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Panorama / Economy

Miracoli di noi piccoli ... Producono solo altissima qualità. Esportano. Si legano al territorio e fanno rete fra loro. Sono le imprese scelte da Unicredit in quanto eccellenze italiane. Anche se i fatturati sono “micro”... ...Bianchi e rossi “Dop” dell’Etna, per un business vulcanico... Alle pendici dell’Etna, là dove negli anni Sessanta sorgeva una coltura di nocciole, la famiglia Cambria ha trasformato 100 ettari di terreno in vigneto. Col marchio Cottanera, i Cambria ci producono otto etichette di rossi, frutto in prevalenza delle viti di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, e due linee di bianchi, una delle quali prevista nel 2010.
Con un fatturato di 2 milioni l’anno, l’azienda è in crescita costante del 10% dal 1995. E oggi, per Cottanera, la crisi è quasi come non esistesse: “All’inizio vendevamo circa 60 mila bottiglie l’anno” dice a Economy Francesco Cambria, il titolare, “ma adesso siamo a quota 350 mila, vendute per il 40% all’estero. I mercati più redditizi sono Germania e Stati Uniti, ma vogliamo crescere anche nell’Europa dell’Est”.
Cottanera ha 20 dipendenti fissi, che diventano 50 in tempo di vendemmia e sono in larga parte donne. Prima che da Unicredit, la bontà del suo prodotto è stata riconosciuta dagli esperti: “i nostri Etnarosso Doc” nota Cambria “hanno ottenuto nel 2006 i “cinque grappoli” dell’Associazione italiana dei sommelier e l’etichetta dei “Tre bicchieri” della guida Vini d’Italia 2009, ma sono anche stati segnalati dall’Almanacco del bere bene dell’associazione Gambero Rosso”.
Presente soltanto nei canali della ristorazione e degli alberghi, il marchio Cottanera ha conquistato l’Europa soprattutto grazie al gradimento ottenuto in Germania, Regno Unito e Paesi Bassi. Ma ha mercato anche nei Paesi dell’Est, dalla Russia alla Polonia. I proprietari hanno chiaro che in un panorama sempre più competitivo anche i dettagli possono fare la differenza: “Intensificheremo la ricerca sui vitigni” dichiara Cambria “e vogliamo incrementare la visibilità lavorando su etichette e confezioni, un possibile fattore di successo soprattutto in un mercato saturo”.
Secondo gli esperti di Unicredit “l’internazionalizzazione non è un imperativo categorico per le piccole imprese”, ma è un’opportunità da cogliere se si hanno strategie e mezzi adeguati. Certo, un po’ di fiuto, di coraggio e di voglia di rischiare aiutano. E poi serve la fede nell’impresa. Altrimenti, che miracolo sarebbe?

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