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Panorama / Economy

Il fondo va in cantina ... Via libera alla prima Sicav/Sif che scommette direttamente sul vino pregiato, offre rendimenti anche “in natura” e promette guadagni a due cifre nel lungo periodo... Una su mille è davvero redditizia. Per questo acquistare la bottiglia di vino giusta è un esercizio difficile. Lo sa bene Christian Rogers, ex banchiere d’affari con la passione dell’enologia, che per primo ha creduto nelle potenzialità di questo investimento, anche per una clientela italiana. Ormai una decina di anni fa ha dato vita alla sua società d’intermediazione Vino e Finanza, sperimentando nel 2005 i primi prodotti finanziario-vinicoli con rendimenti attesi al 20% nel lungo periodo (minimo 10 anni).
E c’è Rogers alla gestione del primo Sicav/Specialized investment fund (Sif) di diritto lussemburghese che sarà lanciato in Italia entro la fine di maggio. Il fondo, denominato Noble Crus, fa capo alla società di gestione Elite Advisers fondata un anno fa da Miriam Mascherin e Michel Tamisier, entrambi ex manager della società francese Carmignac gestion, e autorizzata dalla Consob. Il comparto, partito a gennaio 2008 in Lussemburgo, Francia e Svizzera, rende quasi l'8%. Ed è il primo di una serie di Sif tematiche che andranno all’interno di Elite Exclusive Collection, puntando su asset che non sono correlati con l’andamento dei mercati finanziari.
“Il tema guida è cercare di coniugare la finanza con le passioni degli investitori” dice a Economy Tamisier “che sono stanchi dei soliti prodotti, non vogliono avere a che fare con complicate formule garantite e strutturate e guardano al concreto”. Così accanto al vino presto arriverà
anche un comparto che investe in diamanti.

Guardando dentro il portafoglio di Noble Crus si trovano oltre 230 etichette pregiate e alcuni pezzi storici come un Margaux del 1900 e un La Tàche del 1943 che sono fìsicamente conservati al Porto franco di Ginevra, dove le banche svizzere conservano l’oro.
Geograficamente il fondo ha una prevalenza delle regioni francesi, con Borgogna e Bordeaux che insieme compongono l’87% del portafoglio. L’Italia pesa il 12%, con vini piemontesi storici come Langhe, Barolo e Barbaresco, veneti come Valpolicella e grandi rossi toscani come Brunello, Chianti e Sagrantino, mentre solo l’l% è destinato ad altre aree, tra cui California e Australia.
In primo piano ci sono i grand crus classificati, su cui è investito il 70% dei 100 milioni di patrimonio in gestione, il 20% va a vini en primeur, mentre il 10% è in liquidità per fare fronte a eventuali riscatti. “L’uscita dal fondo è possibile ogni mese, perché è mensile la quotazione” dice
Tamisier. “E il riscatto può avvenire sia in denaro, sia in bottiglie”.

Non c’è una soglia minima d’investimento, la commissione di gestione è del 2% all’anno più una commissione di performance del 20%, che scatta soltanto dopo che il cliente ha guadagnato almeno un 10%. Il fondo non è armonizzato e per questo non è conveniente fiscalmente: chi acquista direttamente deve metterlo nella dichiarazione dei redditi pagando l’aliquota massima in base al reddito. Non è così se il comparto entra a far parte di fondi di fondi o polizze unit linked.

E quella di un ingresso mediato in
Italia attraverso altre forme d’investimento è la strada scelta da Elite advisers in questa prima fase. “Abbiamo già
siglato un accordo con Farad International per l’avvio di una polizza e stiamo trattando con alcune strutture di private banking”.

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