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Panorama / Economy

Un successo che sorge come il sole: a Est …L’Europa orientale e il Medio Oriente stanno diventando per l’Italia i nuovi, veri “mercati cruciali”: perché riescono a compensare il forte calo delle vendite negli Stati Uniti. Malgrado la concorrenza del resto della Ue… Gli ultimi dati di commercio con l’estero diffusi dall’Istat sugli scambi coni Paesi dell’Unione europea (per il periodo gennaio- aprile 2008) e con i Paesi extra Unione europea (per il periodo gennaio-maggio) mostrano chiaramente come i crescenti rapporti commerciali dell’Italia con l’Est Europa, il bacino del Mediterraneo e il Medio Oriente stiano diventando per noi assolutamente cruciali.

E questo vale sotto due profili: in primo luogo, per attutire il calo delle nostre esportazioni verso aree in forte rallentamento a causa della crisi mondiale o divenute più difficili per l’euro forte; in secondo luogo per compensare il caro-petrolio che sta pesantemente zavorrando la nostra bilancia commerciale, che pure si mantiene molto migliore (-5,1 miliardi di euro nel primo trimestre 2008) di quella di altri Paesi Ue come Francia (-14,5 miliardi), Spagna (-26,7 miliardi) e Regno Unito (-34 miliardi).

Innanzitutto è da osservare che i Paesi dell’Unione europea a 27 verso cui il nostro export è attualmente più dinamico sono proprio i Paesi di recente adesione dell’Est Europa. In aprile, in particolar modo, le esportazioni italiane sono cresciute di oltre il 20% rispetto allo stesso mese del 2007 in ben 7 Paesi dell’Est della Ue-27: Bulgaria, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia e Slovacchia. Questi risultati permettono di consolidare una crescita delle nostre esportazioni a due cifre verso tutti questi Paesi nel primo quadrimestre del 2008, che fa seguito ai già ottimi successi del biennio 2006-2007.

Ma ancor più importante è l’effetto traino sul nostro export esercitato da alcuni Paesi extra come la Russia (cui Economy ha opportunamente dedicato la copertina e uno speciale nelle scorse settimane), la Turchia, il Medio Oriente e i Paesi occidentali dei Balcani. Per nostra fortuna, è il caso di dire! Perché il mese di maggio del 2008 ha fatto registrare un significativo rallentamento dell’export italiano complessivo verso i Paesi extra Unione europea, cresciuto solo del 3,4% rispetto allo stesso mese del 2007.

Ciò è stato dovuto essenzialmente al peggioramento del quadro mondiale, con la crisi americana in primo piano, e a un calo dell’export verso le aree in cui maggiormente l’Italia risulta svantaggiata dall’euro forte: per l’esattezza, in maggio gli Stati Uniti hanno segnalato un calo del 13,4% per il made in Italy, la Cina del 7,7%, il Giappone dell’8,3%. Il deficit bilaterale dell’Italia con la Cina è inoltre salito a 6,3 miliardi nei primi 5 mesi del 2008.

Parallelamente vi è stato anche un peggioramento del deficit commerciale italiano con i Paesi extra Unione europea, causato principalmente dall’aggravarsi della “bolletta petrolifera”, con un aumento a maggio del 35,6% dell’import in valore di minerali energetici. Nei primi cinque mesi del 2008 il deficit italiano per i minerali energetici verso i Paesi extra Ue è così balzato a 25,4 miliardi di euro, con un aumento di circa 6 miliardi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Determinante è stato perciò l’effetto di controbilanciamento giocato dall’Est Europa e dal Medio
Oriente sulle nostre esportazioni. In particolare, a maggio l’export italiano verso i Paesi produttori di petrolio dell’Opec (con un incremento dell’11,2%) e verso la Turchia (con un aumento dell’11,8%) ha continuato a mantenere un’intonazione molto p0- sitiva, compensando parzialmente i citati fattori negativi. La crescita dell’export verso la Russia ha rallentato un poco (il 4,7% in meno), ma si è mantenuta molto forte nel complesso dei primi cinque mesi del 2008: il 21,7% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

L’AREA SEA. Per quanto riguarda la Russia, è da sottolineare che l’Italia è ormai un partner commerciale privilegiato di questo Paese. E interessante un raffronto con gli altri quattro Paesi meridionali dell’area euro, la cosiddetta Southern euro area (Sea) cui il Fondo monetario internazionale ha dedicato una analisi Io scorso aprile e della quale, oltre all’Italia, fanno parte Francia, Spagna, Grecia e Portogallo. Infatti, nel 2007 l’export italiano verso la Russia ha nettamente superato quello complessivo degli altri 4 Paesi Sea: 10 miliardi di euro contro 8,2 nel 2007.

Nei primi tre mesi del 2008 è proseguita la crescita del nostro export verso la Russia un po’ in tutti i compatti, dalla frutta (con 11 milioni di euro in più) alle piastrelle (6,6 milioni in più), dalla meccanica (118 milioni in più, con un significativo raddoppio dell’export di macchine per costruzioni, da 36 a 70 milioni di euro) alle calzature (41 milioni in più), dai mobili (43 milioni in più) al tessile-abbigliamento (81 milioni in più).

Ma l’export italiano sta andando molto bene anche verso due altre aree: i Paesi del Medio Oriente (nel 2007 il nostro export è stato di 16,8 miliardi contro i 16,2 miliardi di Francia e Spagna assieme e solo di poco inferiore a quello dei Sea-4 insieme) e i Paesi occidentali dei Balcani (5,7 miliardi di export nel 2007 contro solo 2,7 miliardi degli altri 4 Paesi Sea). Senza dimenticare l’Ucraina (2 miliardi l’ex port italiano nel 2007 contro 1,3 miliardi degli quattro Paesi Sea insieme) e la già citata Turchia, cui l’Italia è il primo fornitore tra i Paesi Sea (7,2 nel 2007 contro i 5,2 della Francia).
E grazie ai positivi sviluppi su questi mercati noi sempre più strategici che, al netto dei minerali energetici, il nostro saldo commerciale con i Paesi extra Ue ha potuto aumentare ancora significativamente nei primi 5 mesi del 2008, conseguendo un surplus di ben 15 miliardi, in crescita di circa 5 miliardi rispetto ai primi 5 mesi del 2007. Uno straordinario successo che dimostra l’accresciuta competitività del manifatturiero italiano, frustrato però dal “caro-petrolio”. E proprio il caso di dire che cinque mesi di formidabile lavoro delle imprese italiane di fronte dell’export verso i Paesi extra Ue sono andati praticamente in fumo, bruciati dal peggioramento del deficit energetico.
I settori trainanti il nostro surplus manifatturiero con i Paesi extra Ue restano, come sempre, quelli delle Quattro A, all’interno delle quali spiccano molti compatti con saldi positivi: innanzitutto quello delle macchine e degli apparecchi meccanici (12,1 miliardi il surplus con i Paesi extra Ue nei primi mesi 2008), seguito da tessile-abbigliamento (799 milioni), pelli-calzature (731 milioni), prodotti minerali non metalliferi (1,1 miliardi), mobili (1,1 miliardi) e alimentari e vini (475 milioni). E pensare che sino a poco tempo fa erano in molti a sostenere che il made in Italy non aveva più futuro.

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