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Panorama / Economy

Alimentare sotto attacco … Prima la mozzarella, poi il vino. E ora anche i produttori di acqua minerale temono di finire nel mirino di una “pubblicità negativa” che potrebbe frenarne la corsa in Asia. Ecco perché un settore che vale 18 miliardi di euro è al centro di strane maldicenze. Mondiali... …La sequenza è stata micidiale e, per la sua concentrica potenza di fuoco, sospetta: alla fine di marzo è scoppiata la “bufala” della mozzarella alla diossina, a lungo bloccata alle frontiere cinesi, sudcoreane e francesi, prima che l’Unione europea intervenisse e che le indagini certificassero che anche gli ultimi 46 caseifici campani erano indenni da contaminazioni. Poi si è scatenato il tam tam sul vino, e qui gli organi di informazione italiani hanno giocato un ruolo molto negativo, parlando impropriamente di veleni e soprattutto sovrapponendo due storie tra loro molto diverse. Ai primi dì aprile i giornali hanno divulgato l’esistenza di un’inchiesta aperta sul vino italiano di fascia bassa, che soprattutto in Puglia sarebbe stato inquinato da fertilizzanti e da pesticidi: poi si è scoperto che si trattava solamente di zucchero, ma ormai il danno era fatto. E a quel punto è scoppiato l’altro, improprio “scandalo del Brunello di Montalcino adulterato”, che ha destato scalpore internazionale anche se si trattava solamente di alcune partite del pregiatissimo vino (che vende 6,5 milioni di bottiglie negli Stati Uniti) per le quali erano state impiegate uve diverse dal Sangiovese.
Su tutte queste notizie, e su questa confusione, mass media stranieri hanno calcato la mano, soprattutto nei Paesi dove più forti sono i concorrenti del nostro alimentare: “Dopo la mozzarella, anche il vino italiano fa scandalo” ha titolato Le Figaro. “Vino e formaggi sono solo la punta dell’iceberg del dramma ecologico italiano” ha fatto eco l’agenzia France Presse. E il 5 aprile l’emittente televisiva France 2 ha dato il colpo di grazia: “Attenzione: dall’Italia arriva il vino all’acido solforico” gridava un servizio. Anche in Spagna, grande esportatrice di vini, i giornali hanno accolto la notizia con entusiasmo: “La mafia avvelena il vino italiano” titolava El Pais del 5 aprile.
Senza dirlo esplicitamente, i grandi produttori italiani lasciano intendere il sospetto che qualcuno, all’estero, sugli scandali “ci stia marciando”: gli allarmi inutili, ha dichiarato testualmente Francesco Marone Cinzano, presidente del consorzio Brunello, “potrebbero essere ben graditi e
cavalcati dai nostri concorrenti nel mondo”. Ma non si tratta solo di concorrenti stranieri: c’è anche chi invita a non sottovalutare “il danno autoctono”. Luigi Consiglio, esperto alimentare della società di consulenza Gea, punta il dito sul modo in cui è stata gestita l’inchiesta giudiziaria sulle mozzarelle campane: “Ma vi pare normale che, anziché chiudere le discariche, si siano bloccate le linee di produzione e creato questo panico mediatico?”.
Una domanda la governo. Anche il presidente di Coldiretti, Sergio Marini, critica la lenta reattività delle autorità italiane: “Perché” si chiede “hanno aspettato il richiamo dell’Unione europea per rassicurare i consumatori sull’assoluta assenza di rischi sanitari della frode sul vino?”.
Lo stesso si potrebbe dire per la mozzarella: ai primi d’aprile sono stati i laboratori europei di Amburgo a confermare l’assenza di sostanze nocive, però ormai il danno d’immagine era fatto perché in Italia il governo aveva perso tempo.
Oggi però, nei produttori già colpiti, sulle recriminazioni prevale la voglia di lasciarsi le polemiche alle spalle, di rimboccarsi le maniche e rilanciare l’immagine del made in Italy, “E inutile fare dietrologie” dice Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore di Federvini. “Ora dobbiamo fare passare il messaggio che i sistemi di controllo ci sono e che sono efficaci”.
E poi bisogna portare le buone notizie sotto i riflettori internazionali, aggiunge Massimo Forini, direttore di Assolatte: “Questo è proprio il momento giusto per lanciare grandi campagne informative “. Coldiretti ha appena presentato un documento al prossimo governo: chiede di puntare su “qualità, identità, sicurezza e salute” e pretende una maggiore tutela del made in Italy in sedi internazionali, compresa l’Organizzazione mondiale del commercio. Il consulente di Gea suggerisce una vera e propria glasnost: “Di stabilimenti nel mondo ne ho visto tanti” dice Consiglio “e i nostri sono tra i migliori. Perché non aprire le porte ai media internazionali? Così chi mette in dubbio i nostri standard vedrà di che cosa parla”…

Quanti veleni “sul” vino…

È subito rientrato il caso del Brunello prodotto con uve pregiate ma diverse dal Sangiovese: però molti giornali stranieri lo hanno confuso con l’altro scandalo del “vino adulterato”, che poi in gran parte si è ridimensionato...
(Arretrato di Panorama Economy del 17 aprile 2008)

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