorte, è facile immaginare che a partire da fine 2007 i listini al pubblico possano salire più del solito” ammette Gancia. Soluzioni, come al solito, non se ne vedono, anche se sono in corso diversi tavoli di trattativa: “Visti i tempi” dice Bargagli “sarebbe già un successo mantenere i rincari da ingrosso a dettaglio sotto la soglia del 100%”.
Etichette libere. L’ultimo cavillo che in queste settimane sta turbando il sonno dei produttori italiani è la proposta europea di segnalare annata e vitigno di provenienza anche sulle confezioni dei cosiddetti vini “da tavola”, quelli cioè privi di indicazione geografica o denominazione di origine. L’obiettivo, in questo caso, è quello di tutelare le scelte dei consumatori. Ma anche qui l’italia della vendemmia si divide tra favorevoli e contrari: “Giusto il fine, ma i mezzi non mi convincono” dice per esempio Cinelli Colombini. “Ho paura che specificando su ogni bottiglia data e varietà si alimenti l’effetto contrario, svuotando di efficacia i nostri marchi di qualità”.
Tra le posizioni contrarie vanno registrate anche quelle di Confagricoltura degli esercizi di fascia alta come le enoteche, mentre la grande distribuzione appare, per ovvi motivi, più morbida. Anche Vallarino Gancia si dice favorevole al nuovo corso: “In Italia abbiamo già una scala efficace di certificazioni e controlli” conclude il numero uno dei viticoltori europei. “Ma la proposta di Bruxelles va comunque valutata con interesse, perché faciliterebbe la collocazione di quel 25% di vino italiano di ottima qualità, bocciato sui mercati internazionali solo dalla mancanza di etichetta”. Il dibattito è aperto. In attesa dei risultati della raccolta, il prossimo appuntamento è fissato per i primi di ottobre. quando a Bruxelles la commissione Agricoltura ascolterà le proposte di modifica degli Stati membri.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su ,