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Panorama / Economy

Un miliardo di euro in un bicchiere ... L’industria più importante dell’isola ha un giro di affari con nove zeri. Perchè ha conquistato i mercati mondiali. Eppure qualcosa non va. Come denuncia Tasca d’Amerita patron del Regaleali... II vino siciliano avrà il suo museo. Na­scerà nei sotterranei di Villa Malfitano a Palermo per iniziativa dell’Istituto regio­nale vite e vino e della Fondazione Banco di Sicilia. Investimento previsto: 800 mi­la euro. La scelta della sede non è casua­le. Affonda le radici nella storia dell’indu­stria del vino in Sicilia. Villa Malfitano, infatti, appartiene alla Fondazione Whitaker il cui patrimonio è costituito dall’ere­dità della omonima famiglia che, insieme agli Ingham e ai Florio ha costruito la sto­ria dell’industria del vino nell’isola.

Una tradizione che ri­sale agli inizi dell’800, quando sulle navi di Sua maestà britannica il Mar­sala affiancò lo Cherry come bevanda ufficiale della flotta. Il compito del museo non sarà solo quello di conservare la memoria ma anche di promuovere iniziative culturali e, soprattutto, imprenditoriali.
“In Sicilia” spiega a Economy Leonar­do Agueci, presidente dell’Istituto regio­nale della vite e del vino, “si producono tutte le tipologie di vino. Da quelli fermi a quelli dolci, con caratteristiche assolu­tamente peculiari. La tipicità e l’unicità dei vini siciliani possono interessare il con­sumo delle nuove generazioni e rappre­sentano la carta vincente nel contesto del­l’enologia globale”.

Le cifre parlano di un’industria molto vitale, a dispetto dell’andamento della pro­duzione. Il ritorno della peronospora (una malattia della vite che si pensava sconfitta) soprattutto nel Trapanese, ha distrut­to quest’anno quasi metà della produzio­ne. Tuttavia il disastro non intaccherà la qualità del vino (“II Nero d’Avola, nei son­daggi della grande distribuzione e della ri­storazione, risulta ovunque in Italia al se­condo posto nelle preferenze dei consu­matori” dice soddisfatto Agueci). Non disturberà nemmeno l’industria, che attualmente imbottiglia meno del 25% dell’uva prodotta nell’isola. “Gli spazi di crescita sono notevoli” chiarisce Lucio Ta­sca d’Almerita, proprietario della tenuta Regaleali e presidente di Assovini, l’associazione che rappresenta dal 1998 le maggiori imprese del comparto vitivinicolo si­ciliano. “Negli anni 70 c’erano solo Corvo e Re­galeali come etichette commerciali. Prima an­cora solo il marsala come vino siciliano conosciuto all’estero. Adesso le aziende censite sono 515 per un totale di produzione superiore a 182 milioni di bottiglie. Il loro fatturato supera i 700 milioni di euro”.

Sommando anche il vino che viene pro­dotto ma non imbottigliato in Sicilia, il gi­ro d’affari complessivo arriva a superare il miliardo di euro.
L’impegno adesso è rivolto interamente alla crescita. Infatti con una superficie vitata di 118 mila ettari, pari al 17% del totale nazionale, la Sicilia rappresenta la regione italiana con il più alto patrimonio per fronteggiare la concorrenza dei Paesi emergenti, si dovrà puntare non solo sul­la ricerca e la sperimentazione ma anche su una politica di promozione.
“Al prossimo Vinitaly di Verona la Si­cilia sarà presente con 264 aziende” ricor­da il presidente dell’Istituto vite e vino, Leonardo Agueci, “in crescita del 15% ri­spetto all’anno scorso. Il nostro padiglio­ne da 10 mila metri quadrati sarà uno dei più grandi della rassegna”. Gli fa eco Lu­cio Tasca: “La collaborazione con l’Isti­tuto e con l’assessorato all’Agricoltura è costruttiva. L’anno scorso siamo stati a Mosca e a San Pietroburgo e la manifesta­zione ha avuto grande successo. Pensia­mo di replicarla”.

Non sempre, però, le cose vanno così bene. E’ tagliente a questo punto il giudizio di Lucio Tasca: “L’assessorato alla Cooperazione si osti­na a fare promozioni poco efficaci, perché porta in giro il formaggio e altri prodotti tipici che non servono a dare un’immagi­ne positiva della Sicilia”.
Tuttavia la promozione non avviene solo oltre lo Stretto. Da cinque anni nel­l’isola si tiene “Sicilia en Primeur”, nata dalla collaborazione tra Assovini e Ban­ca Nuova. Dice il presidente dell’istituto di credito palermitano, Marino Breganze: “Crediamo molto nella valorizzazio­ne del vino come elemento propulsivo di tutta l’economia siciliana. Qui i fattori di sviluppo si chiamano agricoltura, turi­smo, beni culturali. Esattamente i setto­ri nei quali, come banca, pensiamo di in­vestire di più”.

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